Covid-19, cosa si può fare in Sardegna. Sindaci: ‘Stiamo decidendo coi prefetti’

“Stiamo affrontando anche insieme agli Uffici della Prefettura l’analisi di diverse fattispecie e si sta lavorando con la finalità di fornire quanto prima delle indicazioni”. Lo scrive su Facebook il presidente di Anci Sardegna, Emiliano Deiana. Il tema riguarda le azioni che vanno adottate in Sardegna dopo l’ordinanza numero 20 del governatore Christian Solinas, quella che ha anticipato all’11 maggio la riapertura di alcune attività legate ai servizi alla persona, come negozi di abbigliamento e scarpe, nonché saloni di parrucchieri e centri estetici.

Come noto il governatore ha deciso di assegnare ai Comuni il compito di decidere le date delle ripartenze. Ma le fasce tricolori hanno espresso disappunto e rispedito al mittente la cessione di tali poteri. Ma a nome di tutti i primi cittadini, Deiana ha aperto il confronto coi prefetti, proprio perché l’ordinanza della Regione confligge con le disposizioni nazionali contenute nel Dpcm del 26 aprile. Quello che ha spalmato la ripresa dell’economia sino al primo giugno attraverso la cosiddetta Fase 2. Che comincia oggi.

Il rischio concreto in Sardegna è che cittadini e commercianti possano essere multati, perché il decreto Conte prevede il riavvio dei negozi di abbigliamento e scarpe il 18 maggio, mentre la riapertura di centri estetici e saloni di parrucchiera è fissata appunto all’inizio del mese prossimo. Tuttavia su questi due punti c’è la possibilità che il 17 maggio lo stesso Governo cambi le norme e preveda piani di allentamento differenziati per Regione, in base all’Rt, l’indice di contagio. Nelle prossime ore si capirà dunque come va a delinearsi il quadro sardo e come realmente si devono organizzare nell’Isola i cittadini, i commercianti e gli imprenditori.

Da oggi, seguendo il decreto Conte, la Fase 2 permette di spostarsi in tutto il territorio regionale per andare a trovare i congiunti, non solo per motivo di lavoro e salute. Riaprono parchi e cimiteri; l’attività sportiva è consentita anche oltre i 200 metri da casa. In tutta Italia riaprono le aziende manifatturiere. Via libera pure alla ripresa del settore edilizio, così come di quello immobiliare. Primo giorno di novità anche per bar e ristoranti cambia: da oggi hanno l’opzione di vendere per l’asporto. I clienti, in buona sostanza, possono entrare, ordinare e poi devono lasciare il locale e consumare altrove la merce acquistata. Fondamentale, per tutti, l’obbligo di mantenere il distanziamento sociale e utilizzare la mascherina. Con certezza nei locali chiusi, come i negozi e i market, mentre all’aperto la scelta dipenderà dal grado di vicinanza con le altre persone. (al. car.)

 

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