Sindacopoli, altri 25 nomi nell’inchiesta sugli appalti pilotati

Spunta un blocco di 25 nuovi nomi nell’inchiesta “La Squadra”. Si aggiungono ai primi 24 diffusi con gli arresti di martedì.

Spunta un blocco di 25 nuovi nomi nell’inchiesta “La Squadra”, ovvero la ribattezzata Sindacopoli che conta oltre 60 indagati, a vario titolo, per turbativa d’asta, associazione per delinquere e corruzione. I 25 nomi si aggiungono ai 24 diffusi tra martedì e ieri, quando per i presunti appalti pilotati nei piccoli Comuni della Sardegna, 10 persone sono finite in carcere, 11 ai domiciliari, mentre per 3 è scattato l’obbligo di dimora (qui l’elenco).

Gli indagati dalla Procura di Oristano compongono quello che gli inquirenti chiamano “il sodalizio criminale”. Secondo la ricostruzione accusatoria,  al vertice, c’era Salvatore Paolo Pinna, ingegnere desulese di 62 anni, fondatore e amministratore della Essepi Engineering srl. L’uomo, al momento in carcere, è considerato “il capo”, è scritto nell’ordinanza firmata dal gip Annie Cécile Pinello.

Il dominus numero due era Francesco Chessa, irgolese di 56 anni, altro arrestato: è il titolare della Edilogica srl, “la seconda corazzata societaria della presunta associazione per delinquere”. La terza figura chiave risulta essere Gian Paolo Porcu, 44 anni, nato a Sorgono, residente a Belvì e ugualmente finito in manette. Anche lui è un libero professionista, ma soprattutto è il direttore tecnico della Essepi Engineering, cioè l’uomo più vicino a Pinna.

Porcu, si legge ancora nell’ordinanza, “ha nella società una posizione di spicco, corrispondente a un ruolo privilegiato anche all’interno del gruppo criminoso e che lo porta a trattare, quasi da pari a pari, con lo stesso Pinna”. Porcu è indagato per sette appalti sui 44 messi sotto la lente dalla Procura, insieme alla Guardia di Finanza e ai Carabinieri. Si tratta di gare che la Essepi Engineering si è aggiudicata a nome di Porcu. E si va da Aritzo a Belvì passando per Gadoni. Non solo: Porcu, per conto di Pinna, sempre stando alla ricostruzione degli inquirenti, era protagonista “nei dialoghi relativi alla gestione del sodalizio criminale”.

Quanto ai 25 nuovi nomi, sono quasi tutti liberi professionisti che nell’inchiesta occupano la base della piramide. Hanno cioè un ruolo secondario, di affiliazione ai capi, ma questo ha permesso loro di ottenere incarichi. Oppure, come risulta ancora dall’ordinanza, si tratta di persone che “si sono prestate a presentare offerte” nei presunti appalti pilotati. Per legge, infatti, nei bandi sopra i 40mila euro servono almeno cinque partecipanti per rendere valida una gara. Questi “favori”, come li definisce ancora la Procura, era tutti “ricompensati con l’affidamento di altri incarichi”.

A Villasalto ne avrebbe beneficiato Antonio Crobu a cui fu affidato un lavoro da 10.962,43 euro per la “ricostituzione del potenziale forestale”. All’amministrazione comunale fu Pinna “a indicare il suo nome”, si legge nell’ordinanza. Ad Aritzo, tra gli indagati ci sono invece Gianni Dino Fadda (noto Nannino), Viviana Stochino (sorella di Angelo, ex consigliere regionale di Forza Italia) e Antonio Franco Fogu, “perché in concorso tra loro turbavano la procedura di gara per la messa in sicurezza del centro abitato”. E lo facevano insieme a Pinna e a Chessa. Nel presunto “sodalizio”, ad Aritzo figurano figurano pure Sergio Serra  e Roberto Zedda, per i quali è scattato l’obbligo di dimora.

Sempre per i bandi di Aritzo, sotto inchiesta è finita Alessandra Piras, architetto (è stata compagna del consigliere regionale di Forza Italia, Antonello Peru), a cui “venne affidata la progettazione definitiva, esecutiva e la direzione lavori per il completamento e la messa a norma degli impianti sportivi”. Questo grazie alla dirigente Sabrina Vacca, 43 anni, responsabile dell’Ufficio tecnico, che, per accontentare “l’associazione criminale cupola di cui faceva parte (è infatti ai domiciliari), aveva frazionato l’appalto, su indicazione di Pinna”. Sulla carta, infatti, la Piras “non aveva i requisiti per eseguire il coordinamento della sicurezza”, è scritto ancora nell’ordinanza.

