Prove di guerra in Sardegna, quel “no” detto inutilmente il 9 luglio 2015

il Comipa è il comitato misto paritetico formato da civili e militari: ma i secondi vincono sempre sui primi. Ecco qualche riflessione.

Un “no” espresso dai civili del Comitato misto paritetico per le servitù (Comipa) e rimasto inascoltato. Una trattativa Stato-Regione che prosegue senza risultati concreti in fatto di alleggerimento della presenza militare in Sardegna. Su questi binari scorre la questione delle basi nei poligoni di Teulada, Quirra-Perdasdefogu e Capo Frasca, dove la Nato occupa rispettivamente 7.200 ettari, 13mila e 2mila. Il totale fa 22.200 ettari. O anche 22 milioni e 200mila metri quadrati.

“La nostra – dice Giovanni Aramu, componente civile del Comipa – non è una battaglia contro i mulini a vento. Anzi. Grazie al lavoro del Comipa, negli anni la Sardegna ha ottenuto, per esempio, la cessione di 407 siti militari dismessi dalla Difesa. Ma è ovvio che il nostro obiettivo è arrivare a un alleggerimento delle basi, visto che la nostra Isola è quella maggiormente oberata dai vincoli delle servitù, per una percentuale valutata al 59,97 per cento contro il 31,65 del Friuli, il 6,84 del Trentino, lo 0,78 della valle D’Aosta e lo 0,76 della Sicilia. Questo per quel che riguarda le Regioni a Statuto speciale. Noi chiediamo che in Sardegna resti uno solo dei tre poligoni che continuano a lavorare a pieno regime. Sollecitiamo pure le bonifiche dei territori e l’istituzione di un Comitato di controllo su tutte le attività militari”.

Non diversa è la posizione di Tore Mocci, anche lui rappresentante civile del Comipa, ex sindaco di Teulada. “Purtroppo è diventata sistematica – dice – la procedura con la quale il ministero della Difesa non tiene in considerazione il parere del Comipa. E lo fa adducendo ogni volta ragioni che non sono straordinarie, ma ordinarie. Di mero interesse militare finalizzato alla preparazione delle guerre utilizzando il nostro territorio“.

Di inutilità del parere del Comipa parla invece Claudia Zuncheddu, leader del movimento Sardegna libera. “A che serve – fa notare – aver istituito un Comitato, se poi viene bypassato senza alcun supplemento di trattativa? Tuttavia, a me preoccupa più ancora la debolezza della Regione: il presidente e la Giunta non hanno impugnato il provvedimento del ministro Pinotti che il 25 settembre ha autorizzato le attività addestrative a partire dal 1° ottobre. Ovvero, con uno scarto di soli cinque giorni, quando invece la normativa vigente ne impone 15. Solo questo mancato rispetto della normativa sarebbe bastato per impugnare il provvedimemnto, invece la Regione ha accolto supinamente la decisione di Roma”.

Alla “ostilità ambientale” chiama Bustianu Cumpostu, il capo di Sardigna Natzione. “La sola via per ribellarsi ai diktat della Difesa è indire un referendum che, una volta per tutte, faccia esprimere i sardi sul destino del proprio territorio. Io credo – continua Cumpostu – che nessuno voglia le basi militari in Sardegna. Il ricorso alla consultazione popolare è previsto dalle legge 20 del 57″.

Cumpostu e la Zuncheddu concordano poi su un aspetto: “La Sardegna è stata esclusa dalla lista delle regioni che potrebbe ospitare il deposito di scorie nucleari perché a Roma hanno temuto la reazione dei sardi. Il popolo si sarebbe davvero e duramente mobilitato davanti a una simile prospettiva”.

Sul tema della “consapevolezza di popolo” torna infine Mocci. Che dice: “La partecipazione dei cittadini allo smantellamento delle basi è funzionale all’azione che il presidente Pigliuaru può portare avanti nella trattativa con lo Stato. Solo se appoggiato dai sardi, oltre che dai componenti civili del Comitato paretivo, il governatore può portare a casa i risultati sperati in termini di alleggerimento della presenza militare in Sardegna”.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

LEGGI ANCHE: Servitù, alla Sardegna spettano 20 milioni. Ma Roma non salda il conto.

La Sardegna non vuole le basi. La ministra: “Attività militari imprescindibili”

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share