Una lobby di affaristi ha affossato la rivoluzione scolastica

Oggi migliaia di studenti sardi avrebbero potuto assaggiare il futuro. Si parla di scuola digitale, un progetto rivoluzionario avviato dalla giunta Cappellacci nel 2009 sotto la guida del filosofo e docente universitario Silvano Tagliagambe. Sulla carta, l’anno scolastico appena iniziato avrebbe dovuto segnare l’inizio di una nuova era. E invece rimangono solo le famose lavagne interattive e la promessa di 30mila tablet. Che però non hanno contenuti: semplici involucri, costosi gadget distribuiti a qualche mese dalle elezioni.

I contenuti non ci sono perché la Regione ha abbandonato il progetto originario, revocando il bando pochi giorni prima della scadenza e, sotto la spinta del Ministero dell’Istruzione si è accodata, ritagliandosi un ruolo a dir poco subalterno, a un progetto nazionale capitanato dalla Puglia. Una mossa incomprensibile, che però si tinge di nuove tinte, opache se non fosche, per via dei recenti sviluppi dell’inchiesta condotta dalla Procura di Milano sulla Bpm e, in seconda battuta, sulla società Interattiva srl della cagliaritana Ilaria Sbressa, ora reclusa nel carcere di San Vittore.

I dettagli sono contenuti nell’inchiesta “Favori e affari sulla pelle degli studenti sardi” (leggi). È una vicenda intricata e complessa. Quel che però salta agli occhi è molto semplice: la Sardegna ha perso un’occasione forse unica, e con lei gli studenti e le famiglie isolane. Se tutto fosse andato avanti senza interferenze, i docenti e gli studenti sardi avrebbero potuto avere, senza alcun onere, materiali didattici digitali innovativi.

Ancora, studenti e famiglie avrebbero potuto disporre, già da questo anno scolastico, di servizi quali l’help on line, e cioè il supporto gratuito in rete per il recupero dei debiti scolastici (una sorta di sistema organizzato di ripetizioni per gli studenti in difficoltà, sgravando le famiglie, ancora una volta, dal peso delle ripetizioni private). Inoltre i docenti avrebbero potuto fruire di un percorso mirato e completo di formazione all’uso delle nuove tecnologie e delle metodologie didattiche innovative. Insomma, un’autentica rivoluzione e boccata d’ossigeno per la disastrata scuola sarda, indicata pochi giorni fa dal ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, nel suo discorso per l’apertura dell’anno scolastico a Casal di Principe, come modello negativo di livello europeo per il fenomeno della dispersione scolastica.

Tutto naufraga in pochi mesi, tra aprile e luglio del 2012, quando la Scuola digitale pensata da Silvano Tagliagambe incrocia i ‘saggi’ del Ministero dell’Istruzione, appoggiati dall’accomodante giunta Cappellacci: il progetto viene affossato. La Regione non ne trae alcun vantaggio, anzi. L’unico soggetto che, secondo alcune testimonianze, pare avere un beneficio da questa scelta è la Interattiva srl, guidata come detto da Ilaria Sbressa e dal marito Andrea Ambrogetti, responsabile delle relazioni istituzionali Mediaset. La prima è a San Vittore, il secondo ai domiciliari.

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