“O si cambia o si perde ancora”. Ma nel Pd sardo non c’è l’uomo nuovo

Basta col partito delle finte tessere, basta con le  primarie truccate, basta con l’occupazione delle banche e degli enti, basta con i gruppi dirigenti in campo da vent’anni. Sono stati questi temi la costante degli interventi che si sono sentiti ieri, a Sassari, nell’assemblea dei cittadini, degli elettori e dei sostenitori del Partito democratico promossa da Guido Melis.

Centinaia i militanti, gli iscritti e simpatizzanti democratici che si sono riversati nella Sala dei vigili urbani nella via Carlo Felice  per gridare ai dirigenti che le lezioni sono state sostanzialmente perse, e che dunque si tratta di prendere atto della sconfitta e cambiare rapidamente passo.

Una partecipazione che ha sorpreso gli stessi organizzatori e che ha confermato, sempre che ce ne fosse bisogno, che il Pd è un partito preoccupato e diviso,  ma vivo. In Sardegna non meno che nel resto del Paese. anzi, forse un po’ di più perché qua il tonfo è stato devastante: la  Sardegna è l’unica regione d’Italia dove il Movimento 5 stelle ha superato il risultato complessivo dell’intera coalizione di centro sinistra.

Un dato sottolineato da tutti a più riprese nell’assemblea sassarese. Anche dal presidente dell’assemblea regionale Valentina Sanna, in prima fila alla manifestazione, che ha invocato “il congresso immediato per l’analisi della sconfitta elettorale” e ha lanciato un messaggio chiaro ai dirigenti: “Bisogna procedere al rinnovamento, altrimenti la deriva è dietro l’angolo”.

Interventi dal tono perentorio e a volte ultimativo: o si cambia o ce ne andiamo noi. Le nuove generazioni non hanno tempo da perdere, né voglio di aspettare in eterno:  “Il prezzo della crisi è quasi tutto sulle nostre spalle – ha detto Antonio Piu, giovane consigliere comunale del Pd di Sassari – In questa campagna elettorale si è usato un linguaggio da vecchia politica, non siamo stati chiari e abbiamo perso le elezioni. Bisogna mandare avanti i giovani e mettere in campo altri linguaggi. Le idee le abbiamo, adesso fuori i volti nuovi”.

Al primo accenno alle “vergognose nomine” alla Fondazione del Banco di Sardegna, gli applausi sono arrivati puntuali e scroscianti: ”Non abbiamo capito niente della lezione – ha detto il giovane segretario del circolo Pd di Ozieri – . Le porte girevoli dei politici in carriera da trent’anni non vanno più giù a nessuno. Ora anziché pensare agli assetti di potere bisogna dedicare le nostre forze a costruire. E chi deve farlo non è certo chi ha governato l’Italia per decenni, consegnandoci la situazione drammatica in cui siamo”.

Ma ieri a Sassari non c’era solo la pancia del Pd. C’erano anche volti noti del partito e qualche intellettuale della città: c’era il sindaco Gianfranco Ganau, c’era l’assessore comunale al Bilancio Nicola Sanna, c’era  l’ex sindaco Anna Sanna. E poi l’ex assessore della giunta Soru Ciccito Morittu, il consigliere regionale Luigi Lotto, il consigliere comunale Simone Campus, il professor Manlio Brigaglia, il sindaco di Bonorva Gian Mario Senes.

La sensazione è che ormai nel Pd isolano coesistano due partiti: uno ufficiale e un altro parallelo che dissente in modo netto dalla confronti della classe dirigente. Forse anche per questo Guido Melis ha tenuto a precisare: “Qualcuno ci ha accusato di voler fare un partito opposto a quello che ha sede in via Mazzini. Se si allude a uscire dalle logiche asfissianti delle correnti, allora sì: è vero. Ma se ci si vuole attribuire il programma dello sfascio allora io rimando l’accusa al mittente. Perché lo sfascio del Pd lo hanno fatto altri, non certamente noi”.

Nei ragionamenti del dietro le quinte emergono con chiarezza il timore del tonfo alle prossime regionali e la preoccupazione per l’esiguità del tempo a disposizione per scegliere il candidato governatore. Un candidato governatore che secondo molti dovrebbe avere le caratteristiche del Soru del 2004: un uomo nuovo con un programma forte per il futuro dell’Isola. Il Soru del 2004, non quello del 2013, ormai percepito come uno dei partecipanti alle partite in corso nell’apparato.

L’intervento dell’assessore Nicola Sanna, già capo di gabinetto dell’assessorato della Difesa dell’ambiente al tempo del ‘primo Soru’, considerato sempre vicino all’ex governatore, in questo senso è esplicito: “Personalmente ho sottoscritto e preso parte alle proteste
dei tanti elettori ed iscritti al Pd letteralmente furibondi per come è stato truccato l’esito delle parlamentarie. Mi sono fermato quando ho capito che il danno era già fatto. L’ accordo su come truccare l’esito delle primarie era stato sottoscritto dal segretario Lai, come dal senatore Cabras, come da Renato Soru. Tutti a giurare che alla direzione nazionale non avrebbero votato a favore di un’ intesa non concordata con la Sardegna. Poi invece la ragion di corrente e di poltrona è stata più forte e si è consentito di non rispettare la classifica stilata dal popolo delle primarie inserendo esterni al Pd sardo. Dove sta la credibilità di questi gruppi dirigenti?”

Tra i militanti presenti all’assemble sassarese, nell’inevitabile gioco del toto-governatore, anzi del toto-candidato, la convinzione prevalente ieri era che la vera sfide alle primarie delle prossime elezioni regionali si giocherà tra Soru e Ganau:”Se entrambi si
spogliano delle dinamiche delle correnti e dell’ apparato – è la considerazione di Sanna – potrà essere una gara in grado di preparare una vittoria, altrimenti sarà il peludio di un’altra sconfitta”. Ma sono in tanti a ragionare già di un “piano B”, di un “uomo nuovo”.  Chiunque sia, se esiste dovrà farsi vivo  in fretta. Il tempo stringe.

Un dibattito serrato, una ventina di interventi in tutto. E alla fine una proposta. “Vogliamo che da oggi – ha detto Guido Melis – si apra qua a Sassari e in tutta la Sardegna  un laboratorio di idee, un dibattito vero da cui far scaturire il programma dei democratici”. L’ordine del giorno approvato all’unanimità è il corollario inevitabile della discussione. Cioè l’auspicio “che si costituisca in Sardegna, con la più ampia partecipazione dal basso, un partito democratico di tipo nuovo, non più basato sui soli tesserati, ma aperto all’intervento attivo dei cittadini; che si apra subito nel Pd sardo una riflessione collettiva volta ad identificare le cause della sconfitta ed un progetto di rilancio della questione sarda; che si avvii subito una seria autocritica per valutare le responsabilità dell’attuale gruppo dirigente regionale e locale e se ne realizzi, attraverso un congresso regionale le cui regole debbono essere chiare e che deve prevedere le primarie per la elezione dei delegati e dei dirigenti, il necessario, radicale rinnovamento; che si modifichi la legge elettorale per l’elezione del Consiglio regionale, in particolare abolendo il listino e introducendo la preferenza di genere.

Maria Giovanna Fossati

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