Il “Porcellum” se ne va. I parlamentari no

Eletti con un legge incostituzionale, deputati e senatori sardi non si sentono per questo delegittimati. Solo per Vargiu (Scelta civica) “il Parlamento è morto”.

La Corte costituzionale ha ucciso il Porcellum: «Premio di maggioranza e liste bloccate sono incostituzionali», ha sentenziato. Ma senatori e deputati sardi non si sentono delegittimati: «Non c’è motivo per andare a nuove elezioni. Anzi, dobbiamo restare in Parlamento per accelerare anche sull’approvazione della nuova legge elettorale», ripetono tutti da destra e da sinistra. Con la sola eccezione di Pierpaolo Vargiu, il deputato cagliaritano di Scelta Civica: «Questo Parlamento è morto – dice -. La Corte costituzionale ci ha servito un avviso di sfratto. E non ha fatto altro che certificare quanto in tanti pensano da anni, a cominciare dai centomila sardi che avevano firmato contro il Porcellum per chiedere la reintroduzione delle preferenze. Solo il Parlamento fingeva di non accorgersi del problema. A questo punto – conclude Vargiu – va approvata subito una nuova legge elettorale, poi si torni alle urne».

Silvio Lai, il senatore che in Sardegna guida il Partito democratico, apre la sfida al Movimento Cinque Stelle. «Fino a oggi – ricorda – Grillo è stato l’unico a dire che il Porcellum andava bene. Ora tolga la maschera e spieghi quale legge elettorale vuole. Di fatto, bocciando il premio di maggioranza – aggiunge Lai – si è tornati al proporzionale. Noi del Pd, invece, continuiamo a difendere il maggioritario con doppio turno, di partito o di coalizione: non esiste altro modo per uscire dallo stallo e garantire la governabilità al Paese. Andare a nuove elezioni vorrebbe dire non ridurre il numero di parlamentari, lasciare il bicameralismo perfetto, insomma non fare tutte quelle riforme di cui l’Italia ha bisogno».

Emilio Floris, senatore del Pdl, tornerebbe al voto «solo per una questione politica, visto che il Pdl è passato all’opposizione», ricorda il senatore berlusconiano. «Ciò non toglie che fa un certo effetto notare, ancora una volta, quanto la sentenza della Consulta sia un processo all’italiana». Per Floris, insomma, «non è casuale che la Corte si esprima proprio adesso». L’ex sindaco di Cagliari attende che «siano i saggi nominati da Napolitano a spiegare quale sia la legge elettorale perfetta».

Nemmeno Luciano Uras, senatore di Sel, si sente delegittimato dalla sentenza: «Proprio per ovviare all’assurdità delle liste bloccate – dice il senatore di Sel – il nostro partito ha scelto i parlamentari attraverso le primarie. Di certo, questa stortura andava corretta, solo le preferenze possono garantire il processo selettivo della classe politica. Io sono per il proporzionale, come ai tempi della Prima Repubblica quando, magari, il capo del Governo cambiava più volte, ma a garantire la governabilità del Paese erano innanzitutto valori e principi, a partire dai quali si confrontavano le due grandi forze popolari (Dc e Pci). Non credo che l’intento della Consulta sia quello di mandare tutti a casa».

Nel Pdl  il deputato Salvatore Cicu non è sorpreso. «Era un passaggio obbligato – dice -. Gli italiani da anni reclamavano la preferenza, finalmente la bocciatura delle liste chiuse restituisce agli elettori quel diritto a scegliere in modo libero e democratico i proprio rappresentanti in Parlamento. Lo dico sebbene io stesso sia un parlamentare designato. Ma la politica non può più permettersi di usare un linguaggio che non contempli consenso, meritocrazia, legittimità e partecipazione».

Roberto Capelli, il deputato del Centro Democratico di cui è anche coordinatore sardo, torna sul ruolo della magistratura: «Da più parti viene attaccata. Ma la politica aspetta che siano i giudici a colmare i propri vuoti, questo è il paradosso». Capelli sottolinea ancora: «L’unico motivo per andare a nuova elezioni è che questo Parlamento sta lavorando male. Il mio partito è in maggioranza, ma noi non governiamo. Tuttavia, quando siamo stati eletti il Porcellum era regolarmente in vigore: non parlerei di sentenza che delegittima, ma di un provvedimento che mette la politica davanti alle proprie responsabilità. Vero che il buon senso non si può sancire per legge, però è possibile arrivare alla governabilità, anche tra forze diverse, puntando su un modello alla tedesca».

Giuseppe Luigi Cucca interpreta la bocciatura del Porcellum da avvocato qual è: «Sino a quando una legge è in vigore – dice il senatore Pd – non si può parlare di delegittimazione. Il Parlamento, semmai, ha il dovere di non lasciare il Paese ingovernato. L’Italia ha bisogno di tutto, meno che di tornare alle urne».

Da Montecitorio parla  Romina Mura: «La sentenza della Consulta – osserva – è un ulteriore input a cambiare la legge elettorale. Io dico che vada introdotto il doppio turno di collegio». Per la Mura, tuttavia, niente elezioni anticipate:  «L’Italia va incontro al semestre europeo, è un’occasione che non possiamo perdere».

Alessandra Carta

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