La minaccia è terribile. Di quelle in grado di modificare gli scenari politici. Ma il leader dell’Udc Giorgio Oppi è stato chiarissimo: vuole capire bene quali saranno (nel centrodestra) i “compagni di viaggio”. E se il chiarimento “a tutto campo” non arriverà, l’Unione di centro potrebbe anche decidere di correre da sola.
Quanto questa possibilità sia realistica è tutto da verificare. La nuova legge elettorale, che ha stabilito uno sbarramento del 5 per cento per i partiti che si presentano da soli, rende in astratto improbabile che l’Udc, e un uomo accorto come Oppi, possano esporsi a un rischio del genere. Ma è anche vero che lo stesso sistema elettorale rende preziosi per il centrodestra i voti di Oppi. Il quale, con la sua uscita, non solo chiarisce che non accetterà accordi al ribasso, ma crea una nuova difficoltà nell’accidentato percorso verso le primarie.
La cosa più probabile, infatti, è che alla fine non si facciano. Non piacciono a Roma e piacciono poco anche in Sardegna. Il coordinatore del Pdl Settimo Nizzi la prossima settimana andrà nella Capitale per parlarne con i vertici del partito. Al momento l’incertezza è totale. Non è chiaro, per esempio, se saranno primarie di partito o di coalizione.
Nell’attesa tutti trattengono il respiro. A partire da Mauro Pili il quale continua a far intendere che potrebbe persino correre da solo. Al momento i “candidati” sono due: il governatore Ugo Cappellacci e il suo acerrimo nemico Mario Diana. Si tratta in realtà più che di candidature, di “posizionamenti” nel dibattito interno. La vera partita la si gioca nella composizione dell’alleanza. Anche i Riformatori pongono condizioni e non danno affatto per scontata la loro partecipazione.