Coronavirus, le riaperture legate all’Rt: serve lo 0.5, la media sarda è allo 0.66

Rt, indice di contagio. Da ieri è la parola più gettonata in Sardegna, dopo che il presidente Christian Solinas ha legato a questo valore – fissandolo dallo 0,5 in giù – la riapertura anticipata di centri estetici e saloni di parrucchieria, i quali possono ricominciare a lavorare dall’11 maggio anziché dal primo giugno. Stessa data di riavvio anche per le profumerie e i negozi di abbigliamento e scarpe che rientrano ugualmente nei servizi alla persona e nell’Isola sollevano le saracinesche con una settimana di anticipo rispetto al resto d’Italia. Lo scenario sardo è frutto di una vera e propria guerra politica che Solinas ha deciso di fare al premier Giuseppe Conte, seguendo le indicazioni arrivate dalla scuderia leghista di Matteo Salvini e contenute anche nella lettera che i governatori del centrodestra hanno condiviso nei giorni scorsi.

Tutto ruota intorno all’articolo 23, contenuto nell’ordinanza numero 20 firmata ieri dal governatore (qui il testo completo). Si legge: “Salvo diversa valutazione in dipendenza dell’andamento della curva di diffusione del virus, nei Comuni della Sardegna con parametro dell’indice di trasmissibilità Rt (R con t) uguale o inferiore a 0,5, il sindaco, con propria ordinanza, potrà consentire la riapertura delle attività inerenti servizi alla persona, quali, a titolo di mero esempio, saloni di parrucchieri, estetisti, tatuatori)”.

Solinas ha detto che l’Rt verrà comunicato ai sindaci, con cadenza quotidiana, a partire dall’8 maggio. Se ne occuperà l’assessorato alla Sanità, sempre stando a quanto riferito dal governatore. Nell’ultimo aggiornamento nazionale del primo maggio, elaborato dall’Istituto superiore di sanità in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler, la Sardegna era allo 0,66. Frutto di una forbice compresa tra lo 0,54 e lo 0,8 (in statistica si parla di intervallo di confidenza). Nei prossimi giorni si tratterà di capire quali Comuni stanno sopra questa soglia e quali sotto. Ovviamente, per una serie di ragioni che vanno dalla densità di popolazione alle maggiori occasioni di esposizioni al virus, di solito l’Rt è maggiore nei centri urbani e più basso nelle aree rurali. Ma nello specifico della situazione isolana a fare la differenza è anche la polarizzazione dei contagi negli ospedali e nelle Rsa.

La regione che al momento fa registrare il valore più basso è l’Umbria, con lo 0,19. Segue la Basilicata con lo 0,35. Molise, Puglia, Piemonte ed Emilia Romagna hanno fatto registrare l’Rt più alto, rispettivamente a 0,84, 0,78, 0,75 e 0.72. Lo 0,66 della Sardegna è il quinto valore più alto. Dietro la nostra Isola ci sono Marche (0,65),  Toscana (0,64) e Sicilia (0,64). Poi ancora: il Lazio è allo 0,62; la provincia autonoma di Bolzano è allo 0,61 al pari del Friuli Venezia Giulia; l’Abruzzo è allo 0,55; Lombardia e Veneto a 0,53; Valle d’Aosta e Calabria sono a 0,52; la provincia autonoma di Trento allo 0,42; la Basilicata è a 0,35.

Con l’Rt inferiore a uno si va verso la riduzione della pandemia e per questo si allentano le restrizioni; l’indice di contagio maggiore di zero prefigura invece un aumento esponenziale dei casi di positività. L’Rt è calcolato dopo l’applicazione delle misure di blocco, come successo in Italia dall’8 marzo, quando per tutti i cittadini è scattata la quarantena. Altra cosa è invece l’Ro, parametro che rappresenta il numero di nuovi malati prodotti da ciascun individuo infetto.

In Sardegna nel giro di una settimana, dal 24 aprile al primo maggio, l’Rt si è ridotto di tre decimi di punto, passando dallo 0,69 allo 0,66, sempre secondo i dati diffusi dall’Istituto superiore di sanità, come si può vedere nella tabella, nella quale sono ugualmente indicati gli intervalli di confidenza.

L’Iss e la Fondazione Kessler aggiornano i dati giornalmente. Li comunicano poi alle Regioni. A partire dall’8 maggio, nella nostra Isola sarà ‘assessorato alla Sanità a trasmetterli ai sindaci, ai quali spetta decidere sull’apertura e la chiusura delle attività. Una delega di poteri che Solinas ha scritto nell’ordinanza, scatenando il fastidio delle stesse fasce tricolori che non hanno gradito lo scaricabarile. In una nota diffusa ieri a notte fonda, i primi cittadini della Sardegna hanno invitato a Solinas “ad assumere su di sé l’onere della riapertura delle attività economiche, anche per non generare decisioni a macchia di leopardo che ingegnerebbero problematiche non facilmente gestibili da Comune e Comune”, si legge ancora. I sindaci non escludono infatti profili di illegittimità in questa ‘cessione’ di poteri che il governatore ha voluto “senza nemmeno consultarci”, hanno fatto notare le fasce tricolori dell’Isola.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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