Un “gesto inspiegabile”, una spiegazione certa

La pagina Facebook di Mario Mulas racconta una storia di questo nostro tempo. La vita di un uomo normale con le sue passioni e le sue fragilità, i suoi dolori e i suoi sogni. Non un uomo solo. Il 13 marzo – giorno del suo quarantaquattresimo compleanno – riceve gli auguri da decine di amici. Tanto che, non avendo il tempo di farlo uno per uno, scrive un post di ringraziamento collettivo. E il 17 aprile, 24 ore prima di uccidersi, ne scrive uno con gli auguri di Pasqua: “Compagni e compagne, amici e amiche, colleghi e colleghe, vi giungano anche se in notevole ritardo i miei più sinceri auguri di buone feste pasquali, vi abbraccio tutti”.

Quando un uomo si uccide tutti quelli che lo conoscevano e anche quelli che hanno appena sfiorato la sua vita negli ultimi istanti – magari solo per aver letto per caso un messaggio di addio su Facebook – si cimentano nell’impresa impossibile di individuare la ragione del gesto. Si ragiona sui suoi lutti, sulle sue delusioni amorose, sulle difficoltà sul lavoro. E sempre si arriva alla conclusione che tutto questo non basta. Che non c’è alcuna proporzione tra quei lutti, quelle difficoltà, e la decisione di farla finita. Di solito si arriva a pensare che c’era “qualcosa di più”. Una “cosa” indefinibile che, convenzionalmente, chiamiamo “depressione”. In questo modo si ottiene il solo risultato di dare un nome a ciò che è innominabile, una spiegazione all’inspiegabile.

No, è impossibile trovare una ragione in un gesto assurdo. Perché è proprio il gesto a negare la ragione. Ma forse si può riflettere su un dato. Un dato oggettivo di questi ultimi anni. Cioè sul fatto che ormai conviviamo col suicidio. Mario Mulas il 15 aprile, sei giorni prima di togliersi la vita, aveva postato sulla sua pagina Facebook il link di un articolo pubblicato sul sito di un quotidiano locale, La Nuova Vicenza. Il titolo: “Ennesimo suicidio da crisi a Vicenza, il dover di parlarne”. La prima righe: “Venerdì 11 aprile a Vicenza si è impiccato in casa un artigiano 48enne. La guerra della crisi economica ha fatto un’altra vittima, l’ennesima. Il suicida, come le decine e decine che l’hanno preceduto in questi anni, ha lasciato un biglietto in cui ha vergato il motivo della sua morte volontaria: i debiti”.

Non era un articolo di cronaca ma una riflessione (a firma di Alessio Mannino) sul fenomeno dei “suicidi da crisi”. E’ evidente che se Mario Mulas ha pensato di postarlo sulla sua pagina Facebook ne è rimasto colpito. Lo ha, in senso letterale, “condiviso”. Vi si legge ancora: “Non si contano più i casi di poveri cristi ammazzatisi per la recessione (uno ogni 2 giorni e mezzo nel 2013). Molti piccoli imprenditori, ma anche lavoratori disoccupati. Il problema è riuscire a intercettare gli individui in pericolo prima che commettano l’irreparabile…”

Mario Mulas non ne ha dato il tempo a nessuno. Il suo messaggio di addio alla vita è stato visto subito da un’amica che ha scritto uno dopo l’altro una decina di brevissimi commenti nel tentativo di fermarlo, e subito dopo si è aggiunta un’altra amica. Niente. Silenzio. Tutto fa pensare che l’uomo avesse abbandonato il pc subito dopo aver scritto il suo ultimo post.

Questo forse lo accerteranno i medici, se si vorrà tentare di ricostruire l’orario della morte. Quello che è già certo è che questo suicidio – inspiegabile come tutti i suicidi per le motivazioni interiori, sulle quali si può solo tacere rispettosamente – ha tra le sue motivazioni “esterne” la stessa di tanti altri suicidi di questi ultimi mesi e di questi ultimi anni, cioè gli effetti della crisi economica, la difficoltà di trovare un lavoro stabile, l’angoscia per il futuro. Ed è certo che se sulle cause interiori la collettività può fare poco, su questa causa sociale può fare moltissimo. Si tratta, banalmente, di combattere la diseguaglianza e l’ingiustizia. Mario Mulas lo faceva, era un militante politico di sinistra ma, evidentemente, ieri ha perso ogni speranza. Forse se questa speranza non fosse crollata non staremmo oggi a parlare della sua morte.

G.M.B.

 

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