Ristorazione, Solinas isolato a Roma: dietrofont delle Regioni, vince Boccia

Passate ventiquattro ore dalla prima strigliata del ministro Francesco Boccia che ieri ha annunciato l’impugnazione di tutte le ordinanze contrarie al Dpcm sulla ristorazione, per Christian Solinas la sconfitta politica è diventata ancora più netta. Due dei tre governatori ‘ribelli’ ai quali il presidente sardo si voleva accodare, hanno fatto un sostanziale dietrofront. Solinas, quindi, non ha più alleati. Né virtuali né reali.

Arno Kompatscher, governatore della Provincia autonoma di Bolzano, ha deciso di inasprire le restrizioni imponendo la chiusura totale dei locali pubblici, perché lì il Covid-19 ha ripreso a mordere. A Palermo Nello Musumeci non ha firmato alcuna ordinanza, ma ha fatto approvare dalla Giunta un disegno di legge che in futuro riconoscerà alla Regione poteri sulla ripartenza economica, ma il testo normativo va ancora approvato dal Consiglio (e non è nemmeno detto che sia costituzionalmente legittimo). In ogni caso Musumeci non ha intenzione, per ora, di forzare la mano derogando al coprifuoco delle 18 imposto dal Governo di Giuseppe Conte. Sull’ordinanza della provincia autonoma di Trento firmata dal presidente Maurizio Fugatti è invece arrivato il ricorso al Tar su decisione di Boccia.

L’epilogo amaro per il governatore sardo si è fatto certezza alle 19, quando dalla Regione è filtrato che il sardista non  aveva dato cenni di vita politica, segno che stava definitvamente digerendo la resa. Stamane, invece, in casa Psd’Az c’era ancora chi consigliava a Solinas di firmare lo stesso un’ordinanza sulla proroga delle chiusure, col doppio orario delle 20 per i bar e delle 23 per i ristoranti. A insistere, per esempio, era il capogruppo Franco Mula. Ma Solinas, da buon democristiano qual è, ha convenuto che si sarebbe esposto al pubblico ludibrio, perché basta dare uno sguardo ai dibattiti sui social per rendersi conto che i cittadini hanno capito perfettamente il giochetto del governatore. Ovvero il voler chiudere tutto una settimana fa, quando ha incolpato i sardi che sul Covid “hanno abbassato la guardia” e annunciato contestualmente lo stop&go, salvo poi pensare di riaprire tutto non appena il Governo Conte ha imposto il coprifuoco delle 18 col Dpcm.

Il capo della Giunta isolana lo stesso trucchetto lo aveva fatto a inizio estate, quando rilanciò prima i test rapidi, poi parlò di test salivari (mai esistiti nemmeno in commercio), poi tirò in ballo l’obbligo del certificato di negatività declinato anche come passaporto di negatività. Quindi derubricò tutto alla sola richiesta di autocertificazione (che non è servita alla nulla, qui la sintesi sui cambi di linea). Alla fine Solinas decisi di riaprire persino le discoteche seguendo i consigli dell’amico Flavio Briatore. Il risultato è in Sardegna sono finiti i posti lett0, il direttore sanitario dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari ha chiesto di dirottare i malati in altre strutture perché loro sono al collasso. Oggi la Fondazione Gimbe ha calcolato che in Sardegna i contagi sono aumentati del 26 per cento nell’ultima settimana. Peggio di così, insomma, non può andare. Ma Solinas voleva giocare alla battaglia navale con Boccia.

Quel che resta sul piatto dopo una settimana di promesse (tutte non mantenute) è l’attesa per la mini-ordinanza. Il governatore – a meno che non abbia di nuovo cambiato idea – deve firmare un provvedimento ‘leggero’, articolato in tre punti chiave: tutti più restrittivi rispetto al Dpcm: la riduzione dei voli da e per la Sardegna (qui l’ipotesi più probabile), la didattica a distanza al 100 per cento alle Superiori e l’abbassamento del tasso di riempimento di pullman e autobus dall’80 al 50 per cento. Alle 20 il provvedimento ancora non è stato diffuso dall’Ufficio stampa. A questo punto è davvero difficile capire se Solinas lo farà davvero oppure fingerà di non averlo mai annunciato.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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