Fondi ai gruppi, ed ecco i collaboratori in nero

Niente contributi, niente Trf e niente ferie. Così lavoravano i 5 collaboratori dell’ex consigliere Giommaria Uggias (Idv), accusato di peculato.

Collaboratori in nero al Consiglio regionale: niente contributi, niente Trf, niente ferie. E nemmeno contratti da Co.co.co, ma solo un saldo una tantum. È emerso oggi nella nuova udienza del processo sui fondi ai gruppi: 19 gli imputati, tutti eletti nella legislatura 2004-2009. Si aggiunga la condanna già arrivata per l’ex Idv Adriano Salis e una posizione stralciata, quella di Silvestro Ladu, ex Fortza Paris. Fatto sta che questa mattina in tribunale a Cagliari, davanti al presidente Mauro Grandesso della prima Sezione penale, è stato il turno di cinque ex collaboratori di Giommaria Uggias, ex consigliere regionale ed ex europarlamentare, attuale segretario sardo del partito. I cinque testimoni sono stati citati dal pm Marco Cocco, perché Uggias, a novembre 2009, all’indomani dell’avviso di garanzia per peculato ricevuto dalla Procura, consegnò al pubblico ministero le dichiarazioni degli ex collaboratori: i cinque sottoscrissero di aver lavorato a pagamento per l’ex consigliere regionale, tra il 2007 e il 2009. E oggi, appunto, hanno risposto alle domande del pubblico ministero e degli avvocati.

Nelle due ore abbondanti di interrogatorio sono venuti fuori due particolari su tutto: il primo è che nessuno degli ex collaboratori è mai stato contrattualizzato; il secondo è che le scritture private tra Uggias e i cinque testi risalgono a un periodo successivo al lavoro svolto, in alcuni casi è passato anche un anno. La ragione l’ha spiegata in aula lo stesso ex consigliere regionale, con una dichiarazione spontanea: “Il 31 ottobre 2009 – ha detto Uggias- ricevetti l’avviso di garanzia per peculato (la somma contestata è di 32.500 euro). Due giorni dopo, cioè il 2 novembre, mi presentai in Procura, nell’ufficio del pm Cocco, per portare un primo elenco di spese sostenute durante la legislatura. Dal quel giorno, e fino al 19 dello stesso mese, lavorai esclusivamente per cercare tutte le pezze giustificative. Quindi contattai le persone che nel tempo avevano collaborato con me. Il 20 novembre consegnai alla Procura anche le dichiarazioni dei cinque collaboratori”.

I testi sentiti oggi sono Tito Varrucciu, Raffaella Lizzano, Gianmario Addis, Enrico Mura e Salvatore Piero Zappadu, tutti olbiesi o residenti nel capoluogo della Gallura, dove è nato e vive anche Uggias.

Nel dettaglio, il compito di Varracciu, un operatore del cimitero, era “cercare le location degli incontri coi cittadini e attaccare manifesti elettorali”. Lizzano e Mura hanno spiegato invece di “aver lavorato nel progetto della Banca del tempo”, tanto “da essere andati pure a Roma per perfezionare la conoscenza dell’iniziativa senza scopo di lucro”. Addis ha chiarito che la sua collaborazione consisteva “nel fare relazioni su svariati temi, anche di natura amministrativa”. Zappadu, infine, ha curato per Uggias “il sito internet Civitas domani”.

Varracciu ha incassato da Uggias 1.000 euro; per la Lizzano 2.500 euro in cinque mesi, “io facevo anche sondaggi telefonici”; 2.650 euro li ha presi Mura; 700 sono andati ad Addis; il compenso di Zappadu era di 1.000 euro al mese, “per 13 mensilità”.

Ai cinque testi il pubblico ministero ha chiesto se avessero conservato copia dei lavori svolti, ma tutti hanno detto di aver avuto problemi con i propri pc, perdendo il materiale prodotto durante gli incarichi professionali. Di certo, sarà il giudice a decidere se i temi per i quali i cinque collaboratori sono stati reclutati da Uggias, hanno attinenza (o meno) con l’attività di un consigliere regionale. Nel caso di Salis, per esempio, il gup Cristiana Ornano ha stabilito che ci fosse  “un interesse privato, anche se di tipo politico”, ciò che è valso all’ex dipietrista una condanna a un anno e otto mesi.

L’udienza di oggi si era aperta alle 11 con il controesame del maresciallo della Guardia di finanza, Luca Erriu, che ha svolto parte delle indagini per conto della Procura. Erriu, tra le altre cose, ha controllato il conto bancario dell’ex consigliere regionale sardista Beniamino Scarpa, da cui risultano 90mila euro di accrediti rispetto ai quali “non è stato possibile ricostruire la provenienza”. Ci sono poi “34mila euro di rimborsi benzina”.

Dopo il maresciallo è stato il turno di Ornella Piredda, l’ex dipendente dei gruppi in Consiglio regionale dal cui esposto presentato nel 2009 sono partite entrambe le inchieste sul presunto peculato nel palazzo di via Roma. Ovvero, 24 milioni di spese sospette, spalmate nel decennio 2004-2014, durante la XIII e la XIV legislatura. Anche per la Piredda, difesa dall’avvocato Andrea Pogliani, c’è stato il controesame che si concluderà definitivamente il prossimo 27 giugno. Nell’udienza si parlerà del presunto mobbing che, ai danni dell’ex impiegata, avrebbe commesso l’ex presidente del gruppo Misto, Giuseppe Atzeri. Il 7 luglio saranno sentiti i testimoni di parte civile. La posizione di Scarpa, invece, verrà di nuovo analizzata il 24 ottobre.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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