Presidente Pigliaru, vigila sulle relazioni tra Fondazione e Bper

Da Paolo Fadda, amministratore del Banco di Sardegna dal 1968 al 1988, riceviamo e pubblichiamo questo testo che prosegue il dibattito avviato alcuni giorni fa da Antonio Sassu.

Quel che sta ora avvenendo al Banco di Sardegna (proprio per quel che ne ha scritto giorni fa, con molta autorevolezza, l’amico Antonio Sassu) credo che riproponga in maniera decisamente urgente una riflessione sulla Fondazione, sul suo ruolo e sulle sue responsabilità come secondo grande azionista. E questo non solo nella sua qualità di detentrice del 49 per cento del capitale, ma come istituzione pubblica al servizio della società sarda e dei suoi interessi. Per essere ancora più chiari, si è dell’avviso che le sue decisioni ed i suoi atti non debbano essere “privati”, cioè personali o di clan, ma siano d’interesse pubblico generale.

Ritengo che proprio quel che sta avvenendo in questi ultimi tempi, tra Modena e Sassari, debba richiedere un’attenzione particolare da parte della politica regionale. Non a caso, infatti, quell’accentuarsi della spoliazione degli assets più interessanti del patrimonio del Banco, avviene allorché la Banca popolare dell’Emilia Romagna va attraversando un momento assai difficile: dovrà infatti ricapitalizzarsi di una cifra fra i 700 ed i 1000 milioni di euro per rientrare nei parametri della banca europea per non sottostare a pesanti sanzioni; parrebbe inoltre soffrire di una preoccupante discontinuità dirigenziale visto il rapido avvicendarsi di amministratori delegati, dopo la forzata fuoruscita di Guido Leoni, l’abile autore dell’acquisizione del Banco nel 2000.

L’opinione pubblica sarda avrebbe quindi necessità, nonché il diritto, di meglio conoscere la “ratio” degli ultimi (e dei penultimi) atti intercorsi tra Fondazione e Bper, anche per capire se quei rapporti siano stati determinati, o meno, da interessata od improvvida sudditanza.

Al Presidente Francesco Pigliaru, che già in passato ha rivolto un’attenzione giustamente critica alle vicende del Banco, non si può non chiedere di voler “vederci chiaro” sugli atteggiamenti della Fondazione in presenza di queste ultime, pericolose ed inquietanti manovre dei banchieri modenesi, perché non si vorrebbe che il riassetto patrimoniale della loro banca dovesse avvenire, soprattutto, con un’ulteriore pesante spoliazione a nostro danno. Non sarebbe poi male – domando – ricercare la possibilità di liberarsi da quei “patti parasociali” con cui la Fondazione si è consegnata mani e piedi ai suoi soci della Bper?

Paolo Fadda

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