Coronavirus, i 17 contagi al Policlinico: alta tensione tra medici, nuova lettera

È scontro tra medici al Policlinico di Monserrato, dove i contagi sono arrivati a diciassette, tra gli undici operatori sanitari e sei pazienti. Dopo la lettera firmata da dieci camici bianchi, in cui viene mossa tutta una serie di rilievi per la gestione del contenimento del virus dopo la positività di un primario, oggi prende posizione il ProRettore per le attività assistenziali, Francesco Marongiu.

“Leggo da organi di stampa e sento da telegiornali locali la lettera dei colleghi chirurghi che denunciano una situazione molto grave all’interno dell’Aou. E fanno delle richieste importanti – è l’incipit della lettera -. Poiché io, ProRettore per le attività assistenziali, sono stato chiamato in causa desidero replicare attraverso i seguenti punti”. In questo articolo, per brevità, pubblichiamo i primi sei scritti da Marongiu, segno di un clima che nell’ospedale di Monserrato si è fatto teso.

Dalla lettera del Prorettore. “1) L’Aou ha messo in atto tutte le misure di sicurezza previste per un ospedale non Covid; 2) È vero che c’è stata sempre una carenza di presidi ma certamente non mi pare che la responsabilità sia della Direzione generale dell’Aou, si è tratto di un problema regionale e nazionale; 3) I tamponi sono sempre stati contingentati, nopn si pososdno richiedere come un altro esame di laboratorio; 4) Il Pronto soccorso ha fatto uno screening adeguato riguardo ai pazienti sospetti”.

Così a seguire: “5) Il laboratorio centrale ha lavorato giorno e notte in tutto questo periodo e sembrava, ma ancora sembra, davvero difficile eseguire i tamponi per tutti i pazienti e per tutti gli operatori sanitari. Quando ? Quante volte ? In realtà una risposta non c’è; 6) I colleghi chirurghi sono stati diffidati dal direttore sanitario Nazareno Pacifico quando, circa 15 giorni fa, hanno minacciato di non operare in elezione alcun paziente se non dopo averlo sottoposto a tampone molecolare. Ho preso anch’io una posizione negativa contro questo atteggiamento. Occorre anche far notare che l’attività chirurgica da circa un mese sia quasi del tutto ferma. Non così quella delle altre discipline. Il nostro ospedale, infatti, poiché non Covid, ha aperto le porte a tutti i pazienti che in questo periodo non hanno trovato assistenza in altri presidi. Sembra, infatti, che ci siamo dimenticati del fatto che le altre malattie non sono sparite, anzi”.

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