Lirico, il processo Zedda svela la campagna denigratoria contro la Crivellenti

Il Lirico di Cagliari campo di battaglia di uno scontro politico: ecco cosa è successo nella Fondazione dalla fine del 2012 a oggi.

“Con la gestione Crivellenti, nel 2013, il Lirico di Cagliari è passato dal penultimo al terzultimo posto nella classifica nazionale per l’assegnazione del contributo del Fondo unico per lo spettacolo (Fus)“. Così, il 18 novembre scorso, ha detto in tribunale Salvatore Nastasi, l’ex direttore dello Spettacolo dal vivo al Mibact (ministero dei Beni culturali), citato dall’accusa come teste nel processo che vede imputato Massimo Zedda per abuso d’ufficio. Il procedimento ruota intorno alla nomina della stessa manager  a sovrintendente della Fondazione, di cui il sindaco – primo sponsor della Crivellenti – era allora presidente. Ma adesso che il processo si avvia verso la conclusione (mancano solo l’udienza del prossimo 16 dicembre e la sentenza), quelle dichiarazioni diventano centrali nella valutazione finale che spetterà al giudice Claudio Gatti.

Serve una premessa – che è poi una breve cronistoria -, per inquadrare l’importanza della deposizione resa dall’ex dirigente Mibact: nel 2012, quando la Crivellenti venne nominata sovrintendente, il Lirico di Cagliari era l’ultima roccaforte politica rimasta al centrodestra battuto da Zedda alle Amministrative di due anni prima. E fu un voto storico, quello, perché segnò la fine dell’enorme potere elettorale esercitato sino ad allora dalle famiglie della borghesia cagliaritana, per decenni decisive nella scelta del sindaco. Sul Lirico, dunque, si stavano giocando gli ultimi scampoli di uno scontro certamente politico, ma anche specchio di un mutamento sociale che stava investendo la città.

In questo solco, il processo contro il sindaco si sta rivelando una cartina di tornasole di quel clima che ha animato la città. Un clima che si è manifestato soprattutto in una velenosa campagna mediatica contro la manager per tutti i suoi undici mesi di mandato. Ora si scopre che quella gestione, bollata strumentalmente come “la peggiore della storia della Fondazione” non lo era affatto. Anzi, forse vale l’affermazione contraria. Numeri alla mano.

Si aggiunga che lo scorso marzo, quando Zedda è stato rinviato a giudizio su richiesta del pm Giangiacomo Pilia, la campagna mediatica contro la gestione Crivellenti è ricominciata con una petizione, pubblicata sull’autorevole sito Change.org. Giovanni Podda, il primo firmatario, chiedeva a Zedda si dimettersi da presidente della Fondazione “per il bene e la dignità della più importante istituzione della Sardegna”. Seguiva, a sostegno di quell’invito-appello, un lungo rosario di accuse che cominciavano proprio con la nomina della Crivellenti a sovrintende.

Sulla petizione la stessa manager ha sporto querela, per diffamazione: il pm incaricato ha chiesto l’archiviazione, ma la difesa della Crivellenti ha presentato un’istanza di opposizione.

Fatto sta che la gestione Crivellenti, a differenza di molte altre negli ultimi quindici anni, si è conclusa con un utile di esercizio (differenza tra spese e incassato) pari a 29mila euro. Ancora: nel 2013 gli spettatori paganti sono stati 10mila in più rispetto all’anno precedente, tanto da invertire una rotta negativa cominciata nel 2009 e durata sino al 2012. Ciò che si è tradotto in 70mila euro in più di guadagno sui biglietti.

Insomma, da un lato il posto scalato nella classifica nazionale per l’assegnazione del contributo Fus e, dall’altro , gli ingressi venduti, non possono certo far dire che la sovrintendenza Crivellenti sia stata “la peggiore della storia sia in termini quantitativi che qualitativi”, a differenza di quanto scritto nella petizione.

Peraltro: vero che nel 2013 il Lirico di Cagliari ha ottenuto il punteggio più basso nella graduatoria nazionale per il criterio della qualità artistica. Ma questo è avvenuto anche nelle quattro stagioni precedenti a quella della Crivellenti e nella stagione successiva, con la sovrintendenza Meli. Tanto che Nastasi – e si tratta di un’altra circostanza emersa nel processo Zedda – ha parlato del teatro cittadino come di “una Fondazione a cui il Mibact ha sempre associato a bilanci in deficit e a continue tensioni sindacali”.

Nell’udienza dello scorso 18 novembre è stato citato, sempre come teste dell’accusa, Massimo Biscardi, direttore artistico dal ’92 al 2010. Un anno fa, quando venne convocato in Procura come persona informata dei fatti, definì gli undici mesi della sovrintendenza Crivellenti come “catastrofici sotto il profilo gestionale, artistico e politico”. Una settimana fa, però, l’ex direttore artistico ha parlato di “risultati di alto profilo”. Poi quando Fabio Pili, uno degli avvocati di Zedda (l’altro è Giuseppe Macciotta) gli ha fatto notare la diversità di posizione rispetto alla dichiarazione resa al pm, Biscardi ha confermato la prima versione.

A fare da spartiacque rispetto al balletto di accuse c’è certamente la relazione nazionale della Corte dei Conti, scritta annualmente per fare il punto sui teatri lirici italiani. L’ultima pubblicata nel 2014 è relativa alle gestioni 2013. Tra le considerazioni di sintesi, per l’ente di Cagliari viene confermato l’utile di esercizio a 29mila euro.

Si legge ancora: “Costo complessivo tra i meno alti nell’insieme delle Fondazioni nazionali e in leggera contrazione nel 2013, ma non sostenibile a fronte di ricavi piuttosto modesti, fra i più bassi d’Italia”. Perché il problema nella struttura di via Sant’Alenixedda è “il forte indebitamento”, pari a “oltre 15 milioni” nel 2013, “in notevole aumento nel 2013 rispetto al 2012”. Ma la Crivellenti poco poteva fare. Gli stessi giudici contabili hanno imputato il deficit soprattutto “ai maggiori crediti non riscossi per mancata corresponsione dei contributi da parte degli enti locali”. Un problema strutturale, a ben vedere, di cui adesso dovrà farsi carico Claudio Orazi, il nuovo sovrintendente scelto dal Consiglio di indirizzo e che attende ora il via libera dal Mibact.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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