Maninchedda candidato governatore? Dialogano Partito dei Sardi e Psd’Az

Prove di dialogo tra Partito dei Sardi e Psd’Az. Trattano le diplomazie delle due forze politiche per capire i margini di manovra rispetto alla nascita di un polo indipendentista-democratico. Una coalizione che potrebbe trovare un punto di equilibrio nelle imminenti elezioni politiche e nell’eventuale corsa di Paolo Maninchedda a candidato governatore della Sardegna col voto del 2019 (Lui, non più di un mese fa, nella direzione nazionale del suo partito aveva detto: “O alle prossime Regionali facciamo una cosa nuova, grande e entusiasmante o non sono disponibile”). La cartina di tornasole delle manovre è l’agenda fitta dell’ex assessore ai Lavori pubblici, chiamato in più di un’occasione a partecipare ad alcuni incontri promossi da imprenditori locali, tanto a Cagliari quando in Gallura.

Si intrecciano passato e futuro nelle intenzioni di Partito dei Sardi e Quattro Mori, visti proprio i trascorsi politici di Maninchedda che nel 2008 entrò nel Psd’Az per poi ricevere il cartellino rosso cinque anni più tardi, quando decise di fondare il Partito dei Sardi insieme al semiologo Franciscu Sedda, l’attuale segretario nazionale che starebbe favorendo il dialogo col parigrado sardista Christian Solinas. Ma i rapporti tra l’ex assessore e il Psd’Az non si sono mai realmente interrotti.

Non è dato sapere i due partiti si siano dati un tempo per studiare l’eventuale battesimo del polo indipendentista-democratico. Ma l’impressione è che il progetto abbia già un’anima: rendere l’opzione dell’autogoverno dei sardi (“gradualmente, pacificamente ma con determinazione”, ripete come un mantra Maninchedda) la discriminante della scelta elettorale rispetto allo schema centrosinistra o centrodestra, come è nel Dna di Pds e Psd’Az. Sia Maninchedda che i sardisti hanno infatti dimostrato, per curriculum e nella storia recente, tanto a livello locale quanto regionale, di poter fare alleanze programmatiche con l’una o l’altra coalizione indifferentemente.

Prendere tutto questo come una porta sbattuta in faccia al Pd, la prima forza politica della Sardegna, è un azzardo, oltre che improprio. Sia Sedda che Maninchedda hanno sempre bollato l’esperienza catalana di unità tra l’area progressista e quella riformista cattolico-democratica come l’opzione prediletta. E anche il segretario sardista è assiduo interlocutore di autorevoli esponenti del Pd.

Ci sono poi settori importanti dell’area liberal che negli anni passati hanno sostenuto il centrodestra e oggi guardano alla possibile candidatura di Maninchedda come occasione per sottrarsi all’abbraccio con Forza Italia: uno su tutti l’ex consigliere regionale Nanni Campus, frequentatore fisso degli eventi pubblici turritani del Partito dei Sardi e che ha già annunciato la sua candidatura a sindaco di Sassari sostenuto da liste civiche. Proprio Campus nel 2014 rese pubblico il suo voto a Francesco Pigliaru in aperta opposizione a Ugo Cappellacci.

Quello a cui stanno lavorando Pds e Psd’Az è dunque un modello politico fluido che i due partiti, adesso, vorrebbero riproporre da padroni di casa e non da ospiti, creando appunto un asse alternativo agli schieramenti tradizionali.

Non è la prima volta che in Sardegna si tenta di superare il bipolarismo, iscrivendone una parte all’indipendentismo moderno. Gli stessi RossoMori, nati come dissidenti all’interno del Psd’Az ai tempi di Giacomo Sanna segretario nazionale, sembravano vicini al traguardo. Lo aveva detto il presidente Gesuino Muledda in un’intervista a Sardinia Post lo scorso 16 febbraio (leggi qui). Ma poi si sono un po’ perse le tracce di quel polo per l’autodeterminazione (così era stato chiamato). Però l’ex segretario dei Rossomori Paolo Mureddu spesso commenta sul blog “Sardegna e libertà” di Maninchedda.

Chissà se con Pds e Psd’Az sarà la volta buona. Di certo l’ex assessore ai Lavori pubblici, che ha lasciato la giunta Pigliaru a maggio (qui la sua lettera di addio), le scorse settimane ha partecipato a una riunione di imprenditori a Villa Fanni, a Cagliari. Chi ha visto il tavolo, parla di figure di primo livello, tutti rigorosamente sardi e tutti del settore dell’agroalimentare. In Gallura, invece, per gli incontri di Maninchedda hanno fatto da salotto le cantine Surrau dell’imprenditore Tino Demuro, molto vicino al Pd, seppure mai tesserato, e molto amico dell’ex assessore. Non solo: almeno in un’occasione Maninchedda, presidente e fondatore del Pds, è stato visto nei locali di Demuro con il segretario del Pd, Giuseppe Luigi Cucca. La stessa cornice ha ospitato un incontro informale tra Maninchedda e Giorgio Oppi, il quale in Consiglio regionale ha lavorato alla costruzione della “Coalizione civica sardista”. Si tratta di un intergruppo che unisce quattro esponenti dello scudo crociato (oltre a Oppi, Gianluigi Rubiu, Giuseppino Pinna e Alfonso Marras), più due del Psd’Az (lo stesso Solinas e Angelo Carta) e Gaetano Ledda de La Base.

I segnali sulla nascita di un polo indipendentista-democratico trovano riscontro non solo nella recente Costituzione sarda scritta e presentata alla stampa dal Pds (leggi qui), ma anche nei mutati equilibri nel Psd’Az, dove nell’ultimo Consiglio nazionale Giacomo Sanna si è astenuto sulla linea del partito, decidendo in qualche modo di sospendere la guerra contro Solinas, a sua volta un promotore del polo indipendentista-democratico. Aperto ai moderati di area centrista e a cui i socialisti del Pd sembrano guardare con un certo interesse.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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