Covid-19, la nuova ordinanza di Solinas. Sindaci: ‘Rischi illegittimità, si chiarisca’

Anci Sardegna ringrazia il presidente della Regione, Christian Solinas, per la fiducia, nonostante il mancato confronto preliminare sul testo”. Tuttavia l’impegno l’impegno che il governatore chiede alle fasce tricolori nell’applicazione della nuova ordinanza, precisamente agli articoli 13, 21 e 22, viene fatto dipendere da una “richiesta di chiarimento”. Stando ai sindaci ci sarebbe infatti un incongruenza tra il Dpcm del 25 marzo, l’ultimo decreto Conte, e le nuove disposizioni di Solinas. Il comunicato dei Comuni è stato diffuso a notte fonda ed è andato a completare la prima dichiarazione fatta dal presidente Emiliano Deiana che da subito aveva espresso contrarietà per la decisione di Solinas di non concertare prima il testo con le amministrazioni locali.

Un punto, questo, che nella nuova nota per la stampa viene bollato come “una grave sgrammaticatura istituzionale poiché l’ordinanza si agisce su competenze dirette dei Comuni”. I quali aggiungono: “Noi tutti, a partire dall’11 maggio, siamo pronti a far ripartire in sicurezza parrucchieri, barbieri, tatuatori ed estetisti e certamente – se consultati – avremmo proposto anche un piano sostenibile, nei modi e nei tempi, per la riapertura dei bar, dei ristoranti o delle attività del settore turistico con codici di comportamento e di sicurezza davvero innovativi. Tuttavia da un’attenta lettura delle norme il potere ordinatorio sull’epidemia da Covid-19, non è in capo ai sindaci, almeno secondo quanto prevista dall’articolo 3 comma 2 del decreto legge 19 del 25 marzo 2020 che qui riportiamo: ‘I sindaci – sottolinea Anci Sardegna – non possono adottare, a pena di inefficacia, ordinanze contingibili e urgenti dirette a fronteggiare l’emergenza in contrasto con le misure statali, né eccedendo i limiti di oggetto
cui al comma 1′”.

Insomma, come fa notare Deiana si pone un problema di possibile illegittimità nell’azione delle fasce tricolori, “sebbene “tale previsione normativa rischia di scontrarsi, tuttavia, con l’articolo 5 comma 2 dello stesso dl 19 che escluderebbe le Regioni a statuto speciale dall’applicazione”. Di qui la richiesta dei sindaci isolani di accertare se “il potere di ordinanza limitato dalla norma si applichi anche ai Comuni sardi, secondo l’orientamento interpretativo prevalente, in quanto di diretta derivazione del decreto legislativo 267/2000 (ex articolo 50”. Da tutti ciò scaturisce la “richiesta di chiarimento” fatta in premessa. E si tratta di un appello rivolto non solo a Solinas, ma anche “al ministero degli Interni per il tramite dei prefetti”.

Ancora dalla nota Anci: “Da qui all’11 maggio c’è ancora tempo e la Regione sciolga, in maniera incontrovertibile, il nodo interpretativo. I sindaci sono sempre disponibili alla leale collaborazione, ma anche rispettosamente ossequiosi delle norme e pertanto chiede al presidente di sciogliere il nodo interpretativo fra la coesistenza fra l’articolo 3 comma 2 e l’articolo 5 comma 2 del decreto legge 19/2020, ovvero di valutare la modifica degli articoli 13, 21 e 22 dell’ordinanza regionale numero 20 del 2 maggio 2020, assumendo su di sé l’onere della riapertura delle attività economiche, anche per non generare decisioni a macchia di leopardo che ingegnerebbero problematiche non facilmente gestibili da Comune e Comune”.

Il passaggio finale della nota è rivolto a tutti “i cittadini e gli operatori economici coinvolti: i municipi sardi – è la sottolineatura – non hanno timore, rispettando le leggi, di assumersi le proprie responsabilità. Ma purtroppo, e non per responsabilità dei sindaci sardi, siamo costretti a fare le nostre annotazioni a posteriori non essendo stati consultati preliminarmente all’adozione dell’ordinanza da parte della Regione”. A poche ore dalla firma dell’ordinanza, in Sardegna si profila un rischio caos nell’applicazione delle nuove norme di contenimento del coronavirus. (al. car.)

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