La finta marcia indietro di Cappellacci sulle cantine abitabili

“Con questo disegno di legge proponiamo una soluzione concreta per impedire che venga concessa l’abitabilità in locali seminterrati“. Questo il commento del presidente della Regione Cappellacci alla proposta di legge appena approvata dalla Giunta regionale con il quale intenderebbe rimediare, a suo dire, all’imperdonabile leggerezza dello stesso Cappellacci e della sua maggioranza in consiglio regionale che con la legge sul piano casa del 2011 tale abitabilità avevano autorizzato.

Così parlò questa sorta di Ponzio Pilato alla sarda dall’ineguagliabile faccia tosta che, per l’ennesima volta, camuffando la sua inadeguatezza e superficialità tenta di attribuirsi come merito un finta e vergognosa marcia indietro su un argomento così delicato che attiene alla sicurezza della vita delle persone.

Quella di Cappellacci e dell’assessore dell’urbanistica Rassu è un finto, e per ciò sconcio, dietrofront dato che rischia di non modificare praticamente alcunché della vituperata norma in vigore sull’abitabilità degli scantinati.

A parte i territori a rischio “molto elevato o elevato” di frana – nei quali non si dovrebbe abitare in assoluto ed ancor meno negli scantinati – per i locali seminterrati delle zone potenzialmente inondabili la proposta di legge della giunta regionale continua ad ammettere l’abitabilità delle cantine nelle zone a “pericolosità media” nelle quali, in base alle norme del Pai (piano di assetto idrogeologico), tale possibilità è, invece, esclusa.

In quelle aree, infatti, non sono ammesse nuove costruzioni se non a seguito di un approfondito studio idraulico che può arrivare ad escludere la possibilità di dichiarare abitabili i locali a piano terra, figuriamoci i seminterrati!

Ma c’è un altro motivo che conferma la volontà di Cappellacci e della sua giunta di cambiar poco o niente rispetto alla legge sugli scantinati oggi in vigore. È quello riferito alla norma che escluderebbe l’abitabilità delle cantine solo nelle sole zone che i comuni “possono delimitare con apposita deliberazione”. La questione è tuta terminologica e ruota attorno al termine “possono” che contraddice – e non può farlo – l’obbligo posto dal Pai in capo ai comuni di delimitare le aree a potenziale pericolo di inondazione “molto elevato, elevato e medio” che lo stesso Pai individua in tutte le aree intorno ai corsi d’acqua gravanti nei centri abitati.

Se si vuole davvero dimostrare di aver imparato la lezione dalla vicenda delle povere persone perite ad Arzachena si abroghi dunque tout court la norma regionale “incriminata” sugli scantinati resi abitabili.

Se si intende, invece, perseverare nell’immorale disegno dell’acquisizione dei facili consensi si abbia almeno il buon senso di rendere obbligatoria, da parte dei comuni, la dettagliata mappatura del loro territorio e solo allora ammettere la possibilità della concessione dell’abitabilità dei locali seminterrati nelle aree dichiarate sicure e non in quelle presunte tali.

Il caso contrario, come ha esclamato il presidente del consiglio regionale Claudia Lombardo rivolgendosi a Cappellacci, ci sarà solo da vergognarsi.

Carlo Mannoni

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