Zona franca, quella “elettorale” è già in vigore

Domani Cappellacci manifesta a Roma, il centrosinistra si incontra a Cagliari, In vista delle Regionali divampa la battaglia per la “zona franca”. Solo propaganda o occasione per l’Isola?

Si colora di politica, la Zona franca, sempre di più: eccolo il mantra sardo del nuovo millennio, il giocattolino perfetto per buttarsi in campagna elettorale. Destra e sinistra sono sul fronte, da mesi, e continuano a darsele di santa ragione. Tant’è: Pdl e alleati se ne vanno a Roma; Pd e galassia rossa, invece, restano a Cagliari. Tutto nello stesso giorno, cioè  lunedì 24.

Manifestazione e contromanifestazione. La prima davanti a Montecitorio (ma l’agenda è molto più fitta); la seconda al T-hotel e sarà un abbraccio tra sindaci del centrosinistra. A fare da arbitro, su richiesta, è il costituzionalista Pietro Ciarlo, ex preside di Giurisprudenza. «Una cosa mi è chiara – dice il professore -: il governatore Ugo Cappellacci dovrebbe spiegare di quale Zona franca sta parlando. Al momento vedo solo confusione e demagogia».

Intanto si fa piena la convergenza tra Autorità portuale e Confindustria. L’obiettivo è la Zona franca doganale, nello scalo di Cagliari. Si cercano azionisti: si parte da un investimento base di dieci milioni. Intanto i movimenti civici – braccio armato di Cappellacci – annunciano fuoco e fiamme: «Se a Roma rispondono picche, siamo pronti a fare ricorso contro lo Stato per chiedere indietro l’Iva pagata dai sardi negli ultimi cinque anni»

NELLA CAPITALE. Ore 11 di lunedì 24 giugno, piazza Montecitorio: l’appuntamento è lì, in nome della Zona franca integrale (tecnicamente si chiama fiscale). Ha organizzato tutto Cappellacci, e la sua maggioranza ha deciso di non lasciarlo solo. Quindi: andranno i Riformatori, i Fratelli d’Italia e gli Mpa. L’Udc «appoggia» ma sta a casa, al contrario dei movimenti civici capitanati da Maria Rosaria Randaccio. La tabella di marcia è fissata. «In via Lucullo, sede romana della Regione – spiega la signora – il presidente firmerà la delibera che istituisce la Zona franca integrale. Con quel documento, di pomeriggio, incontriamo il premier Enrico Letta, il sottosegretario alle Finanze Stefano Fassina e un rappresentante dell’Agenzia doganale. Nessuno potrà dirci “no”, abbiamo le leggi dalla nostra parte. Compresa la possibilità di aprire una class action (ricorso collettivo) per chiedere la restituzione dell’Iva versata negli ultimi cinque anni».

CAPPELLACCI INCALZA. Sulla Zona franca, Pdl e Pd scommettono una fetta importante di consensi in vista della Regionali 2014, e si stanno muovendo a colpi di appelli. Il primo, all’unità, lo ha firmato il governatore, ieri: «Trovo singolare – ha detto – che in una battaglia di questo tipo non ci sia la possibilità di ritrovarci. Una mobilitazione simile era stata quella sulla Vertenza entrate. E infatti si sono ottenuti risultati. La Zona franca non è di una parte politica, ma di tutti i sardi. Chi rema contro, dovrà poi assumersi le proprie responsabilità». Cappellacci torna sul perimetro della sfida: «Chiediamo la revisione dello Statuto per consentirci di essere padroni a casa nostra con vantaggi fiscali. E stiamo parlando, per esempio, di accise, quindi di tagli al prezzo della benzina. Ma vogliamo anche dare attuazione ai punti franchi doganali». Sono sei:  Cagliari, Oristano, Arbatax, Olbia, Porto Torres e Portovesme. Almeno sulla carta esistono dal 1998, per via del decreto legislativo 75.

LA REPLICA DEI DEMOCRATICI. Silvio Lai, segretario del Pd, non se lo fa ripetere due volte: «Al presidente Cappellacci rispondo che chi governa ha il dovere morale della verità. Chi governa deve trovare soluzioni praticabili, non vestire i panni del Savonarola. A chi governa si chiede chiarezza, non manifestazioni elettorali, e neppure vanno messi in cattiva luce, agli occhi dei cittadini, gli amministratori che non partono per Roma».

