Fondi gruppi? Una “paghetta aggiuntiva”. Ecco perché Salis è stato condannato

I fondi destinati all’attività del gruppo consiliare venivano usati per soddisfare “un interesse privato, anche se di tipo politico“. Ecco, in sostanza, le motivazioni della condanna a un anno e otto mesi – con interdizione dai pubblici uffici per il medesimo periodo – di Adriano Salis, ex consigliere regionale dell’Italia dei Valori, nell’ambito dell’inchiesta sui fondi ai gruppi regionali (oggi in tribunale a Cagliari una nuova udienza). Tra le spese contestate: pasti offerti “anche a 100-300 persone”, trasferte per partecipare a iniziative politiche del partito, acquisto di libri e stampa, coppe, medaglie e acquisto di materiale elettorale. E per legittimare le spese, non basta presentare fatture e scontrini: occorre giustificare l’esborso nell’interesse del gruppo, è spiegato nelle motivazioni. 

Le motivazioni sono contenute in 128 pagine – visionate da Sardinia Post – firmate dal Gup del Tribunale di Cagliari Cristina Ornano. Si tratta in sostanza della pietra angolare su cui poggeranno anche le successive sentenze. Il documento è parecchio articolato, richiama l’intero andamento del processo e delinea il modus operandi dei gruppi politici in cui Salis ha militato nella tredicesima legislatura, dal 2004 al 2009, ovvero Insieme per la Sardegna, Gruppo Misto e Federalista autonomista sardo.

Intanto viene contestata la prassi, invero comune a parecchi gruppi politici, di destinare la quota destinata ai gruppi a tutti gli onorevoli, quasi fosse una ‘paghetta aggiuntiva’. Ovvero: “Una parte veniva rimborsata a pie’ di lista – si legge – mentre la rimanente (più cospicua) veniva poi suddivisa tra i consiglieri come quota individuale e giustificata come  “rimborso per attività da svolgere nell’interesse del gruppo”. In parecchi casi però, l’emolumento appariva come semplice doppione dell’indennità già incassata come consigliere regionale. Tanto che il Gup Ornano parla di spese non giustificate per circa 22.200 euro e scrive che questa somma era stata usata da Salis “come se fosse una voce integrativa del trattamento economico del consigliere, una sorta di indennità aggiuntiva a quella stabilita dalla legge regionale”.

Anche perché il Gup ricorda come i fondi dovessero essere utilizzati esclusivamente nell’interesse del gruppo, non del singolo consigliere. Da qui le contestazioni in merito ad alcuni esborsi come l’organizzazione di riunioni a Santa Giusta o l’acquisto di 2.000 copie del libro “L’uva” da un editore cagliaritano, per un totale di 6.960 euro. “In questo caso Salis ha omesso totalmente di spiegare […] quale collegamento potesse esservi tra l’attività politico-istituzionale del Gruppo consiliare e il volume ‘Il vino’ (probabile refuso, ndr)”. Ci sono poi i numerosi pranzi e cene in vari ristoranti e agriturismo cagliaritani, rispetto ai quali il Gup si chiede in base a quale norma l’ex consigliere avesse usato soldi pubblici per offrire un pasto ai suoi commensali.

Infine, riguardo alle pezze fornite da Salis su spese di rappresentanza, organizzazione di convegni e materiale pubblicitario, l’ex onorevole IdV “non ha in alcun modo contestualizzato le varie spese, ma ha fornito una spiegazione del tutto generica delle iniziative, limitandosi a produrre una ricevuta ‘muta’ indicante unicamente il destinatario della ricevuta, talvolta l’affitto della sala, sempre il numero dei coperti; per nessuna di queste iniziative – scrive il Gup Ornano – il consigliere è stato in grado di produrre una locandina, una brochure, un manifesto, un invito o anche solo un avviso di convocazione che potesse attestare in qualche modo quale fosse l’oggetto di essa e la sua natura; […] né ha indicato chi fosse presente e ancor meno la ragione per cui a margine dell’incontro dovesse essere offerto il pranzo in ristorante a svariate persone in alcun modo identificate, o il pranzo in vari locali e agriturismo a 40, 50, 100 o 300 persone”.

In definitiva, “i fatti  non sono certamente modesti; ed invero, la reiterazione e la non occasionalità delle condotte poste in essere  proprio da chi, per investitura popolare, è chiamato a svolgere tra le più alte funzioni pubbliche, la sfrontatezza derivante dalla convinzione di  potersi appropriare del pubblico denaro nella più assoluta impunità a cagione della più volte invocata insindacabilità delle spese dei gruppi consiliari  e degli abusi diffusi che essa  aveva favorito nella gestione delle stesse, sono tutti elementi  i quali concorrono ad attestare la gravità dei fatti commessi”. Da qui la condanna di Salis.

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

 

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