La privacy per gli evasori e la gogna per i poveracci

“Fisco, l’avvocato fantasma” (titolo de l’Unione sarda oggi in edicola). Poche pagine dopo, altro titolo: “Ittiri, evade dai domiciliari, arrestata dai carabinieri”.

Con una sostanziale differenza. Che, a leggere l’articolo, “l’avvocato fantasma” resta tale. Senza nome. E rimane anonimo anche l’altro soggetto, un pizzaiolo, che, secondo la Guardia di Finanza di Iglesias, ha dato il suo fattivo contributo a un’evasione fiscale da mezzo milione di euro. Mentre invece l’evasa dagli arresti domiciliari ha una precisa identità, che viene subito rivelata ai lettori. Si chiama Anna Mureddu, ha 47 anni, ed era stata arrestata per aver rapinato del cellulare e di pochi contanti un giovane che attendeva l’autobus a Sassari.

Attenzione. Il problema non è  l’Unione sarda. Che abbiamo citato a esempio solo perché, dedicando grande attenzione alle cronache locali, il quotidiano di Cagliari è più esposto di altri a questo tipo di contraddizione. Che colpisce tutti gli organi d’informazione, compreso il nostro. Anche Sardinia Post, infatti, ha dato la notizia dell’individuazione dei due evasori totali iglesienti senza i loro nomi.

Non è un problema nuovo. E anzi, nel tempo, si è un po’ attenuato. Sono (quasi) del tutto scomparse le immagini di ragazzi poco più che maggiorenni con le manette ai polsi. Anche se va detto che non si vedono più perché all’inizio degli anni Novanta, i tempi dell’inchiesta su Tangentopoli, identiche immagini di un noto esponente politico suscitarono un tale scandalo che si decise di vietarne la pubblicazione. Prima di allora l’avevano chiesto, invano, solo alcuni isolati estremisti del principio di uguaglianza.

Sfugge alla logica e al buonsenso la ragione per cui soggetti socialmente forti e garantiti, che rubano alla comunità centinaia di migliaia di euro, debbano essere tutelati. E soggetti deboli dal punto di vista economico e culturale, che più di tutti dovrebbero essere protetti nella speranza di un recupero, vengano esposti senza alcun riguardo al pubblico.

Di certo, su questo fronte, gli organi di informazione possono fare poco. Sono le autorità di polizia a decidere quali notizie rendere pubbliche e quali no. E se anche un giornale decidesse di tutelare l’identità dei poveracci, a svelarla sarebbe qualche altro. Un comportamento coerente e non discriminatorio deve essere adottato alla fonte.Cioè da carabinieri, polizia, guardia di finanza e magistratura.

Intanto, per porre parziale rimedio, sarebbe opportuno svelare – fermo restando il principio della presunzione di non colpevolezza – i nomi dell’avvocato e del pizzaiolo. Magari si eviterebbe a qualcuno di farsi andare una parcella, o una “napoletana”, di traverso.

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