Ristorazione, Boccia ‘fulmina’ Solinas. Ma governatore inventa doppio orario

Adesso spunta il doppio orario. È questa l’ipotesi di lavoro che Christian Solinas ha rilanciato nella videoconferenza cominciata alle 17,30 con i capigruppo del Consiglio regionale e gli esperti del Comitato tecnico-scientifico. Il presidente ha detto che nell’ordinanza promessa una settimana fa pensa di far chiudere i bar alle 20 e i ristoranti alle 23. E questo malgrado il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, oggi abbia detto che i governatori non hanno alcun potere di deroga. Il comma Ee non assegna alcun potere di decisione diverso rispetto alla disposizione nazionale di chiusura alle 18 per tutto il settore della ristorazione, gelatai compresi.

Adesso è chiaro perché Solinas prima voleva lo stop&go, cioè un lockdown programmato di quindici giorni, poi ha inspiegabilmente cambiato idea. Il capo della Giunta sarda ha lasciato che la parte dei ‘cattivi’ la facessero a Roma e lui si è improvvisamente schierato al fianco degli operatori della ristorazione. Una strategia calcolata, sino a quando Boccia non ha svelato il giochetto, pur senza riferimenti personali.

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Il risultato è che Solinas rischia di restare col cerino in mano. A questo punto non è chiaro se l’ordinanza col doppio orario abbia senso firmarla. Se Solinas dovesse farlo, saprebbe di pubblicare un atto già dichiarato illegittimo dal ministro per gli Affari regionali. Un atto che esporrebbe Solinas a un nuovo ricorso, dopo la doppia sconfitta al Tar (leggi qui).

Nell’ordinanza che il presidente sardo ha promesso una settimana fa ci sarebbe anche l’inserimento della didattica a distanza del 100 per cento per le Superiori, col taglio di quel 25 per cento che invece è prevista nel Dpcm. Ancora: sempre andando contro le disposizioni nazionali, Solinas vorrebbe tenere aperti i teatri con una riduzione della capienza al 20 per cento.

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Dopo le puntualizzazioni di Boccia sul Dpcm, della nuova ordinanza di Solinas si salverebbe solo la parte relativa alla scuola e la novità della riduzione di capienza per il trasporto pubblico locale che passerebbe dall’80 per cento al 50. Gli atti di un presidente di regione sono infatti sottordinati rispetto al Dpcm, quindi sono validi solo nel caso in cui prevedano regole più restrittive.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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