Rete ospedaliera, riemergono gli stessi nodi: seduta al via, trattativa difficile

Adesso che nel centrosinistra manca di nuovo l’accordo su come organizzare la rete ospedaliera regionale, bisogna aspettare la seduta di oggi 26 settembre per capire se e quanto la maggioranza continuerà a dividersi sul testo approvato dalla commissione Sanità prima di Ferragosto (leggi qui). In particolare c’è una tabella, la 6.2 a pagina 27 della delibera, destinata a convertirsi nella cartina di tornasole per misurare la tenuta (o meno) della coalizione. La quale rischia di spaccarsi in maniera definitiva, quando manca un anno e mezzo alla fine della legislatura.

Rispetto a quella tabella, sembrava positivamente archiviata la questione degli ospedali di zona disagiata, riconosciuti come tali a Bosa, Isili, MuraveraLa Maddalena e Sorgono. Ciò che significa il mantenimento della Chirurgia con venti posti letto, anziché l’accorpamento del reparto con la Medicina interna. Ma nel testo normativo non sono spiegati i tempi, ragion per cui i sindaci dell’Anci guidati dal presidente Emiliano Deiana stanno chiedendo di mettere nero su bianco l’attivazione del servizio sette giorni su sette e ventiquattro ore su ventiquattro. Non è detto però che questo avvenga per via dei costi troppo elevati.

Un altro nodo riguarda l’ospedale civile di Alghero che, allo stesso modo, pareva una questione chiusa con la ‘promozione’ a Dea di primo livello, a partire dal 2018 e contestualmente al potenziamento della Rianimazione. In questo caso oltre a Chirurgia, Medicina interna, Ortopedia e Anestesia verrebbero aperti anche i reparti di Ginecologia, Cardiologia, Neurologia, Oculistica e Otorinolaringoiatria. Ma a non convincere i sindaci sono quei sei mesi di monitoraggio che l’assessorato regionale alla Sanità si prenderebbe per valutare la trasformazione della struttura sanitaria da nodo della rete ospedaliera qual è a Dea.

Un discorso analogo, con l’Anci che chiede garanzie, vale per il Nostra Signora della Mercede a Lanusei, per il quale si ipotizza la promozione a Dea di primo livello sulle emergenze/urgenze, quindi non appena l’Areus, la nuova azienda sanitaria del 118, verrà formalmente istituita con la nomina di un direttore generale. Stesso schema anche per il Paolo Dettori di Tempio che, al pari di Alghero e Lanusei, è attualmente classificato come nodo della rete ospedaliera e otterrebbe il Dea di primo livello per diventare struttura di completamento del vicino Giovanni Paolo II di Olbia. Ma pure in questo caso i sindaci non considerano chiari i termini della conversione, cioè il tipo di reparti che verrebbero mantenuti o attivati.

Un potenziamento lo chiedevano pure a Nuoro per il San Francesco, col passaggio da Dea di primo livello al secondo:  nel testo votato dalla commissione Sanità è accordata l’istituzione della breast unit, un centro multidisciplinare di senologia. Ma vengono sollecitati pure l’apertura di una stroke unit (centro urgenza ictus) e di un reparto di Medicina nucleare.

Su Cagliari stanno diventando un punto di disaccordo l’ospedale Marino e il San Giovanni di Dio: il primo dovrebbe essere declassato a stabilimento riabilitativo, mentre il secondo diventerebbe un’appendice del Policlinico di Monserrato. Ma questa doppia soluzione non piace il sindaco del capoluogo, Massimo Zedda, che per fare opposizione in Aula si affiderà al consigliere regionale del suo partito (ex Sel), Francesco Agus.

Non si sono arresi nemmeno a La Maddalena che, oltre all’ospedale di zona disagiata, avrà quello di comunità, per la cura dei pazienti cronici. Il sindaco Luca Montella, però, continua a spingere per la non soppressione del punto nascita che dovrebbe essere chiuso non appena sarà attivo l’elisoccorso. La ragione sta nel fatto che il Paolo Merlo conta appena 167 parti all’anno e risulta sotto la soglia di sicurezza fissata dal decreto ministeriale 70/2015, a cui la Sardegna si deve adeguare.

E se questa è la cornice tecnica su cui l’Aula aprirà la discussione, sotto il profilo politico la frammentazione è altrettanto importante: venerdì scorso, nella Direzione Pd convocata a Oristano dal segretario Giuseppe Luigi Cucca, i democratici sardi hanno deciso di accogliere le richieste dell’Anci, correggendo ulteriormente il testo approvata dalla commissione Sanità. Poi c’è una proposta di rete ospedaliera presentata dal Partito dei Sardi, mentre Daniele Cocco, capogruppo di Articolo1-Mdp (i bersaniani del Consiglio) avverte: “Accogliamo con piacere la notizia dell’accordo all’interno del Pd. Ma noi non saremo spettatori passivi e non accetteremo che si saranno pazienti di serie B. Sosterremo la promozione dell’ospedale di Alghero e chiederemo il massimo per quello di Nuoro, così come spingeremo per l’immediata attivazione dell’Areus”.

Sullo sfondo la mobilitazione del Cal, il Consiglio per le autonomie locali che ad agosto ha dato parere negativo al testo della commissione Sanità con un documento firmato dal presidente Andrea Soddu, sindaco di Nuoro. Il quale sottolinea: “Riorganizzare l’assistenza in Sardegna è necessario e noi siamo favorevolissimi. Ma per farlo bisogna fare uno studio preliminare ed epidemiologico sulla malattie più diffuse nei diversi territori dell’Isola. Diversamente non ha senso nemmeno pensare un nuovo assetto, perché si rischia di chiudere servizi necessari e magari lasciare aperti quelli che non servono”.

Per tutte queste ragioni e differenze di posizione, solo in Aula si capirà come la maggioranza avrà deciso di muoversi. E oltre alla seduta di oggi, dedicata alla discussione generale (dalle 10,30), è già stato calendarizzato per il 3 ottobre l’inizio della discussione sui singoli articoli. Dal palazzo di via Roma filtra anche un altro dettaglio: alcune scelte saranno condizionate dall’avvicinarsi delle scadenze elettorali, a cominciare dalle Politiche previste per il prossimo aprile. Perché la sanità, storicamente, rappresenta per la politica un importante bacino di voti.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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