Patrizio Roversi e Syusy Blady: “Sardegna, isola magnifica patria dei gloriosi Shardana”

Patrizio Roversi & Maurizia Giusti (in arte Syusy Blady), attori teatrali e conduttori televisivi, amano follemente la Sardegna, perché ha fatto loro scoprire l’amore per la barca a vela e, per caso, li ha portati a fare il giro del mondo a bordo dell’Adriatica con un equipaggio tutto sardo. Una piccola biografia: a Bologna dal 1980 al 1984 animano la compagnia teatrale del Gran Pavese, mettendo in scena svariati spettacoli assieme a Stefano Bicocchi, in arte Vito, al circolo Arci di Via Del Pratello. Durante una di queste rappresentazioni vengono notati da Giovanni Minoli e nel 1985 approdano in tv. Due anni dopo partecipano alla trasmissione di Antonio Ricci Lupo Solitario. Successivamente conducono altri programmi di successo, tra i quali la fortunata serie Turisti per Caso, Velisti per Caso, Evoluti per Caso e il gioco Per un pugno di libri. Nel 2012 conducono Slow Tour, in onda ogni mattina su Retequattro. Oggi Patrizio & Syusy sono impegnati nella preparazione della nuova edizione di Linea Verde, su Rai Uno, trasmissione dedicata al mondo dell’agricoltura, che li vedrà protagonisti nella stagione 2013-14.

Patrizio quando ha visitato per la prima volta la Sardegna?

“In realtà ci sono stato diverse volte, ma l’inizio del rapporto con la Sardegna, mio, di Syusy e di nostra figlia Zoe, risale a quando siamo andati a provare la nostra prima barca. A Palau, stavamo passeggiando sul molo e Syusy ha notato una barca dove c’era un cartello attaccato che offriva dei charter giornalieri per visitare le isole dell’arcipelago de La Maddalena. Io avevo già preso un biglietto per una barca collettiva che ci avrebbe dovuto portare all’isola di Budelli e in giro per le meraviglie di quella zona. Syusy ha insistito per andare da soli e lì abbiamo conosciuto Marco, un giovane skipper originario di Tempio Pausania, proprietario di una piccola barca con la quale portava in giro i turisti.  Abbiamo fatto subito amicizia e trascorso con lui una giornata stupenda. Durante quell’escursione ha preso corpo l’idea di fare il giro del mondo con una barca nostra. Non è un caso, infatti, che in Velisti per caso siamo partiti con un equipaggio composto interamente da sardi.

Syusy, anche lei conosce molto bene la Sardegna…

Sì, in effetti la conosco e ho indagato parecchio sulle vostre meraviglie archeologiche, questa è la cosa che me la fa amare più di tutto. Perché è una terra antica che ha una storia ancora da scoprire, certamente più antica di quella che conosciamo. È molto misteriosa e interessante.

Patrizio anche lei ha studiato approfonditamente la Sardegna?

Prima del giro del mondo, abbiamo fatto una lunga escursione nell’Isola, anche allo scopo di sperimentare la nostra capacità di stare o meno in navigazione. Syusy, inoltre, ha girato svariati filmati, sia dei nuraghi, sia dei meravigliosi scorci della costa. Ricordo un servizio molto bello, girato a Cagliari il primo maggio: rimasi stupito dall’Infiorata dei petali di rose, lanciati dai fedeli nelle strade dove transitava il cocchio di Sant’Efisio.

Syusy lei si è interessata e ha studiato anche gli abiti e le armi dei bronzetti sardi?

“Sì, mi sono interessata a questo argomento quando Angela Demontis mi mandò il suo libro, Il popolo di bronzo (Editore Condaghes, 2005). La sua singolare ricerca mi piacque molto, perché è riuscita ad identificare e ricostruire gli abiti e le armi dei guerrieri rappresentati dai bronzetti nuragici sardi. Capire come erano vestite le antiche popolazioni preistoriche potrebbe apparire una cosa leggera, mentre al contrario è un’indagine molto interessante dal punto di vista antropologico. I Shardana combatterono assieme alle truppe egizie, tanto da riuscire a diventare la guardia armata del faraone. È un’influenza, dunque, quella esercitata dalla Sardegna in passato che va oltre la stessa Isola. La Sardegna è, ed è stata in passato, un luogo di scambio e di passaggio di tante culture.

Patrizio la Sardegna deve seguire la vocazione turistica, oppure continuare a convivere con le industrie e le basi militari?

Le coste sarde sono magnifiche, resta il fatto che in alcune zone ci sono degli stabilimenti industriali che inficiano qualunque investimento di carattere turistico. Chiaro, poi, che bisogna decidere quale vocazione vuoi perseguire, se quella industriale o quella turistica. Le due cose non stanno insieme, perché in certe zone non puoi far convivere queste realtà. Una riconversione dei luoghi sarebbe l’ideale. Tra l’altro la Sardegna ha alcune zone bellissime occupate dalle basi militari. Bisognerebbe aprire queste zone e restituirle alla società civile e svilupparle con un turismo eco-compatibile, potrebbe essere una grandissima occasione.

Syusy, lei della Sardegna ha visitato sia l’interno, sia le coste. Qual è l’impatto ambientale delle industrie sul paesaggio?

