Nasce il Polo civico-politico del centrosinistra: coalizione per le Regionali da 21, ecco chi c’è

Alessandra Carta

L’Ulivo più M5s, ma anche Azione di Carlo Calenda e pezzi di indipendentismo. È fatta la coalizione civico-politica alternativa al centrodestra a trazione Lega-Psd’Az. Oggi il battesimo alle Saline di Molentargius, ingresso dal lato di Cagliari, dove in calce all’allenza per le Regionali di febbraio 2024 sono state apposte 19 firme, sui 21 invitati.

Il lungo foglio lo guida il Pd, il primo partito del centrosinistra storico, ma superato alle Politiche di settembre 2022 dal Movimento Cinque Stelle, il nuovo alleato dell’Ulivo. Era questo il primo traguardo da raggiungere per provare a mettere un’ipoteca sulla vittoria alle urne del prossimo anno, considerando che l’attuale maggioranza di Christian Solinas può contare sul vantaggio dato dall’effetto Fdi, con la premier Giorgia Meloni ancora in luna di miele con gli italiani.

Molto di questo ingresso degli M5s nella nuova coalizione si deve di Progressisti di Francesco Agus e Massimo Zedda che con i grillini hanno lavorato dall’inizio della legislatura, anche quando il Pd storceva il naso. Poi anche i dem hanno capito che senza i Cinque Stelle non è pensabile erodere il consenso della maggioranza in Regione.

Sempre espressione delle forze elette in Consiglio, nella coalizione da ventuno ci sono gli ex Progressisti di Sinistra sarda, Europa verde e Possibile, che hanno messo in tre una sola firma. Ecco poi Demos, Italia in Comune, +Europa, Sinistra futura ex Art 1 e i Socialisti.

I nuovi acquisti sono stati certificati nelle ultime ventiquattro ore: hanno scaricato il centrodestra di Solinas sia Fortza Paris (leggi qui) che un pezzo del nuovo movimento civico ‘Orizzonte comune’, ieri all’esordio (leggi qui). Tornano nell’alleanza anche Partito dei sardi, Upc e Centro democratico che alle Regionali del 2019 non sono riusciti a ri-agganciare la conferma in Aula.

Ancora: ‘Orizzonte sinistra‘ e Azione. Non è mancata la componente indipendentista espressa da Liberu e A Innantis. Alle Saline pure Sardegna 2050, associazione che viene da lontano portandosi dietro pezzi di ex Pd. Da registrare due assenze: ‘Sardegna chiama Sardegna‘ che proprio ieri aveva lanciato da Sardinia Post l’appello a Pd e alleati per entrare nella nuova coalizione alternativa a Lega, Psd’Az e alleati (leggi qui). Ma la trattativa non è chiusa. Deve sciogliere le riserve anche Italia Viva.

La coalizione, in ogni caso, è in divenire. “Siamo aperti a quanti hanno voglia di costruire dal basso un programma rivoluzionario per la Sardegna – dice il leader del Pd, Piero Comandini -. Per un’Isola più inclusiva, più democratica e più libera”. Segue un paletto chiave: “Chiudiamo la porta a tutti coloro che hanno condiviso, giustificato e difeso le scelte di questa maggioranza che dal 2019 governa pessimamente la Regione. E staremo attenti a che il presidente non sia lo scaricabarile di tutta la coalizione: il capo della Giunta e gli alleati hanno uguale responsabilità”.

Adesso si tratterà di capire in quante liste si tradurranno le ventuno firme che hanno sottoscritto la nascita della nuova coalizione civico-politico. Di sicuro una base di partenza decisamente più robusta rispetto al 2019, quando l’Ulivo si era frantumato malgrado lo sforzo di Massimo Zedda, allora candidato presidente, di provare a mettere insieme un cartello elettorale solido.

La pratica del litigio sembra archiviata da questo nuovo raggruppamento che la lezione sembra averla imparata: per vincere servono sì un leader e un programma, ma è anche necessario trovare le motivazioni per stare insieme.

Fatta la coalizione, manca adesso il leader. Ma il nome non arriverà prima dell’autunno, si è deciso oggi alle Saline. Per una ragione: la discussione sul candidato presidente deve ancora cominciare e non sarà una passeggiata mettere d’accordo tutte le anime di questo nuovo cartello elettorale. Anche perché il ragionamento non sarà disgiunto dalle riflessioni su Cagliari e Sassari, le prime due città dell’Isola che l’anno prossimo vanno ugualmente alle urne. Ci sono anche le Europee, altro terreno entro cui andrà costruito l’equilibrio complessivo. Che, tradotto dal politichese, significa spartizione di poltrone.

La stesura del programma non è un aspetto secondario, anche perché la Sardegna deve fronteggiare una crisi di sistema ampia, con la sanità e i trasporti che sono l’anello debolissimo della catena. Si aggiunga la crisi dell’industria. Ma continuare a dire che il leader verrà scelto dopo il programma è mostrare il lato più vecchio della politica: dare una nuova rotta alla Sardegna non c’entra nulla con la scelta del leader, non è che gli obiettivi cambiano in base al nome del candidato.

Se davvero il nuovo cartello da 21 vuole riportare alle urne gli astensionisti, il primo esercizio che dovrà fare sarà quello di non continuare a ripetere vecchie refrain che hanno il solo effetto di allontanare sempre di più i cittadini dalla politica. Da ora all’autunno, i partiti non dovranno sparire se vogliono essere ascoltati l’anno prossimo, quando a febbraio si andrà a votare.

Alessandra Carta

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