“Non vogliamo i rifiuti di altre regioni”. Giunta sarda rischia l’incostituzionalità

“In materia di rifiuti speciali la nostra parola d’ordine è autosufficienza. Nessuna autorizzazione dunque al conferimento da altre regioni”. Lo mette nero su bianco l’assessora all’Ambiente, Donatella Spanu, dopo il caso di Olbia con un carico di fanghi arrivato dalla Campania e stoccato nella discarica del Cipnes, il Consorzio industriale del territorio, facendo aprire un’indagine alla Procura di Tempio Pausania (leggi qui). Per rifiuti speciali devono intendersi tutti gli scarti derivanti dalle produzioni industriali e che vengono classificati in “non pericolosi”, come ad esempio computer e macchinari, e “pericolosi stabili non reattivi”, in cui rientrano i fanghi.

La titolare dell’Ambiente nella giunta di Francesco Pigliaru fornisce più di un dettaglio tecnico, a cominciare “dagli indirizzi” recentemente inseriti per “l’aggiornamento relativo al Piano dei rifiuti speciali – continua la Spano – come nella delibera del 27 novembre scorso”. In buona sostanza, la Regione afferma di aver ribadito la decisione di non accogliere rifiuti non sardi anche attraverso l’ultimo atto amministrativo approvato poco meno di un mese fa. “Autosufficienza – prosegue la nota dell’Ambiente – significa che l’impiantistica per lo smaltimento dei rifiuti deve essere dimensionata alla produzione della nostra Isola e non di altri luoghi”.

Tuttavia ci sono elementi che non tornano nella posizione espressa dalla Spano. Intanto: nella delibera del 27 novembre è scritto: “Sia favorita la realizzazione di un sistema impiantistico territoriale che consenta di ottemperare al principio di prossimità (cioè lo smaltimento in luoghi vicini alla produzione dei rifiuti), nel rispetto della libera circolazione delle merci nel territorio dell’Unione europea”. E anche gli scarti industriali sono classificati come “merci”.

Il secondo elemento da tenere in considerazione è la legge regionale 6 del 2001 (la Finanziaria di quell’anno), bocciata successivamente dalla Consulta nella parte che prevedeva il divieto di importazione perché incostituzionale: i giudici hanno dichiarato illegittimo che la Regione abbia normato la materia dei rifiuti extra urbani, considerata di competenza esclusiva dello Stato. All’articolo inserito nella manovra del 20111 e poi abrogato dalla Corte, fa un accenno la stessa assessore, che puntualizza: “I nostri atti stanno perfettamente all’interno del quadro normativo, a differenza di qualche altra norma, come la legge 6”.

Stando al quadro legislativo attualmente vigente in Italia, non è ammesso lo smaltimento extraregionale dei soli rifiuti urbani, come stabilito dall’articolo 182 del decreto legislativo 152/2006. Sebbene, negli anni dell’emergenza a Napoli fu lo Stato a gestire il trasferimento della spazzatura ‘domestica’ in tutta Italia proprio per superare quella contingenza.

La Spano, senza indicare i casi specifici, annuncia la stretta sugli impianti considerati irregolari. E chiarisce: “Gli uffici regionali hanno già da tempo avviato la procedura istruttoria sui conferimenti non autorizzati che sono stati rilevati. Non solo. Abbiamo intensificato i controlli, disponendo misure di verifica sui contenuti dei rifiuti – è la sottolineatura -. Proprio perché abbiamo a cuore l’interesse dei sardi e della Sardegna e ci teniamo particolarmente, in materia di rifiuti, a essere virtuosi come i dati riconoscono”.

Insomma una partita, quella dello stop allo smaltimento degli scarti industriali non sardi, destinata a far discutere. Specie le aziende che hanno le discariche dove in Sardegna vengono stoccate le sostanze pericolose e non. E a cui il nostro giornale ha dedicato nei giorni scorsi una puntata di una più ampia inchiesta sull’ambiente. Precisamente la mappatura degli impianti attivi in Sardegna. (al. car.)

 

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