Ormai succedono cose da commedia nel Psd’Az di Christian Solinas, sempre più in acque agitate per via dell’affaire Sant’Elia, dove il governatore vuole trasferire il Brotzu e l’Oncologico anziché realizzare lo stadio. Nei Quattro Mori il dissenso interno ha i nomi dei cinque consiglieri regionali che ieri non si sono presentati al vertice interno voluto da Solinas in persona. Non solo: il capo della Giunta, che è pure il segretario dei sardisti, ha designato come capogruppo Giovanni Satta, il più esposto sotto il profilo giudiziario: ha un processo in corso per un presunto traffico di droga tra la Sardegna e l’Albania; è accusato dall’anno scorso di traffico illecito di influenze e tentata estorsione relativamente alla vendita di una Rsa; l’altro giorno il Pm di Tempio ne ha chiesto il rinvio a giudizio per riciclaggio, un fatto del 2011, quando Satta gestiva una concessionaria. Ma soprattutto: il possibile leader dei Quattro Mori sta fondando un altro partito, ovvero sta preparando l’addio a Solinas.
La spaccatura nel Psd’Az passa da Sant’Elia ma attraversa la Sardegna: gli oppositori di Solinas non sono solo cagliaritani come Stefano Schirru e il consigliere-assessore Gianni Chessa. L’altro giorno al vertice non si sono fatti vedere nemmeno il sassarese Piero Maieli, il sulcitano Fabio Usai e il nuorese Franco Mula, l’ex capogruppo dimissionario a marzo e da allora mai sostituito, segno di quanti difficili siano i rapporti interni al partito del presidente. Alla riunione hanno invece partecipato Nanni Lancioni, da più parti considerato il consulente economico del governatore e infatti schierato per lo stop ai lavori del Sant’Elia sebbene cagliaritano. Presenti pure l’ex M5s Elena Fancello (dorgalese, un tempo vicina a Chessa), il bosano Alfonso Marras, l’oristanese di Paulilatino Domenico Gallus e lo stesso Satta, gallurese di Buddusò. Si arriva a sei considerando la sedia occupata dal governatore.
Perché mai Solinas, pur disponendo di altri dieci consiglieri voglia Satta a tutti i costi, non è dato saperlo. Ma a parte le vicende giudiziarie che da sole basterebbero per puntare su altro cavallo, c’è anche una questione squisitamente politica: alle Regionali di febbraio 2023, Satta non si candiderà con il Psd’Az. Il capogruppo designato, che attualmente sta svolgendo le funzioni in quanto vicepresidente dei sardisti, è al lavoro per far rivivere l’Uds, il movimento di Mariolino Floris con cui Satta si era candidato nel 2014, riuscendo a entrare in Aula dopo aver vinto un ricorso contro Gianni Lampis, l’Fdi attuale deputato.
In un partito ‘normale’, a patto che questa definizione significhi coerenza valoriale e programmatica, la questione del capogruppo sarebbe risolta da tempo e il governatore non avrebbe rotto con metà dei consiglieri avendo taciuto a quasi tutti i veri obiettivi di governo. Nel Psd’Az a Solinas non perdonano proprio questo doppiogiochismo che con l’affaire di Sant’Elia ha conosciuto il punto più alto. (al. car.)