Il lavoro della Sotacarbo “per la collettività e l’ambiente”

Dal presidente della Sotacarbo Mario Porcu riceviamo e pubblichiamo.

Gentile direttore,

Con riferimento all’articolo titolato “Nel Sulcis le trivelle scaldano i motori” pubblicato dalla vs testata in data 18.7.2015 a firma Piero Loi, si deve premettere che la Sotacarbo, ben consapevole della delicatezza di questi temi, ha sempre assicurato la massima disponibilità e collaborazione a tutti i media interessati, compreso l’autore di quest’articolo, ritenendoli strumento importante per favorire la diffusione di una conoscenza consapevole e puntuale dei programmi di ricerca della società. Al riguardo è opportuno sottolineare che Sotacarbo è una società a capitale interamente pubblico, che opera nell’interesse esclusivo della collettività e delle istituzioni.

Per sgomberare il campo da ombre o equivoci: dietro i nostri studi su cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica (le “Ccs”) non ci sono lucro né interessi privati. Studiamo questa tecnologia, nell’ambito delle attività del Polo tecnologico del Sulcis concordate col ministero dello Sviluppo Economico, Regione Sardegna e Enea, nell’interesse del Paese, così come accade in tanti altri centri di ricerca simili nel resto del mondo. Steven Chu, premio Nobel per la Fisica nel 1997, ha dichiarato: “Non vedo come potremmo andare avanti senza le tecnologie Ccs. Nessuna delle economie emergenti volgerà le spalle ai fossili, in particolare al carbone, in tempi brevi; per questo motivo le Ccs diventano vitali se vogliamo mitigare il problema delle emissioni di co2”.

Riteniamo fondamentale avvicinare la popolazione al nostro lavoro e a temi fondamentali per il nostro futuro come il cambiamento climatico e il ruolo che possono avere le tecnologie (in questo caso le Ccs) per contribuire alla mitigazione del fenomeno. Per questo motivo abbiamo avviato programmi con le scuole, l’università e con organizzazioni internazionali come il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite. E con lo stesso spirito si ritiene doveroso precisare alcuni passaggi che forse potrebbero ingenerare confusione o allarmismo nei lettori.

1. Il fine del permesso di ricerca “Monte Ulmus” non è estrarre metano ma caratterizzare il bacino, vale a dire studiare la composizione del sottosuolo. Un’attività che non comporta rischi, serve piuttosto ad escluderli.
2. Il progetto di Mongstad è solo uno di quelli sulle Ccs avviati nel mondo. Per restare alla sola Norvegia, portata ad esempio nel pezzo, ci sono infatti anche casi di successo come quelli di Sleipner (in funzione dal 1996) e di Snohvit (dal 2008). Nel sito di Mongstad il Parlamento norvegese ha dato l’alt al progetto di costruzione della centrale e ha chiesto invece che proseguissero le sperimentazioni sull’impianto pilota.
3. Sotacarbo non ha mai beneficiato di aiuti di Stato né è oggetto di alcuna procedura aperta di infrazione. È una società di ricerca: non estrae carbone né produce o vende energia elettrica o altro. I campi di studio principali sono: efficienza energetica, rinnovabili e tecnologie innovative per l’utilizzo di fossili a emissioni zero.
4. Lo studio del National Research Council sulla relazione tra i terremoti e lo stoccaggio dell’anidride carbonica (2012) era stato commissionato nel 2010, dietro richiesta del Senato Usa, dal già citato Steven Chu, allora segretario del Dipartimento dell’Energia statunitense. Il Rapporto ha stabilito che i rischi di terremoti sono minimi, comunque controllabili, e che non è stato registrato alcun danno a cose o persone. I dubbi maggiori, nel caso di grandi siti per le Ccs, riguardavano la convenienza economica di una tecnologia che per garantire la sicurezza dei siti ha costi molto elevati.

Ringraziando per lo spazio concesso, e ribadendo la disponibilità della società a qualunque chiarimento o confronto su questi argomenti, porgo i miei migliori saluti.

Mario Porcu
Presidente Sotacarbo

 

Nel ringraziare il dott. Porcu per il suo intervento,

colgo l’occasione per rettificare un’informazione contenuta nell’articolo “Nel Sulcis le trivelle scaldano i motori” uscito su questo giornale lo scorso 18 luglio. La Sotacarbo, infatti, non risulta coinvolta nella procedura d’infrazione aperta dalla Commissione Europea contro la Carbosulcis per aiuti di stato.

In relazione agli altri rilievi mossi dalla società, ribadisco invece la correttezza di quanto scritto nell’articolo in questione.

Piero Loi

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