Pd in fibrillazione: ecco i (molti) nodi che deve sciogliere il garante

È un quadro complicato, quello del Pd sardo: lo scontro si sta spostando anche all’interno delle singole componenti dem, tra defezioni e riposizionamenti.

Non è una passeggiata quella che attende Gianni Dal Moro, il garante del Pd sardo nominato da Roma ai primi di ottobre per gestire la crisi del partito. Il ‘tutor’ dei dem isolani ha convocato l’assemblea per il prossimo 7 novembre. Obiettivo: nominare un gruppo ristretto che lo affiancherà nella gestione del referendum e nell’organizzazione del congresso fissato per il 26 febbraio 2017. Ma nel Pd la situazione si sta complicando tra defezioni e riposizionamenti all’interno delle diverse correnti. Il risultato è un quadro per un verso fluido, ma teso.

È di ieri sera l’ultimo segnale dei movimenti che si registrano nel Pd. La corrente di Ignazio Angioni, il candidato segretario nel congresso 2013, ha convocato il gruppo a Santa Cristina. E mancavano in tanti: non c’erano la deputata Giovanna Sanna, il sindaco di Sassari Nicola Sanna, l’ex parlamentare Giulio Calvisi, l’ex capogruppo in Consiglio Giampaolo Diana, l’assessore di Cagliari Yuri Marcialis e  anche Tore Cherchi, il primo dei democratici sulcitani. Ufficialmente si è trattato di assenze per impegni personali, invece sarebbero i malumori la causa di quelle sedie rimaste vuote.

A dividere il gruppo ci sarebbe intanto la strategia politica in vista del congresso 2017. Angioni, insieme al senatore Giuseppe Luigi Cucca, al deputato Siro Marrocu e al consigliere regionale Franco Sabatini, non escluderebbero l’alleanza con la componente popolare-riformista di Antonello Cabras e Paolo Fadda. Poi ecco la questione del rimpasto nella Giunta regionale: Angioni ha deciso di blindare l’assessore al Lavoro, Virginia Mura, ma su questo si vorrebbe l’apertura di un confronto interno. Altro capitolo il referendum, sul quale Angioni sta perdendo l’ala dei quarantenni schierata sul No. E oltre a Marcialis c’è il consigliere comunale di Cagliari Marco Benucci.

A Santa Cristina c’erano pure i renziani. In Sardegna hanno come referente il consigliere regionale Gavino Manca che lo scorso giugno, proprio accordandosi con Angioni e Marrocu, aveva bocciato le candidature di Cherchi e Calvisi a segretari a tempo del partito. Si puntò su Piero Comandini, altro renziano della massima assemblea sarda, costretto poi al ritiro per il mancato accordo all’interno del partito. Tutto ciò ha portato all’arrivo in Sardegna di Dal Moro. Ma adesso Angioni e Marrocu potrebbero scaricare Manca preferendogli appunto Cabras e Fadda. E la possibilità vale uno tsunami. Perché l’ex minoranza congressuale sta, col tempo, perdendo l’unità, quella stessa che sembrava avvantaggiare la corrente in vista delle primarie 2017.

Per il gruppo l’unica consolazione, se così si può dire, è che negli altri campi dem le cose non sembrano andare meglio. Infatti: il sodalizio tra aree Cabras-Fadda pare non funzionare più come un tempo. La battuta d’arresto è arrivata col caso Anci, dove la corrente Fadda, attraverso Roberto Deriu, vicecapogruppo in Consiglio regionale, ha scelto il candidato alla presidenza, individuato nel sindaco di Bitti Giuseppe Ciccolini. Ma la mossa si è rivelata un boomerang. Ciccolini non solo non ha vinto, ma le elezioni sono state annullate per via di svariate irregolarità. Di più: sul nome del bittese la corrente Cabras si è spaccata, tanto che la deputata Romina Mura e il consigliere regionale  Antonio Solinas hanno sostenuto l’altro candidato, Emiliano Deiana, fascia tricolore a Bortigiadas in corsa come indipendente del Pd.

A complicare il quadro dem è arrivata l’elezione del Consiglio metropolitano di Cagliari che ha rivitalizzato la corrente di Renato Soru, di cui fanno parte i due più votati: Francesco Lilliu, entrato in quota Selargius (ma è anche il segretario provinciale del partito) e Fabrizio Rodin, consigliere comunale del capoluogo. In teoria un punto a favore per i soriani, ma nella corrente dell’ex presidente della Regione ci sono ugualmente malumori per via del rimpasto in Giunta. Soru, come noto, vuole fare posto a Barbara Argiolas, ex titolare del Turismo nella giunta Zedda 2011-2016, ma  non tutti sono d’accordo. Quel posto nell’Esecutivo regionale lo rivendica pure il consigliere regionale Luigi Lotto.

Vien da sé che nel Pd il problema non sono soltanto gli assetti interni alle correnti ma anche le poltrone. Infatti: l’area Cabras, che ha di recente fatto campagna acquisiti con la consigliera regionale Daniela Forma (nuorese ed ex fedelissima di Tore Ladu, quindi dell’ex minoranza congressuale), vuole poter indicare il nuovo segretario del Pd sardo. E c’è già un candidato: è Pietro Morittu, consigliere comunale a Carbonia, uno dei fondatori di Agorà, il laboratorio politico nato per raccogliere l’eredità di Cabras-Fadda in nome del rinnovamento e della discontinuità generazionale. Ma di fatto – come nelle polemiche dei mesi scorsi seguite a una riunione a inviti – altro che non sarebbe che un passaggio di consegne morbido. Non una rottamazione come provò a fare il primo Matteo Renzi nel 2012. E su questo c’è una convergenza trasversale anagrafica: gli stessi Marcialis e Bonucci la sostengono.

Sullo sfondo l’esito del referendum che, in caso di vittoria del No, non allontana la possibilità di elezioni politiche anticipate. E qui nel correntone Cabras-Fadda si apre un nuovo terreno di scontro perché Fadda non ha uscenti, mentre Cabras ci tiene a riconfermare gli attuali deputati. E oltre alla Mura c’è Emanuele Cani. Vero che il gruppo di Fadda ha appena messo il cappello sulla presidente del Tecnocasic, la spa che gestisce l’impianto di smaltimento dei rifiuti nell’area industriale di Cagliari: la casella è andata a Giuseppe Cuccu, ex consigliere regionale, ma l’incarico non è certo paragonabile a un posto in Parlamento. Si aggiunga che la corrente Cabras vuole prendere pure la vicepresidenza del Consiglio metropolitano, attraverso Valter Piscedda, il consigliere regionale entrato nel parlamentino in quota Elmas.

Come il garante Dal Moro intenda gestire la partita dem non è dato saperlo. Resta il fatto che il Pd sardo è sempre più un campo di battaglia dove ciascuna corrente non può dirsi nemmeno in trincea: il fuoco amico, anzi, pare preoccupare più dei colpi che possono arrivare dagli avversari interni,

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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