Pierluigi Diaco: “Sardegna, la terra agrodolce della mia fuga da casa”

Pierluigi Diaco, giornalista e conduttore radiotelevisivo, ama la Sardegna perché, dice, è una terra ‘agrodolce’ che evoca in lui dei sentimenti contrastanti; dall’amicizia (con il cantautore Marcello Murru) al ricordo commosso di Francesco Cossiga. E’ ancora minorenne quando conduce il suo primo programma televisivo su TMC, mentre negli anni successivi prosegue la sua carriera lavorando per le principali reti televisive italiane. Diaco attualmente collabora con Il Foglio e, ogni lunedì conduce Onorevole Dj su RTL 102.5. Dal 2011 è nel cast di Domenica In, così è la Vita su Raiuno.

La sua prima volta in Sardegna?

“Ero molto giovane, avevo 17 anni, quando con alcuni amici del liceo decidemmo, avventurosamente e senza dire nulla alle nostre famiglie, di prendere l’ultimo traghetto di mezzanotte in partenza per la Sardegna. Fu una fuga molto emozionante e divertente perché telefonammo ai nostri genitori e li rassicurammo che ci trovavamo a Sabaudia, mentre, invece, eravamo nell’assolata spiaggia di Porto Pollo. Da quella prima volta sono tornato spesso in Sardegna, sia per lavoro, ma anche per passare le vacanze estive assieme ad alcuni amici sardi”.

Se non sono indiscreto, chi sono i suoi amici sardi?

“Il cantautore Marcello Murru è uno dei miei più cari amici. Marcello oltre a scrivere delle bellissime canzoni, come il suo ultimo album ‘La mia vita galleggia su un petalo di giglio’ (Universal Music Group), mi ha presentato Paolo Fresu e la scrittrice Michela Murgia. Penso che Michela sia una delle più autorevoli esponenti della letteratura  di oggi, una donna che sa raccontare molto bene il dolore, ma anche la forza delle donne sarde”.

Nel 2010, durante Uno Mattina, lei diede la notizia della morte di Cossiga. Conosceva personalmente il presidente?

“Francesco Cossiga era un uomo che aveva grande senso dello Stato, oltre che essere una persona estremamente intelligente e con un grande senso dello humour, che non è cosa da poco in politica. Mi ricordo un episodio simpatico quando, in un ristorante giapponese di Roma, il presidente si fermò a parlare con me e i miei amici di musica e nuove tecnologie, argomenti, questi che, nonostante l’età, lo appassionavano molto. Nell’agosto 2010, quando conducevo Uno Mattina Estate, diedi la triste notizia della sua scomparsa. Sì, la morte di Cossiga mi colpì molto, tanto da sentirmi in dovere, vuoi per simpatia, ma anche per la forte stima che nutrivo nei suoi confronti, di andare a rendergli l’ultimo omaggio alla camera ardente che fu allestita al  Gemelli”.

 Quali sono secondo lei i tratti distintivi dei sardi?

“Il pudore, la discrezione e la serietà. E’ un popolo, quello sardo, che vive anche di ‘affetti muti’, nel senso che siete molto pudichi nell’esprimere i sentimenti, oltre ad avere una predisposizione alla confidenza che non è automatica. Insomma, i sardi devi prima conoscerli profondamente e poi conquistarne la fiducia”.

Quando pensa alla Sardegna…

“Mi vengono in mente l’evasione e il mare. La Sardegna, poi, è anche una terra ‘agrodolce’ che evoca in me sentimenti contrastanti, richiamando la mia memoria emotiva; dai viaggi alle tante persone incontrate, fino ad arrivare agli amori consumati in riva al mare….”

Massimiliano Cordeddu

 

 

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