Legge urbanistica, Cgil e Legambiente: “Un’idiozia più volumi a hotel sul mare”

Il disegno di legge sull’urbanistica varata a metà marzo dalla Giunta regionale (qui l’intervista all’assessore Cristiano Erriu) “ha meriti grandi, ma commette alcuni errori” quando prevede “solo deroghe a una pianificazione che non è stata ancora completata”. Nessuna censura, anzi, il ddl “deve andare avanti” ma “con le più larghe condivisioni possibili e con ampio dibattito pubblico”. Ne sono convinti Cgil e Legambiente, uniti nella battaglia per modificare il provvedimento che, così com’è, non può essere recepito dal sindacato e dall’associazione ambientalista, pronti quindi a promuoveranno iniziative di confronto nei territori.

I punti critici sono gli stessi che stanno sollevando molte polemiche anche all’interno della maggioranza di centrosinistra e nelle fila del Pd. Subito così la richiesta di modifica dell’articolo 31, che prevede un ampliamento del 25 per cento delle volumetrie per gli alberghi anche nella fascia dei 300 metri, purché più lontano possibile dal mare e coinvolgendo anche fabbricati separati. “Il 25 per cento in più fatto così è un’idiozia – attacca il segretario della Cgil sarda Michele Carrus -. Bisogna invece prevedere volumi accessori per l’adeguamento delle normative tecnologiche, per la sicurezza, l’efficientamento energetico e il miglioramento della dotazione dei servizi secondo parametri definiti e differenziati”.

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C’è poi l’articolo 43 sui grandi progetti in capo alla Regione, una sorta di master plan: “Va semplicemente eliminato – suggeriscono Cgil e Legambiente – per essere sostituito con la programmazione territoriale di area vasta”. Ma soprattutto, sottolinea Vincenzo Tiana di Legambiente, “è prioritario l’adeguamento dei Puc al Ppr: finora sappiamo che ne sono stati adeguati 15 e 36 sono a buon punto”. Quanto alle nuove costruzioni nell’agro, “devono essere funzionali all’attività agricola e assoggettate a regole stringenti”. Per Carrus e Tiana, la Regione deve vedere il paesaggio come “bene comune che non è a disposizione di una sola generazione”, puntare su “interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente prima ancora di pensare a nuovo consumo del territorio, con un conseguente rilancio del settore delle costruzioni”.

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