Strage di Tempio: Frigeri confessa a metà, ma gli inquirenti: “Ha agito da solo”

Versioni altalenanti, poi l’ammissione di aver partecipato materialmente al triplice omicidio. Ha ammesso di provare rimorso, poi il silenzio. Resta l’unico arrestato.

Angelo Frigeri, il presunto killer della strage familiare di Tempio Pausania, ha ammesso di aver collaborato materialmente all’omicidio dei coniugi Azzena e del figlio Pietro di soli 12 anni. La confessione è avvenuta durante gli interrogatori – nell’ultimo, in particolare, ha ammesso di provare rimorso – poi il silenzio, si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’uomo ha spesso cambiato più volte versione per attenuare la sua responsabilità e in parte depistare. Prima ha detto di aver solo aperto la porta e aiutato sotto minaccia delle persone “venute da fuori”, due misteriosi napoletani, poi di esser stato costretto a ripulire la scena del crimine (tentativo comunque riscontrato). Quindi ha ammesso la collaborazione con i presunti assassini e la sua partecipazione materiale. Già questa mattina il capo della Procura di Tempio, Domenico Fiordalisi, aveva chiarito che ha “formalmente confessato, pur fornendo versioni parzialmente mutevoli”.

L’uomo, 32 anni, è stato arrestato lunedì pomeriggio con l’accusa di omicidio plurimo aggravato da crudeltà. Secondo la Procura, al momento, è l’unico presunto assassino e ha agito da solo. Per lui il sostituto procuratore Angelo Beccu ha chiesto la convalida del fermo. L’artigiano, incastrato dai filmati delle telecamere di via Villamarina – una strada attigua a quella dove vivevano gli Azzena, era nella casa il pomeriggio tra le 13 e le 15 di sabato scorso negli orari compatibili con la strage. Non solo, Frigeri è l’unica persona riconosciuta con sicurezza. E la casa non ha altri ingressi, conferma il colonnello Antonio Fiorillo, comandante del Reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri di Sassari che sta seguendo le indagini. Ci sarebbe anche un paio di jeans sporchi di sangue che il giovane avrebbe indossato il sabato della mattanza . I pantaloni sono stati trovati nell’appartamento dove continuano i rilievi dei carabinieri del Ris. Secondo quanto emerge dall’inchiesta, l’artigiano avrebbe avuto l’intenzione di bruciare l’indumento, ma ciò non è avvenuto per ragioni che ancora non si conoscono. Disposto anche l’esame tossicologico nel carcere di Bancali, a Sassari, dove è detenuto Frigeri ma da quanto si apprende il giovane non risulta assumesse d’abitudine sostanze stupefacenti.

Gli inquirenti stanno ora tentando di verificare quale delle ricostruzioni fornite sia quella effettivamente più attendibile. “Ci sono stati racconti altalenanti – spiega appunto il colonnello Fiorillo,  del Reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri di Sassari che sta seguendo le indagini – aspettiamo dei riscontri e soprattutto l’incrocio con i risultati dell’autopsia completa sui corpi e quella del Dna all’interno della casa”.  Solo con questi elementi si potrà capire davvero se nella casa fossero presenti o meno altri complici. E quale sia stata la dinamica e la scansione temporale dell’uccisione dei tre, avvenuta per strangolamento (secondo un primo esame autoptico) con cavi elettrici presenti nella casa proprio per i lavori che stava eseguendo Frigeri. In queste ore comunque si susseguono gli interrogatori di altre persone vicine alla famiglia. 

Intanto emergono nuovi dettagli, spiega ancora Fiorillo: “La donna presenta una ferita alla testa robusta, quella sul capo dell’uomo è invece meno importante. Il bimbo invece non ne ha alcuna”. Tanto che, al momento, l’ipotesi più accreditata è che sia stata uccisa prima  Giulia Zanzani, poi il figlio Pietro e solo dopo, Giovanni Azzena. “È su questo che stiamo lavorando – spiega ancora Fiorillo – ma potrebbe essere smentita dai riscontri in arrivo”. Il piccolo è stato trovato con un pezzo di stoffa sul volto, coperto probabilmente dopo esser stato ucciso.

In quei giorni stava eseguendo dei lavoretti da elettricista, sebbene fosse un idraulico. C’era un rapporto consolidato tra presunto assassino e vittime, di conoscenza e di affari non del tutto puliti, presumibilmente crediti e debiti reciproci. Le immagini hanno registrato un andirivieni dell’uomo dal negozio alla casa con in mano una busta. E spunta un quaderno misterioso che Frigeri ha portato via dall’esercizio commerciale, come confermato dalle riprese delle telecamere. È questo l’oggetto ricercato oggi nei nuovi sopralluoghi di oggi nell’appartamento teatro della strage e nel negozio sottostante. 

Ancora cautela sul movente. Le indagini degli inquirenti, in un primo tempo, si erano rivolte al mondo dell’usura. Il capofamiglia, infatti, nel 2008 era finito in carcere insieme ad altre due persone ( l’ex assicuratore gallurese Osvaldo Premuselli e l’imprenditore edile napoletano Pietro Dati) per aver prestato denaro con interessi dal 50 al 200 per cento. La denuncia era partita da alcuni imprenditore locali. Ma, come sottolinea, Domenico Putzolu, storico legale della famiglia Azzena all’ANSA: “Frigeri non era uno dei soggetti indicati tra le vittime dell’usura”. E ancora l’avvocato nega la relazione sentimentale tra il presunto killer e Giulia Zanzani, riportata da alcuni organi di informazione.

Dopo la rinuncia dell’avvocato Giovanni Azzena, omonimo di una delle vittime, Frigeri ha un nuovo difensore.  È Gianfranca Sotgiu, legale del Foro di Tempio nominata d’ufficio che, secondo quanto riporta l’ANSA conosce personalmente il suo assistito. Intanto anche le persone offese, ossia i familiari dei due coniugi, in vista della costituzione di parte civile hanno nominato i propri legali. La madre del commerciante, Pasqualina Bulciolu, il fratello, Giuseppe Azzena, e la sorella, Alessandra Azzena, saranno rappresentati dagli avvocati Filippo Orecchioni e Tore Diana. La famiglia Zanzani ha invece nominato i legali Carla Puddu e Alessio Cerruti.

 

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