Il Pd e il “caso Barracciu”, altre 24 ore per decidere

Il Pd si rivede domani. Ma spunta il Piano A, con la moral suasion all’eurodeputata perché si ritiri. Nel caso di Piano B la candidatura verrebbe messa ai voti.

Il Pd non farà fuori Francesca Barracciu, anche se lo chiedono alcuni degli alleati del centrosinistra. Semmai tocca all’eurodeputata, e soltanto a lei, decidere se sarà (o meno) la candidata governatrice alle Regionali del prossimo 16 febbraio.

È questo il Piano A scelto dal Partito democratico per risolvere il nodo della leadership. Il retroscena spunta da Oristano, dove il Pd ha chiuso la riunione della Direzione aggiornandola a oggi e facendo scattare così le ultime ventiquattro ore di trattativa interna. Ma soprattutto di moral suasion. Perché il partito ha sì consegnato alla Barracciu il pallino elettorale, tuttavia per convincerla a fare un passo indietro le sta proponendo una contropartita. Poi: se sul ‘caso Barracciu’ lo scontro interno tra falchi e colombe dovesse diventare guerra, si passerà – come extrema ratio – al Piano B. Cioè, la candidatura dell’eurodeputata verrà messa ai voti nella Direzione di domani.

Questo doppio retroscena non solo scandisce la trattativa finale, ma chiarisce anche molte cose della  tesissima “due giorni” del Pd sardo. Prima l’incontro dei soriani a Tramatza, allargato a tutte le componenti democratiche; poi la direzione a Oristano cominciata solo quando è finito il pre-vertice organizzato all’hotel Mistral, un confronto-fiume durato oltre quattro ore tra la Barracciu e alcuni dei massimi dirigenti Pd.

A fare da “garante” (a quanto pare su indicazione di Matteo Renzi) per l’eventuale passo indietro dell’eurodeputata, è Renato Soru. Ciò spiega perché, nella riunione di Tramatza, l’ex governatore non ha preso una posizione netta sul ‘caso Barracciu’, ma si è limitato a dire che la politica, a volte, “richiede atti di generosità”.

Quanto alla contropartita proposta all’eurodeputata, le opzioni sono diverse. A partire da un dato: la Barracciu non ha grandi possibilità di tornare a Strasburgo perché la Sardegna divide con la Sicilia il collegio elettorale e, per le note ragioni demografiche, non piazza mai parlamentari (al massimo vengono ripescati, come è successo appunto alla Barracciu). Restano invece altre possibili collocazioni alternative. Si è parlato di un sottosegretariato nel governo Letta, in occasione del rimpasto chiesto da Renzi, e di una candidatura blindata alle prossime Politiche, la cui data più probabile è il 2015. Si è pure ragionato sulla possibilità che, in caso di vittoria del centrosinistra alle Regionali, alla Barracciu possa andare un assessorato, non appena sarà definitivamente chiarita la sua posizione nell’inchiesta sui fondi ai gruppi. Cioè l’accusa di peculato che le sta costando la sofferta scelta di fare un eventuale passo indietro.

L’eurodeputata, che a maggio conclude il suo mandato a Strasburgo, ha adesso 24 ore di tempo per prendere una decisione. Ovvio che nel Pd sardo scommettono sul successo del Piano A, quello della moral suasion, una soluzione che ha pure il vantaggio di ricomporre le fratture interne.

Nel dibattito in corso hanno un peso specifico importante pure gli avvisi di garanzia ricevuti da altri sette consiglieri regionali uscenti. Infatti: nel caso in cui l’eurodeputata dovesse fare quell’atto di generosità auspicato da Soru, sarebbe complicato riproporre agli elettori altri onorevoli indagati. Insomma, a spingere la Barracciu a non mollare ci sono anche personalità che hanno un interesse diretto e personale.

Nel Pd nessuno parla ufficialmente, ma si rincorre la voce che nel pre-vertice al Mistral il più duro di tutti sia stato Thomas Castangia, il coordinatore provinciale di Cagliari, leader dei civatiani sardi. Castangia, che pure a Tramatza si era mantenuto morbido, a Oristano ha chiesto espressamente alla Barracciu e a tutti gli indagati di ritirarsi dalla corsa elettorale.

L’unico a commentare senza filtri è Roberto Capelli, il deputato che guida in Sardegna il Centro Democratico e che da ottobre è il regista della fronda anti-Barracciu: “Fino a due mesi fa ero certissimo che Francesca avrebbe vinto. Ma poi i fatti extrapolitici (l’inchiesta della magistratura, ndr) hanno cambiato il corso degli eventi. Dobbiamo prendere atto che negli ultimi due mesi è stata travolgente la richiesta di cambiamento da parte dei nostri elettori. E, purtroppo, questo clima ha interessato anche Francesca, che non è più vincente”.

Capelli non ha dubbi sul fatto che la Barracciu decida di ritirarsi dalla corsa: “Per come l’ho conosciuta e stimata in questi anni, Francesca ha ben chiaro che la sua decisione è determinante per far vincere la coalizione di centrosinistra. Se dovesse scegliere diversamente, ma ne dubito, stenterei a credere di avere a che fare la stessa persona”. Poi un richiamo al Pd: “Spiace – chiude il deputato – che il Partito democratico non abbia voluto capire che Cappellacci, dando prova della sua disonestà intellettuale e politica, avrebbe anticipato le elezioni”.

Alessandra Carta

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share