La geografia politica dentro Abbanoa, ecco chi comanda (e chi prende ordini)

L’avevano chiamata “governance orizzontale“. A indicare una struttura organizzativa con più contrappesi, in modo da bilanciare i poteri dei singoli manager. Con questa motivazione, infatti, lo scorso giugno in Abbanoa la figura dell’amministratore unico era stata sostituita dal Cda a tre. Sulla carta, si è trattato di una scelta per nulla campata per aria, considerando che la spa del servizio idrico ha un bilancio da 300 milioni di euro e una pianta organica da 1.400 dipendenti. Il problema è che la società continua a caratterrizzarsi per un pesantissimo verticismo. Anche con figure ombra.

Ma andiamo con ordine. La prima prova che la ‘governance orizzontale’ sia stata solo un’operazione di facciata, è data dalla decisione presa dal Cda l’altro giorno. Con un voto a maggioranza, di due su tre. Venerdì è successo che l’amministratore delegato e consigliere, Fernando Ferri, ex manager di Saras, si è autopromosso anche come direttore generale. Sono tre incarichi insieme. Ferri ha centrato l’obiettivo col sostegno di Gabriele Racugno, l’avvocato e professore universitario in pensione. Ha invece abbandonato la seduta Franco Piga, che si è guardato bene da dare il proprio benestare a una tale somma di incarichi.

Ferri è un fedelissimo del consigliere regionale Stefano Tunis, il fondatore di Sardegna 20/venti. Tunis era il pupillo del senatore Emilio Floris. Poi tra i due è calato abbastanza il gelo, dopo l’addio di Tunis a Forza Italia per dare vita al proprio movimento politico. Ferri, invece, dentro Abbanoa risponde in toto al capo politico di Sardegna 20/Venti. E Abbanoa per Tunis è la poltrona di sottogoverno più pesante che abbia tra le mani.

L’altro partito che la fa da padrone in Abbanoa sono i Riformatori. La spa del servizio idrico è infatti sotto l’egida dell’assessorato ai Lavori pubblici, in mano al liberal democratico Roberto Frongia, la mente della riforma Abbanoa col passaggio dall’amministratore unico al Cda. Proprio nell’ottica di una maggiore distribuzione interna dei poteri, Frongia aveva deciso mesi fa di togliere a Sandro Murtas l’incarico da direttore generale. Solo che adesso si è passati dalla padella alla brace: Murtas, almeno, era solo Dg; Ferri invece è anche amministratore delegato e consigliere. Secondo una somma di poltrone che si fatica a vedere in un Paese civile.

Non solo: i Riformatori, si sa, sono un partito molto unito. Tanto che Frongia si consulta costantemente col gran capo dei liberal democratici sardi, Massimo Fantola, collega di Racugno all’università. Fantola in Abbanoa non esiste ufficialmente. Invece pare che sia la musa di Frongia. Sempre ‘giocando’ dietro le quinte.

A proposito di Racugno, anche la sua parabola è piuttosto curiosa. All’indomani della vittoria del centrodestra alle Regionali del 2019, col contributo di alcuni amici comuni, il professore aveva preso contatti col presidente Christian Solinas e si era messo a disposizione per eventuali incarichi. A Solinas la cosa era piaciuta. Anche perché rispetto al profilo medio degli alleati leghisti, Racugno è per cultura un gigante. Quindi ecco la decisione di ingaggiarlo in Abbanoa.

Racugno, per la verità, è stato il meno votato della terna. L’avvocato-pensionato è diventato presidente di Abbanoa per accordi politici. Ma come consigliere ha preso meno voti sia di Ferri che di Piga. Quest’ultimo, peraltro, sembrava la pecora nera del Cda: Piga, ex fedelissimo di Ugo Cappellacci, aveva lasciato Forza Italia per avvicinarsi all’Udc. Ma nessuno gli ha mai pubblicamente dato il proprio endorsement. Invece il consigliere si sta rivelando un baluardo di correttezza amministrativa. Piga, per esempio, a differenza di Racugno ha rinunciato al compenso, essendo anche lui un pensionato. Da luglio sta nel Cda senza prendere un centesimo. Racugno, invece, si sta facendo pagare ogni fine del mese, malgrado la contrarietà della Corte dei conti.

Sullo sfondo ci sono i sindaci, in rappresentanza dei Comuni-azionisti. Le fasce tricolori non hanno alcuna intenzione di presentarsi all’Assemblea di martedì per votare il bilancio, corretto al ribasso. Il documento finanziario aveva un utile di nove milioni, invece il Cda di Racugno ha stralciato i conguagli regolatori e lo ha portato sotto di dieci milioni. In un quadro di questo tipo, la sensazione è che Abbanoa stia in qualche modo perdendo la bussola.

Racugno, comunque, con Solinas non va più d’accordo. Il governatore, due mesi fa, aveva affidato al capogruppo del Psd’Az in Consiglio regionale, Franco Mula, il compito di scaricare Racugno pubblicamente. Era il 23 ottobre. Solinas, che sempre usa Mula come arciere, gli aveva chiesto di intervenire sulla questione del compenso preso in aggiunta alla pensione. Il comunicato stampa recitava così: “Un sussulto di dignità dovrebbe spingere il manager Racugno a dimettersi dopo che la Corte dei conti ha confermato che come pensionato non può ricoprire, se non senza compensi, incarichi nella pubblica amministrazione”. Storie di centrodestra. Sulla pelle dei contribuenti sardi.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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