L’intervento umanitario di Alfano. E la Sardegna sempre più debole

Nelle cronache politiche sulla Sardegna bisognerà introdurre d’ora in poi lo stesso criterio che nel resto del Paese si adotta per la cronaca nera. Se arriva in una redazione la notizia di una rapina, si chiamano subito polizia o carabinieri per domandare se effettivamente la rapina è avvenuta. E’ una precauzione che si adotta di routine per evitare di scrivere inesattezze e perché esistono gli impostori e i millantatori.

Nelle cronache politiche, invece, quando la notizia arriva da una fonte qualificata dal proprio ruolo (un parlamentare, un consigliere regionale, un governatore) si dà per scontato che il fatto materiale sia vero. Questo perché se ne ha riscontro formale in qualche provvedimento di legge. Si ritiene impossibile che un esponente delle istituzioni faccia riferimento a leggi inesistenti. Verrebbe smentito facilmente.

Così quando il governatore Cappellacci ha detto che era stata cancellata dalla Finanziaria la norma sull’Irap, si è dato per scontato che il fatto fosse avvenuto. Si scopre ora che o non è proprio avvenuto, o comunque è avvenuto in termini così sostanzialmente diversi da configurare un fatto diverso. In sostanza, Ugo Cappellacci ha presentato come norma di legge un proposito, da realizzare attraverso un confronto, che è peraltro in atto. L’assenza di quella norma nella bozza della Finanziaria non indica che la norma è stata “cancellata”, per la semplice ragione che essa non è mai esistita come tale.

Sulla base di un presupposto tecnicamente falso, si è imbastita una drammatizzazione propagandistica nella quale il governatore ha trovato il sostegno solidale del vicepremier Angelino Alfano, suo compagno di partito. Il quale ha detto, con particolare enfasi, ciò che era anche prima del tutto ovvio, e cioè che il governo non intende interrompere il negoziato con la Sardegna sulla fiscalità di vantaggio. Negoziato di cui si fa infatti menzione nella relazione tecnica alla legge finanziaria.

Se questa fosse una normale trattativa, il comportamento di Ugo Cappellacci creerebbe un danno. Perché l’altro contraente non gradirebbe d’essere accusato, mentre il confronto è in corso, d’essere un imbroglione in malafede. In questo caso l’altro contraente è il governo delle larghe intese. L’arco delle forze, e delle personalità politiche, presenti al suo interno, è così ampio che le offese di Cappellacci possono essere, almeno da qualcuno, trattate con l’indulgenza che si riserva alle persone in difficoltà.

In tutto questo, rispetto all’Italia, la Sardegna diventa un mediocre palcoscenico dove il governatore combatte, con tutti i mezzi, una battaglia disperata per la propria sopravvivenza politica. Non è la condizione migliore per condurre una trattativa seria.

G.M.B

 

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