Per gli appalti di Aritzo è indagata pure la geologa Laura Mascia che ottenne l’incarico di studiare la “compatibilità geotecnica e idraulica di un’area comunale a Cossatzu”, sempre su pressioni di Pinna alla dirigente Vacca. La Mascia era entrata in contatto con la presunta associazione per delinquere, “grazie a Pierpaolo Sau, 53 anni, sindaco di Tonara”, uno dei 10 arrestati.

Ivo Carboni, ingegnere, ha ricevuto un avviso di garanzia perché “si prestò a partecipare alla procedura negoziata per far apparire rispettata la validità della gara”. L’appalto in questione è la “riqualificazione turistica e ambientale del parco urbano”. Il bando, sempre secondo la Procura, era cucito su misura per l’associazione temporanea d’impresa formata dalla Essepi Engineerging e dalla Edillogica, e che poi se lo aggiudicò. Ma siccome l’importo era di 77,355 euro, per rendere regolare la gara servivano almeno cinque offerte. Carboni ne presentò una.

A Ortueri è indagato Sergio Garau, dipendente comunale, responsabile del procedimento “per il rifacimento e la progettazione della pavimentazione e dei sottoservizi nel centro storico”. Secondo gli inquirenti, “Garau fornì il pretesto per intervenire contro la responsabile dell’ufficio tecnico non asservita alla volontà del sodalizio”, contestandole “inesistenti motivi di illegittimità” col solo obiettivo di farle annullare la gara per bandirla nuovamente senza pubblicazione. Ma la dirigente si oppose.

Nel Comune di Teti, sempre grazie a Pinna, hanno lavorato Stefano Nonne e Adriano Schirru. Nell’ordinanza sono considerati “estranei dell’associazione per delinquere”, ma “si prestarono ad apparire nel raggruppamento temporaneo d’imprese, al fine di rendere possibile l’affidamento dei servizi ottenuti ancora dalle due “srl corazzate” per “interventi di ristrutturazione e recupero di beni di natura pubblica”.

Su Belvì è indagato Giovanni Mulvoni che, “indicato da Pinna, ottenne l’aggiudicazione della progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori per l’adeguamento e la messa a norma degli impianti comunali”.

Per un appalto di Tonara, hanno ricevuto un avviso di garanzia Antonio Obino, anche loro liberi professionisti. Il primo si è aggiudicato la gara, sempre dietro l’appoggio della presunta organizzazione per delinquere. Il secondo, invece, “si prestò a partecipare alla procedura negoziata per far apparire rispettata la regolarità formale”.

La stessa accusa vale per diverse gare bandite a San Giovanni Suergiu, nel Sulcis. Sotto inchiesta sono finiti Claudio Frongia e Maurizio Matta, per l’adeguamento e la messa in sicurezza della scuola primaria”, mentre Antonio Vigo, Angelo Marongiu, Sandro Catta e Pierpaolo Depau “si sono prestati a partecipare alla procedura negoziata” per “il recupero dell’approdo di Punt’e Trettu”.

Sempre a San Giovanni Suergiu, nell’appalto per “realizzare due itinerari escursionistici all’interno del Parco geominerario e nelle foreste demaniali”, sono indagati Giampaolo Fois e Mario Loddo. Il primo, in “qualità di commissario di gara”, avrebbe pilotato il bando per far vincere, come poi è successo, Loddo, indicato ancora dall’ingegnere desulese Pinna. Paola Balloi, invece, ha ricevuto un avviso di garanzia per “una parcella di 5mila euro”. Aveva scritto “una relazione ambientale sull’infrastrutturazione della zona portuale, nonostante non fosse in origine indicata tra i professionisti esecutori dell’appalto”. Ma poi intervenne Pinna, “turbando la procedura negoziata”.

Nell’elenco degli enti che avrebbero aperto le porte al “sodalizio criminoso” figura anche il Consorzio di bonifica del Cixerri. Il primo indagato è il presidente-consigliere regionale Gian Luigi Rubiu (Udc-Ndc). Ma ci sono pure Francesca Mulvoni e Paolo Gessa. Anche in questo caso i due professionisti si sarebbero “prestati a presentare l’offerta determinata dal Pinna” per non invalidare la gara. Il bando era relativo alla “protezione idraulica del rio Arriori”. Ma lo stesso schema si sarebbe ripetuto per un uguale intervento nel “rio Arruali”. E oltre a Rubiu e a Pinna, in entrambi i bandi, sono sotto inchiesta anche Anna Paola Saba, Pietro Crobu e Andrea Murgia. In particolare: la Saba e Murgia, entrambi liberi professionisti, sono ai domiciliari. Crobu, vicesindaco di Ortueri e assessore ai Lavori pubblici, è invece in carcere.

Alessandra Carta
(alessacart on Twitter)

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