Cagliari, il centrodestra arenato si aggrappa alla “via giudiziaria”

Il centrodestra, arenato sulla scelta del candidato sindaco, dà per certa l’esistenza di un “piano B” a sinistra. Ecco di cosa si tratta.

Incertezza centrodestra. È questa la cifra politica del momento in vista delle Comunali 2016 a Cagliari: Forza Italia e alleati non hanno ancora trovato la quadra sul candidato che dovrà sfidare i due per ora sicuri. Ovvero, il sindaco uscente Massimo Zedda e l’ex senatore azzurro Piergiorgio Massidda. Nell’attesa di una decisione, con Pierpaolo Vargiu che resta il nome più probabile (ma non definitivo), i partiti di opposizione in Consiglio comunale hanno cominciato a rispolverare la vicenda giudiziaria di Zedda, a processo con l’accusa di abuso d’ufficio per la nomina di Marcella Crivellenti a sovrintendente dell’Ente lirico. Era il 1° ottobre 2012.

Tutto scorre intorno a una premessa: Zedda, in virtù dei suoi cinque anni di governo, è il candidato più forte. Lo dimostra anche la facilità con la quale il centrosinistra lo ha riconfermato a fine ottobre alla guida della coalizione: senza neanche passare dalle primarie, tanto caldeggiate dal Pd, ecco il via libera alla corsa bis. Una condanna di Zedda – anche se cose come questa non vengono dette apertamente – riaprirebbe in modo radicale la partita. Perché entrerebbe in gioco la legge Severino determinando l’incandidabilità.

Il centrodestra fa filtrare il suo sogno nemmeno tanto segreto alimentando voci attorno a un centrosinistra impegnato nell’individuazione di un “piano B”. Ed ecco che nei giorni scorsi su Facebook spunta uno strano fotomontaggio: a sinistra dell’immagine, il segretario Pd ed europarlamentare, Renato Soru; a destra il gioielliere di Cagliari, Candido Operti. Quindi il gioco di parole: “Io non mi candido, ma Candido Operti”. Cosa vuol dire? La lettura più in voga dice che il messaggio è il seguente: l’alternativa a Zedda potrebbe essere Soru.

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Fantapolitica, scenario quasi inverosimile. Non solo perché pure il leader democratico ha una vicenda giudiziaria in corso (il processo per la presunta evasione fiscale da 10 milioni di euro), ma anche per molte altre ragioni di equilibri interni al centrosinistra. Però l’ipotesi intanto viene lanciata, con una piccola mossa da “guerra psicologica”.

Di certo la tempistica processuale depotenzia la mossa. La sentenza sul caso Crivellenti non è lontana: la si aspetta per la fine di gennaio, al più tardi a febbraio. Il calendario processuale prevede per il 18 novembre l’audizione, davanti al giudice Claudio Gatti, dei testi citati dal pubblico ministero Giangiacomo Pilia. Il 16 dicembre sarà la volta dei testi della difesa. Su tutti l’ex pubblico ministero Mauro Marchetti, componente del Cda all’Ente lirico.

Sentenza entro febbraio, dunque. Mentre le candidature per le elezioni comunali devono essere presentate entro maggio (se, come si prevede, si voterà a giugno). Anche nella peggiore delle ipotesi, insomma, il centrosinistra avrebbe tre mesi per risolvere il problema. Ciò non significa che – pur senza affanno – il “piano B” sia diventato,  in modo del tutto informale, uno dei temi delle conversazioni politiche dell’ultimo periodo.

Un altro effetto di questo clima d’attesa silenziosa, probabilmente, sarà un avvio un po’ “al rallentatore” della campagna di Zedda per la propria riconferma. Fino a ora non ha annunciato alcuna uscita pubblica sul tema delle Comunali e continua a presenziare solo a incontri istituzionali e dibattiti. Su svariati temi, ma non su quello elettorale. Un atteggiamento molto prudente, anche troppo secondo alcuni. Perché, quanto all’esito del processo, c’è un certo ottimismo. Che però, se non altro per ragioni scaramantiche, non viene ostentato. La tesi difensiva dell’avvocato Giuseppe Macciotta è lineare: a Zedda, nella vicenda del Lirico, può essere imputato al massimo il vizio amministrativo rilevato dal Tar, ovvero il fatto che nominò la Crivellenti fuori dalla manifestazione di interesse che inizialmente era stata indicata come criterio di selezione. Nessun dolo e nessun danno, sottolinea il legale del sindaco. Non è un caso che agli atti del processo ci sia il bilancio della gestione Crivellenti che ripianò i conti andati fuori controllo col precedente sovrintendente, Gennaro Di Benedetto.

Sulla consistenza dell’accusa contro Zedda, il centrosinistra ha comunque già fatto una valutazione politica nel momento in cui ha deciso senza difficoltà per la sua ricandidatura. Valutazione che si fonda sul fatto che a Zedda non è contestata l’acquisizione di qualche vantaggio economico, ma sotto la lente sono finite alcune scelte amministrative compiute, tra l’altro, in relazione a una vicenda attorno alla quale era in atto pubblicamente un duro scontro politico. Nulla a che vedere, insomma, con casi giudiziari quali quello delle “spese pazze” dei consiglieri regionali. Casi che hanno avuto un effetto devastante sull’opinione pubblica (come le dimissioni date da Francesca Barracciu dopo il rinvio a giudizio hanno confermato).

In definitiva, dice il centrosinistra, l’onorabilità di Zedda, indipendentemente dall’esito del processo, non è in discussione. D’altra parte, se lo fosse stata, i tentativi di svolgere le Primarie non si sarebbero spenti così rapidamente. Nessuno, invece, ha sollevato il problema del processo. Nemmeno negli ambienti vicini a potenziali candidati alternativi. Già, ma quali? Ecco, la domanda chiarisce la difficoltà della elaborazione di un eventuale “piano B”. Di cui non si parla pubblicamente, ma un po’ si ragiona. I nomi? Circola con una certa insistenza quello del consigliere regionale democratico Piero Comandini. Il quale, va precisato, sarebbe disponibile. Ma, va rilevato pure questo, non ha detto una sola parola contraria alla candidatura di Massimo Zedda.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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