Cappellacci, dal canto suo, non ha gradito che i sindaci del centrosinistra lo abbiamo scaricato, dopo aver approvato nelle aule comunali la mozione per la Zona franca. Lai dice: «Con quel voto ci si proponeva di dare gambe al decreto 75, non sostenere certe fandonie impraticabili. Oltre ai porti defiscalizzati, il Pd vuole estendere le zona franche urbane ai territori della Sardegna più in difficoltà, seguendo il modello applicato nel Sulcis. Si tratterebbe di coprire il minor gettito utilizzando le risorse della Vertenza entrate e i fondi europei 2014-2020. Su questo si discuterà al T-hotel, nell’incontro voluto dai sindaci sardi del centrosinistra».

IL “FRONTE DEL SÍ”. A Roma, domani, non mancherà il Comune di Olbia che sulla Zona franca ha costruito la saldatura con Cappellacci. Vanni Sanna, presidente del consiglio comunale, ci crede: «Che piaccia o no, il governatore sta portando avanti una battaglia fondamentale per lo sviluppo». Quindi: «Noi sardi abbiamo diritto sia alla Zona franca integrale che a quella doganale. La prima, già istituita da Cappellacci nel febbraio 2012, favorisce i consumi dei residenti azzerando Iva, accise e dazi su tutti i beni; con la seconda si tagliano le stesse imposte nella produzione, manipolazione e lavorazione di merci che arrivano e ripartono fuori dal mercato Ue». Sanna sottolinea: «Il decreto legislativo 75 ha istituito le Zone franche, perché dal ’73 queste sono assimilate ai punti franchi previsti nel nostro Statuto. Non solo: per il vigente principio di sussidiarietà, non c’è bisogno che sia il Governo a chiedere il via libera a Bruxelles, basta che lo comunichi Cappellacci. Il tavolo di domani serve a chiarire lo stato dell’arte e a spiegare che la Sardegna andrà avanti fino alla Corte di giustizia europea, nel caso in cui ci venisse negato questo legittimo diritto».

RIFORMATORI E UDC. Alla volta della Capitale si muoveranno pure i liberal democratici. Il coordinatore regionale Michele Cossa non si nasconde dietro un dito: «La Zona franca integrale implica la rinuncia all’Iva, il che vuol dire un gettito tributario di 1,9 miliardi. Noi non abbiamo mai detto che l’obiettivo sia facile. Anzi: solo questo dato impone alla Regione di fare uno studio attento per capire come recuperare tante risorse, ripensando i servizi e tagliando gli sprechi. Ma la battaglia – continua Cossa – è di fondamentale importanza. Noi crediamo convintamente che lo sviluppo della nostra Isola passi attraverso l’abbassamento dell’imposizione fiscale». Giulio Steri, capogruppo dello scudo crociato in Consiglio regionale, ci tiene a sottolineare: «Non andiamo a Roma, sono programmate una serie di riunioni. Ma appoggiamo il presidente Cappellacci, ieri eravamo presenti alla sua conferenza stampa (titolo: Azioni per una vera autonomia)». Da lì il governatore ha di nuovo chiamato i sardi alla mobilitazione.

PSD’AZ E MPA. Davanti a Montecitorio i Quattro Mori mandano il sindaco più graduato, Angelo Carta, primo cittadino a Dorgali, ex assessore regionale ai Lavori pubblici. Il segretario Giovanni Colli ricorda: «Siamo stati noi sardisti, per primi, a diffondere nei comuni il verbo della Zona franca. Alla fine la mozione sul tema è stata votata da 340 assemblee municipali. Un anno fa, sebbene fossimo ancora in maggioranza, dissentimmo con la giunta Cappellacci che non recepiva il valore della rivendicazione. Inizialmente chiedevamo applicazione del decreto 75, con la perimetrazione dei porti franchi. Poi abbiamo aggiunto la necessità di dare corso all’accordo di programma tra Stato e Regione, quello del ’99, per arrivare alla Zona franca integrale. Non ci sono ostacoli normativi alla sua attuazione. Non solo: spetterà a noi dare una forma precisa alle modalità con cui si vuole raggiungere la defiscalizzazione». Franco Cuccureddu, l’onorevole-leader dell’Mpa, sarà della partita: «Certo che andiamo a Roma, la posta in gioco è altissima nell’interesse di tutti i sardi».

Alessandra Carta 

 

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