I casi di coronavirus tra il personale sanitario della Sardegna salgono ancora: così si ricava dall’ultimo bollettino diffuso ieri dall’Unità di crisi regionale, a riprova del fatto che nel’Isola non esiste una certa stampa che fa cattiva informazione, come vanno ripetendo il presidente Christian Solinas e l’assessore Mario Nieddu: è assolutamente reale, invece, il persistere di un’emergenza contagi nei luoghi che, sulla carta, dovrebbero essere i più sicuri per la salute dei cittadini. Ovvero, gli ospedali e le Rsa. Nello stesso report della Regione si trova anche l’ennesimo grafico-torta capace di strappare un’altra sincera risata, anche se è drammatico constatare che simili strafalcioni vengano fatti dalla più importante istituzione della nostra Isola (come successo anche nei giorni scorsi).
Ma andiamo con ordine. Nel file in pdf diffuso ieri (l’aggiornamento avviene ogni giorno nel primo pomeriggio), risultano 1.241 casi di coronavirus accertati (anche se poi c’è la solita discrasia del report col comunicato stampa inviato simultaneamente via WhatsApp dall’Ufficio stampa e nel quale sono conteggiati 1.257 infetti, una roba ridicola e tutta sarda). Ad ogni modo: il 24 per cento di quei 1.241 contagi riguarda medici, infermieri e oss, si legge ancora nel report della Regione. In numeri assoluti sono 297,84. Che, arrotondati per eccesso, visto che il decimale è superiore a cinque, fanno 298 casi. Ovvero 43 infetti in più rispetto al 14 aprile. Significa che in dieci giorni c’è stato un aumento del 16,86 per cento.
Insomma, in Sardegna, lavoro per la magistratura ce n’è in abbondanza, visto che spetterà alla Procure dell’Isola accertare i motivi per cui il personale sanitario è stato così tanto esposto ai contagi e continua ad esserlo. Un fatto, questo, che può dipendere dall’uso (o dal mancato uso) dei dispositivi di protezione individuale. Quei Dpi su cui andrà chiarita una volta per tutte la verità, circa le eventuali responsabilità delle Assl sulla loro distribuzione. Nella partita rientra pure l’attivazione dei percorsi ‘pulito/sporco’, ovvero precisi spazi in cui passare prima e dopo il contatto coi pazienti infetti.
Fatto sta che nel report della Regione sono indicati 297 malati tra il personale sanitario anziché 298. E può essere una scelta precisa quella di arrotondare per difetto e non per eccesso. Solo che poi il ‘taglio’ di quello 0,84 va compensato. 
Negli assessorati dove elaborano i grafici-torta sul Covid-19, hanno scelto la strada più bizzarra per fare questa operazione. Quindi risulta che l’8 per cento del personale sanitario che si è infettato, vale una volta 25 persone (in fucxsia) e l’altra volta 24 (in verde), come risulta dal grafico che indica i luoghi di esposizione del personale sanitario. Cioè i posti dove medici, infermieri e oss hanno contratto il virus.
Il record dei contagi nelle strutture sanitarie resta al nord Sardegna: negli ospedali di Sassari, Alghero e Ozieri si sono ammalati in 129, a cui vanno aggiunti i trenta di Olbia. Stessa cifra per i presidi di Cagliari, con il Policlinico di Monserrato che ha fatto registrare il più alto numero di contagi (oltre dieci nei giorni scorsi). Sardinia Post dall’inizio dell’emergenza che approfondisce i casi di Covid-19 tra medici, infermieri e oss. Perché la nostra Isola fa registrare una percentuale più che doppia rispetto al resto d’Italia.
Al. Car.
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