Rete ospedaliera, trovato l’accordo: ecco come cambierà la sanità sarda

La commissione Sanità del Consiglio regionale ha approvato il ddl sulla rete ospedaliera, ritoccandolo rispetto all’iniziale impostazione della Giunta che attendeva da due anni il via libera. Il voto di oggi spiana la strada a un percorso sereno in Aula, quando a settembre il testo normativo approderà per la conversione in legge. A questo punto può dirsi al sicuro la tenuta della legislatura che sulla riforma della sanità sembrava in bilico.

Come noto erano otto i punti su cui il centrosinistra non trovava l’accordo (leggi qui). Ma adesso il cerchio è chiuso con soluzioni di mediazione che, certo, non accontentano tutti, ma politicamente segnano una tregua nel centrosinistra. Il primo commento è arrivato infatti dal presidente Francesco Pigliaru e dall’assessore Luigi Arru che nell’ultimo anno e mezzo hanno dovuto frenare molte guerre interne per arrivare alla quadratura del cerchio. “L’approvazione della riforma della rete ospedaliera in commissione Salute del Consiglio regionale – si legge in una nota – è un ulteriore e importante passo nel processo di cambiamento che Giunta e maggioranza stanno portando avanti. Ora auspichiamo per metà settembre l’approvazione da parte dell’Assemblea”.

Rispetto al testo della Giunta, è confermata la chiusura del punto nascita al Paolo Merlo di La Maddalena (attualmente è comunque fermo). Questo perché nel reparto si contano meno di cinquecento aperti l’anno, il numero minimo previsto dalla normativa nazionale per tenere aperta un’ostetricia. Su questa decisione non si possono tuttavia escludere sorprese in Consiglio con la richiesta del voto segreto. A La Maddalena la chiusura vera e propria avverrà solo quando sarà attivo l’elisoccorso. L’isola comunque viene riconosciuta come zona disagiata: mantiene la chirurgia come reparto separato dalla medicina generale, quindi con un proprio organico.

In bilico c’era anche il punto nascita al Paolo Dettori di Tempio, ma l’ospedale dell’Alta Gallura ha ottenuto la promozione da “nodo della rete ospedaliera regionale” a “stabilimento di base di completamento Dea”. Questo vuol dire che restano tutti i reparti sui quali era previsto lo stop nel ddl della Giunta: oltre all’ostetricia si salvano così anche la chirurgia e l’ortopedia.

Obiettivo raggiunto anche dal Sulcis che, attraverso i consiglieri regionali del territorio, aveva aperto una vertenza trasversale (leggi qui). L’asse Luca Pizzuto (Mdp) e Giorgio Oppi (Udc) ha incassato il riconoscimento a “stabilimento Dea” per il Cto di Iglesias, dove temevano di perdere terreno rispetto al Sirai di Carbonia, a sua volta classificato come Dea di primo livello. Il Cto sarà polo di riferimento per il “materno infantile”, mentre il Sirai per le emergenze-urgenze.

Quanto al San Francesco di Nuoro, che puntava a passare dal primo al secondo livello, la richiesta non è stata accolta. L’ospedale avrà però la cosiddetta Breast unit, un centro multidisciplinare di senologia.

In ballo c’erano poi le promozioni chieste dagli ospedali di Alghero e Ozieri e dal Nostra Signora della Mercede a Lanusei: sono ugualmente classificati come nodi della rete ospedaliera e volevano la promozioni in Dipartimento Dea di primo livello. Per Alghero ciò non avverrà nell’immediato, ma quando sarà potenziata la rianimazione. Lanusei avrà invece funzioni di Dea limitatamente al 118 attraverso l’Areus, la nuova azienda sanitaria del 118 (di prossima apertura).

A Guspini, come chiesto dalla consigliera dem Rossella Pinna, è arrivato il via libera per la riapertura del centro riabilitativo Santa Maria Assunta. Sarà classificato come “stabilimento complementare di rete territoriale”.

Quanto al Delogu di Ghilarza, nel testo passato in commissione è riconosciuto come Cet (Centro di emergenza territoriale) con funzioni riabilitative. La chirurgia sarà solo quella programmata. Il resto degli interventi verranno fatti nel vicino San Martino di Oristano, classificato come Dea di primo livello.

Tra i nodi che dividevano la maggioranza c’era pure la chirurgia pediatrica nel Nord Sardegna: attualmente è a Sassari, ma nell’accordo tra Regione e Mater è prevista nel nuovo ospedale pubblico-privato di Olbia, il quale però parrebbe intenzionato a rinunciare. Quindi il problema non si pone più.

Quanto al resto delle strutture sanitarie regionali, ecco gli hub di Cagliari e Sassari, la categoria più alta della sanità: saranno i poli di eccellenza, individuati nel Brotzu (comprende il Microcitemico e l’Oncologico) e nell’Azienda universitario-ospedaliera di Sassari più il Santissima Annunziata.

Come ospedali di primo livello, oltre al San Francesco Nuoro, al Sirai di Carbonia e al San Martino di Oristano, ci conteranno il Giovanni Paolo II di Olbia, il Nostra Signora di Bonaria a San Gavino, il Policlinico Casula di Monserrato e il Santissima Trinità di Cagliari. Il Marino, sempre nel capoluogo, resterà invece aperto come “stabilimento riabilitativo”.

Confermato il riconoscimento di “ospedale di zona disagiata” per le strutture sanitarie di Bosa, Isili, Muravera e Sorgono (leggi qui), a cui si è aggiunta La Maddalena. Questa classificazione significa mantenimento della chirurgia, con venti posti letto e propri organici, anziché l’accorpamento del reparto con quello di medicina generale.

Infine gli ospedali di comunità, cioè le strutture intermedie prima del ritorno a casa: saranno aperti a Ozieri, Ittiri, Thiesi, Tempio, La Maddalena, Bosa, Ghilarza.

Gigi Ruggeri, consigliere regionale del Pd, uno degli esperti di sanità in maggioranza, dice: “Al di là di qualche isteria localistica, abbiamo raggiunto un ottimo punto di equilibrio tra le esigenze di prossimità, soprattutto in relazione alle patologie cosiddette tempo dipendenti, e l’obiettivo di qualificazione delle specialità mediche, rinforzate secondo logiche di rete”. Ruggeri precisa: “Questo ddl rappresenta un nuovo approccio culturale alla salute: saranno appunto le reti di ospedali ad affrontare le complessità crescente della domanda clinica e non più le singole strutture, dove tutti fanno tutto”

Dal fronte dell’opposizione, Michele Cossa (Riformatori) attacca sulla chiusura del punto nascite a La Maddalena: “Si tratta di una decisione non condivisibile. Vero che il numero di parti non è alto, ma va tutelata la necessità di garantire adeguati percorsi alle puerpere dell’Isola, quindi le migliori garanzie di assistenza. La soppressione del punto nascite può essere evitata garantendo le indispensabili duttilità organizzative necessarie per contemperare le esigenze di qualità della prestazione con quelle di sostenibilità”.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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