Il 2021 della politica sarda – intendendo il centrodestra al governo della Regione – si chiude a Palazzo di giustizia, quindi nel peggiore dei modi, con una nuova indagine che riguarda l’assessora al Personale, Valeria Satta, la ‘sua’ Dg Silvia Cocco e l’ex direttore di Aspal, Massimo Temussi. Il lavoro della Procura è solo agli inizi. E di certo l’indagine non è sinonimo di colpevolezza. Ma il nuovo faro della magistratura puntato sulla Regione fa venire a galla tutte le interrogazioni-denuncia presentate in questi mesi dai Progressisti di Francesco Agus e Massimo Zedda. I quali non hanno mai ottenuto risposta, né scritta né orale, da parte del presidente Christian Solinas e della stessa assessora.
La Satta è accusata di falso per induzione e abuso d’ufficio; la Cocco di falso in autocertificazione; Temussi di abuso d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio. Il tema è questo: la Cocco sarebbe stata nominata Dg dell’assessorato al Personale in virtù di una qualifica da dirigente assegnatagli da Temussi ma dichiarata illegittima della giustizia amministrativa. Temussi, però, non avrebbe mai revocato l’incarico, stando alla ricostruzione del pm Andrea Vacca, mentre la Cocco lo avrebbe comunque messo nel proprio curriculum. Alla Satta viene imputato il mancato controllo sui requisiti.
L’unica certezza è che oggi Regione è paralizzata. Malgrado la nomina del segretario generale Francesco Scano, il 2021 si sta chiudendo senza che la legge 10 sui maxi staff abbia preso forma. Scano sta lavorando in solitudine, anche perché a dispetto della promessa di Solinas diventata ddl 107, il compenso di 286.500 euro fissato per la figura del segretario non è applicabile, per più ragioni. La prima è che esiste un tetto massimo di 150mila euro, quindi il segretario generale della Regione non può mettere in tasca più soldi del presidente della Repubblica. Il secondo motivo è che Scano è un pensionato e quindi non ha diritto ad altre retribuzioni, oltre il trattamento in quiescenza.
Stando alla legge 10 sui maxi staff, Scano deve essere affiancato da tre capi dipartimento. Al segretario generale spetta poi il compito di “avviare l’istruttoria per la nomina dei Dg”. Nulla di tutto questo è stato fatto. Come denunciato anche dallo Sdirs, il sindacato dei dirigenti guidato da Cristina Malavasi, negli assessorati ci sono nove direzioni generali vacanti sulle 24 totali. Vuol dire un terzo. In quegli uffici c’è un facente funzioni che per legge può stare in sella per un massimo di novanta giorni.
Da gennaio Agus è stato firmatario di tre interrogazioni pesantissime sugli ingaggi delle figure apicali della Regione. Il capogruppo dei Progressisti ha messo in evidenza anche la “pratica scorretta” sui “criteri di valutazione di volta in volta eterogenei”. Tradotto: a uno stesso titolo di studio sono stati assegnati punteggi differenti in selezioni diverse. E per Agus l’assenza di univocità nelle scelte “falsa i risultati degli stessi avvisi di conferimento”.
Non è tutto: nella legge Omnibus approvata a ottobre è stato inserito un ‘regalino’ per i 17 direttori di servizio nominati dalla Giunta Solinas. Ecco i loro nomi e le sedi di lavoro: Maria Stefania Podda (Presidenza); Alessandro Usai (Presidenza); Stefano Campesi (Protezione Civile); Nicoletta Sannio (Affari generali); Simone Cugia (Affari generali); Sara Marras (Personale); Mario Lodi (Personale); Daniele Siuni (Ambiente); Giuseppe Furcas (Urbanistica); Donatella Garau (Sanità); Massimiliano Ponti (Lavori Pubblici); Stefano Ferri (Lavori Pubblici); Sandro Ortu (Lavoro); Laura Tascedda (Beni culturali); Emanuela Cecere (Trasporti); Riccardo Maria Masiello (Turismo); Alberta Muscas (Laore).
Non è finita: come denunciato da Agus, da un lato la Giunta ha “avviare le selezioni per la scelta di nuovi quadri, nonostante l’interpello delle manifestazioni di interesse da parte dei dirigenti in ruolo nel sistema Regione avesse dato esito positivo”. Ciò significa che l’ingaggio di alcune figure apicali, scelte anche da altre amministrazioni, è avvenuto malgrado gli interni abbiano presentato regolare autocandidatura per ottenere gli incarichi. E come stabilisce la legge e Agus ha ricordato, “un dirigente non di ruolo va preferito solo nei casi in cui abbia un profilo di alta specializzazione” nonché “una qualificazione professionale non rinvenibile tra i quadri della pianta organica”.
A dicembre 2020, Solinas e la Satta sono finiti sul registro degli indagati con l’accusa di abuso d’ufficio e tentata concussione per la nomine dei Dg Silvia Curto e Pasquale Antonio Belloi, per i quali un anno prima il Consiglio regionale, coi soli voti della maggioranza, ha modificato le regole di ingaggio dei direttori generali attraverso la leggina ‘Salva Dg’. Insieme a Solinas e alla Satta è indagata pure la capo di gabinetto della presidenza, Maria Grazia Vivarelli.
La speranza di Agus e dei Progressisti è che la Regione si rimetta in moto insieme alla “correttezza delle pratiche di reclutamento nel personale”. Procedure su cui la Procura di Cagliari sollevò dubbi già all’inizio della legislatura con le nomine dei consulenti Franco Magi e Christian Stevelli, per la cui scelta Solinas è accusato di abuso d’ufficio.
Alessandra Carta