Strage di Tempio, la lotta degli Azzena contro l’assassino: ecco la ricostruzione

Gli Azzena potrebbero aver lottato contro l’assassino prima di essere uccisi: sulla testa della donna è stata trovata una profonda ferita.

Giovanni Maria Azzena e Giulia Zanzani, uccisi sabato scorso nella loro casa di via Villa Bruna insieme al figlioletto Pietro, avrebbero lottato contro Angelo Frigeri, l’operaio di 32 anni che al momento è l’unico accusato del triplice delitto, anche se per la Procura di Tempio potrebbe non aver agito da solo, ha scritto il gip Marco Contu nell’ordinanza di convalida dell’arresto.

I segni della lotta sarebbero da ascrivere innanzitutto al profondo taglio trovato sulla testa della Zanzani e procurato con un'”arma contundente” che gli inquirenti stanno ancora cercando. Ma il particolare della ferita potrebbe aiutare a spiegare molte cose sulla dinamica del massacro: l’ipotesi più probabile è che la donna sia intervenuta per difendere il marito in quella spedizione punitiva che, quasi con certezza, aveva solo Azzena come obiettivo. Invece la reazione della Zanzani, imprevista per il killer, potrebbe aver scatenato la furia omicida dello stesso Frigeri.

La ferita sulla testa non sarebbe comunque non essere l’unico elemento che spinge gli inquirenti a parlare di “segni di lotta”. Al momento sono un centinaio gli oggetti repertati dai carabinieri dei Ris e che potrebbero contenere tutti tracce di Dna. Gli esisti degli esami arriveranno nei prossimi giorni e saranno decisivi per chiarire definitivamente se Frigeri ha agito da solo o nell’abitazione di via Villa Bruna sono entrati in azione anche altri complici.

Di certo le vittime, compresa la Zanzani che potrebbe essere svenuta subito dopo il colpo alla testa, sono state strangolate. Una fine toccata identica al piccolo Pietro, forse ucciso dopo i genitori, di sicuro l’ultimo a essere arrivato nell’abitazione non appena è uscito da scuola alle 13,30. Quindi la terribile sequenza della morte, la strage compiuta, l’artigiano che esce dalla casa di via Villa Bruna e va a recuperare un block notes nel negozio di scarpe gestito dai due coniugi, un quaderno nel quale potrebbero essere scritti i nomi delle persone a cui Azzena prestava i soldi. Cioè i fogli dell’usura, considerata il movente del triplice delitto.

Gli inquirenti hanno anche recuperato i tabulati telefonici del cellulare di Frigeri: dopo la strage, l’artigiano ha fatto una chiamata e ha bevuto una Red Bull. Frigeri si è pure tolto i suoi jeans sporchi di sangue per indossare un pantalone della vittima. I Ris hanno passato al setaccio anche la Golf dell’artigiano, sebbene il presunto killer l’abbia lavata la sera della strage.

 

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