Migranti, il sogno di una nuova vita nel progetto Sprar ‘Emilio Lussu’

“Guardare l’altro con curiosità, aprirsi alle sue storie e al suo vissuto, andare oltre all’emergenza: è questo il segreto della accoglienza vera”. Stella Deiana, cagliaritana di 50 anni di cui la metà passati a lavorare con i migranti, riassume così la sua ricetta per l’integrazione tra popoli e culture. Dieci anni fa, dopo una lunga esperienza a Roma con il Programma Nazionale Asilo, ha pensato di proporre anche in Sardegna un piano per l’integrazione dei rifugiati e richiedenti protezione internazionale: era il 2007 quando, insieme alla Provincia di Cagliari, riuscì ad ottenere un finanziamento per il progetto ‘Emilio Lussu’, primo progetto territoriale nell’Isola del Sistema di Protezione per i Richiedenti Asilo e Rifugiati (Sprar).
Allora la situazione era completamente diversa: oggi in Sardegna si accolgono quasi tremila stranieri che cercano protezione internazionale (se ne prevedono cinquemila per il 2016), dieci anni fa erano solo in quattro. Non c’era un piano nazionale di distribuzione migranti tra le regioni, non c’erano stranieri che sbarcavano a migliaia al porto di Cagliari e le espressioni ‘pocket money’, ‘accoglienza straordinaria’, ‘mare nostrum’ avevano un significato ben diverso.

“Nel 2007, quando abbiamo portato a Cagliari lo Sprar, l’argomento era praticamente sconosciuto – ci racconta Stella Deiana negli uffici del Centro Accoglienza Attiva al piano terra della Provincia di Cagliari, in via Cadello – e in pochi sapevano cosa significava essere un rifugiato. Il primo Sprar nacque per sole quattro persone”.
Non c’erano allora la guerra in Siria e l’avanzata dell’Isis, eppure di emergenze ne avevamo già viste tante: milioni di persone si erano riversate in Europa tra gli anni Novanta e i Duemila in fuga da Somalia, Kosovo, Ex Jugoslavia, Albania. “Parlare di emergenza migranti oggi è ridicolo, da anni conosciamo popoli in fuga da guerre e povertà: ieri erano i Balcani, oggi sono Siria, Eritrea, Nigeria, Mali”.

Lo Sprar della Provincia di Cagliari ‘Emilio Lussu’, gestito dall’associazione onlus ‘Cooperazione e Confronto‘ che fa capo a don Ettore Cannavera della Comunità La Collina, è il primo progetto del genere in Sardegna; è stato anche l’unico finché non sono stati finanziati altri due, uno al Comune di Villasimius (“Terra dell’Uomo”, attivato dal 2014 e gestito dall’associazione Gus onlus di Macerata) e uno al Comune di Quartu Sant’Elena insieme alla Caritas.

Attualmente, oltre a Stella Deiana che ne è la responsabile, ci lavorano Gianna Antonacci, psicologa e psicoterapeuta, il sociologi Diego Serra e Maria Flore, Roberta Piludu, operatrice legale, Antonio Vacca, educatore di pace, e la psicologa Giulia Zucca, oltre ai mediatori culturali della Provincia di Cagliari.
Lo Sprar è in pratica il secondo livello dell’accoglienza ai migranti, dopo quello dell’assistenza quotidiana: può aderire chi ha già fatto domanda per ottenere protezione internazionale oppure chi è già titolare di protezione o permesso di soggiorno per motivi umanitari. “Le persone che accettano di aderire al nostro progetto – spiega Deiana – firmano un accordo con noi e si impegnano a cercare un lavoro o a seguire una formazione. Ecco il significato di accoglienza integrata: non forniamo solo assistenza ma creiamo un percorso con cui queste persone possono rendersi autonome”.

Gli strumenti del progetto sono corsi di lingua italiana, tirocini, formazione e orientamento. Chi entra nel programma ha una certa autonomia: “Il finanziamento dello Sprar arriva per l’80% dal Ministero, il resto è cofinanziato dall’ente che ha accolto il progetto, nel nostro caso la Provincia di Cagliari. Con questi soldi paghiamo l’affitto di una casa dove i ragazzi vivono insieme. Attualmente abbiamo sette piccoli appartamenti in città per una trentina tra uomini e donne; di questi, cinque godono già della protezione internazionale, gli altri sono in attesa che venga riconosciuto loro lo status di rifugiato: potranno stare qui fino alla sentenza del giudice”.

E a proposito di protezione internazionale, sappiamo che la commissione territoriale della Sardegna nel 2015 ha ricevuto tremila domande, di cui solo il 20% è stato accettato: tutti gli altri hanno fatto ricorso e sono in attesa di un nuovo giudizio. Finché non arriverà, e potranno passare anche due, tre anni, avranno diritto all’accoglienza.

“Chi sta dentro lo Sprar riceve ogni settimana una quota per vitto e spese personali di circa 42 euro a settimana, mentre noi forniamo direttamente medicine, prodotti per la casa, abbigliamento, tessere per l’autobus. In cambio si impegna a cercare occupazione”. I risultati non sono immediati ma tra i ragazzi passati attraverso lo Sprar ‘Emilio Lussu’ ce ne sono tanti che sono riusciti a integrarsi perfettamente nell’Isola, come il giovane iracheno Sheruan Khalaf Abbo (qui la sua videointervista realizzata da Monica Magro)

“All’inizio è stata una sfida, oggi siamo riusciti a creare una rete efficace: non pensiamo solo alle esigenze del quotidiano ma a un progetto a lungo termine che offra la possibilità di cominciare una nuova vita. Spesso dimentichiamo che queste persone hanno alle spalle un vissuto di guerre e paura o anche semplicemente di povertà. Abbiamo avuto a che fare con situazioni terribili, ad esempio giovani madri i cui bambini erano frutto di violenza. Quello di cui hanno bisogno è di riappropriarsi della loro dignità, e li si può aiutare solo mantenendo curiosità e apertura verso di loro. Sembra facile, ma per farlo dobbiamo continuamente metterci in discussione, cambiare i nostri paradigmi e cercare di guardare le persone al di là delle barriere che ci separano”.

(Foto di Giuseppe Serra dalla mostra ‘Sguardi migranti’ curata dal Progetto SPRAR “Emilio Lussu” alla Mediateca di Cagliari)

Francesca Mulas

 

LEGGI ANCHE: 

Migranti, un’emergenza continua: nel 2016 saranno cinquemila nell’Isola

LA STORIA. Sheruan: la fuga dalla guerra in Iraq, l’integrazione in Sardegna

Commissione territoriale per i rifugiati, a Buoncammino la nuova sede

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share