Sì, purtroppo esiste la traduzione in sardo di Domenico Scilipoti

Quanto ha raccontato Michela Murgia a proposito della “proposta indecente” di certi “signori del Pd” ha sorpreso solo quanti non conoscono le logiche, le prassi, i meccanismi ordinari della politica. La novità è un’altra: che il fatto che la vicenda sia emersa e che il segretario del Partito democratico Silvio Lai non abbia reagito, come si usa, col silenzio o con la negazione, ma invitando la Murgia a “fare il nome”.

Al di là di come la vicenda specifica si concluderà – se, cioè, il nome del “signore” verrà fuori – è già una piccola rivoluzione. Non per il Pd ma, in generale, per il costume politico isolano. La proposta dello scambio seggi/voti non è che una delle forme attraverso cui si manifesta l’esistenza di una categoria di politici di professione che transitano in modo occasionale e strumentale nei partiti con un loro pacchetto di clientele, sempre a disposizione del miglior offerente.

Alcuni mesi fa, nelle indagini sullo scandalo Igea, emerse il caso di un esponente politico locale che si era candidato alle comunali di Iglesias al solo scopo di dimostrare d’essere nelle condizioni di raccogliere un certo numero di consensi da far pesare sul tavolo delle trattative per le candidature alle Regionali. Pratica che la riduzione da 80 a 60 del numero dei seggi a disposizione – unita allo tsunami provocato alle politiche dal Movimento 5 Stelle – ha accentuato. E che lo scandalo dei “fondi ai gruppi” ha reso disperatamente urgente e per certi aspetti drammatica.

L’abusato termine “Casta” in questo caso è perfettamente appropriato. Perché si tratta di una comunità politico-affaristica trasversale fisiologicamente presente nei partiti tradizionali che non esita – quando come in questa fase storica le contingenze lo suggeriscono – a bussare alle porte delle nuove organizzazioni politiche. Le quali ne sono perfettamente consapevoli e si difendono come possono. Con la denuncia pubblica, come nel caso di Michela Murgia, o con codici rigidissimi di regole (il Movimento 5 Stelle) che tentano di creare un argine.

La pericolosità di questi tentativi di infiltrazioni non è astratta. In campo nazionale un’organizzazione politica, l’Italia dei Valori, è stata praticamente demolita dalle infiltrazioni. Prima col senatore Sergio  De Gregorio, poi con Antonio Razzi e Domenico Scilipoti. Questi ultimi due continuano a sedere in Parlamento, al contrario dell’Idv che ne è uscita probabilmente in modo definitivo.

Ma questa Casta che vive della politica e che vede nella perdita del seggio la fine di una condizione economica altrimenti irraggiungibile, circondata a sua volta da apparati di clientes avvezzi a spolpare le ossa del perenne banchetto, è pericolosa anche prima dell’infiltrazione. Perché sa che lo screditamento della politica, la disaffezione al voto, vanno a suo vantaggio. Li coltiva e li incentiva, indifferente alla condanna sociale, al disonore personale, al ridicolo, come ancora una volta il caso di Razzi e Scilipoti dimostra. In cambio di diecimila euro al mese e degli altri privilegi dello status di onorevole c’è chi è disposto a trasformarsi in una macchietta. Il gioco vale la candela.

Se poi gli elettori, nauseati, disertano le urne, meglio ancora. I pacchetti di voti clientelari sono quanto di più saldo esista. Non vengono intaccati, ma rafforzati dalla crisi economica che rende ancora più preziose le elargizioni ai clientes. E meno gente va a votare, più valgono perché il loro peso percentuale cresce.

L’aspetto più sorprendente è che le lezioni degli ultimi anni e degli ultimi mesi non abbiano indotto le forze politiche a fare rapidamente piazza pulita  – senza esitazioni e senza timidezze – di certi personaggi. E a capire che, nella valutazione del peso politico degli uomini e anche dei partiti, le vecchie regole aritmetiche non valgono più. Gli spostamenti di voti hanno assunto la dimensione di autentici smottamenti. “Prendersi” un alleato compromesso e screditato porta un po’ di voti certi, ma la probabilità altissima di perderne il doppio. Alle Regionali mancano tre mesi e le lste ancora non sono state compilate. Dunque il tempo c’è ancora. Ma bisogna sbrigarsi.

G.M.B.

 

 

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