“Quando sono stata nel sud della Sardegna, ho visto quelle industrie in crisi che vogliono chiudere, davanti all’isola di Sant’Antioco (l’area industriale di Portovesme, ndr). Capisco e provo una gran pena per i lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro, ma non trovo neanche giusto che la popolazione, in particolare i bambini, muoiano di gravi malattie dovute all’inquinamento prodotto da queste fabbriche.  Provo una gran pena a nuotare in quel mare, dove senti che c’è proprio qualcosa di negativo. Le industrie in quella zona hanno ucciso l’agricoltura, sono diventati luoghi desertici dove non si può più coltivare nulla. Io dico che un’attività del genere ammazza il territorio e non può essere difesa solo perché assicura dei posti di lavoro. Sarebbe opportuno, nell’immediato futuro, bonificare e ripulire quei siti,  riconvertendo l’industria in agricoltura e turismo eco-sostenibile. È indifendibile , poi, un’industria che comunque è agonizzante, alla fine del suo ciclo. È inutile sostenere attività economiche sbagliate. Turismo e industria sono due realtà che non possono convivere.

Il turismo e la nautica da diporto in Sardegna sono in forte crisi. Patrizio quali sono  a suo avviso le ricette per far tornare l’Isola protagonista in questi due settori trainanti?

Pochi giorni fa sono stato in Sardegna per il congresso dell’Unione nazionale dei cantieri e delle industrie nautiche da diporto (Ucina, ndr). La situazione, purtroppo, è a dir poco disastrosa. Dovrebbe essere un settore strategico e invece attraversa una durissima crisi. Noi ci siamo proposti, anzi riproposti, come comunicatori, di adottare un atteggiamento diverso nei confronti della nautica. La nostra filosofia, come velisti per caso, è sempre stata quella di mostrare a tutti che se ce la facciamo noi, ce la possono fare tutti. Insomma, alla fine abbiamo realizzato un sogno che è alla portata di tutti. Non proprio quello di costruirsi una barca di 22 metri, ma almeno quello di andare a fare un charter. Il sogno di poter andare su una deriva o su una barca a vela. Al convegno ho parlato del nostro ultimo progetto che speriamo vada in porto da settembre: rifare un altro giro del mondo, stavolta sulle orme di Antonio Pigafetta, di cui ricorre tra poco il cinquecentenario. Pigafetta è stato il primo a fare il giro del mondo e a raccontarlo.

Syusy perché gli italiani non vengono più in Sardegna per trascorrere le loro vacanze? 

C’è la crisi e tutti si fanno i conti in tasca. Le famiglie scelgono mete turistiche più vicine a casa loro. Per uscire da questa situazione e far ripartire il turismo in Sardegna, bisogna spendere e investire soldi per promuovere la regione e riuscire a farla conoscere anche all’estero. Questi fondi per pubblicizzare l’isola sono stanziati dall’Europa, attraverso le regioni. Non capisco, dunque, perché non vengano liberate queste risorse che altrimenti, matematicamente, tornano indietro.  Ho decine di filmati della Sardegna, di tutta l’Isola. Che senso ha proporre la Sardegna solo con un volantino, quando ora viviamo nell’era di internet? Non si deve promuovere solo il mare, che a lungo andare stanca, ci sono altre località nel mondo con spiagge altrettanto belle. Nella promozione devi basarti anche sulla storia, sulla natura, sui paesaggi dell’entroterra e sull’eno-gastronomia della Sardegna. Continuamente faccio vedere il filmato dell’infiorata di Cagliari,  portandolo con me. L’ultima volta è stato in Cina. Possibile che nessuno degli enti pubblici di promozione sardi, me lo abbia mai chiesto?

Patrizio perché i sardi non sono o non sono più un popolo di navigatori e di marinai?

Non lo so e non ne ho la più pallida idea. Io posso dire che è fortissima la tradizione legata alla terra, legata all’allevamento. È molto forte l’identità del popolo sardo. È incomprensibile che i collegamenti marittimi con altre terre non siano più una vocazione specifica dei sardi. Non mi sembra che siate mai stati un popolo di navigatori che volevano collegarsi…

(Syusy Blady interrompe Patrizio e l’intervista sembra quasi diventare una puntata di velisti per caso)

Ma cosa dici Patrizio, praticamente la Sardegna è un punto cruciale della navigazione, dal popolo Shardana a tutte le culture che sono passate per l’isola. I sardi, secondo il libro del giornalista Sergio Frau (Le colonne d’Ercole, edizioni Nur Neon, 2002, ndr), hanno più che altro paura di una possibile inondazione…

(Roversi, dopo l’intervento di Susy, prosegue)

Insomma come dice Syusy il sardo ha una paura atavica di questo maremoto, che pare in passato abbia sommerso la Sardegna, sommergendo la mitica civiltà perduta di Atlantide.

Patrizio, può raccontare di quella volta che è stato ricoverato al Brotzu di Cagliari?

È stata un’avventura a lieto fine. La penultima volta che sono stato a Cagliari ho avuto un serio problema di salute: una pancreatite. Per fortuna al Brotzu i medici mi hanno curato benissimo. Ti dirò di più, sono stati i primi ad eseguire la diagnosi del mio male, permettendomi di gestirlo bene con cure appropriate. Ho dunque un buon ricordo delle strutture sanitarie della Sardegna, che non guasta, perché un turista alla fine, deve sentirsi in qualche modo protetto.

Massimiliano Cordeddu

(immagine da www.nuok.it)

 

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