‘Sardegna chiama Sardegna’ alle opposizioni: “Alternativi a Solinas, ma no ammucchiate”

Andrea Tramonte

L’obiettivo non è “creare una ammucchiata per battere le destre” ma avviare un dialogo tra le forze politiche che in Consiglio regionale e fuori dai palazzi si oppongono alla Giunta Solinas. A partire da alcune proposte precise per il futuro dell’Isola: cinque urgenze nei settori della salute, del lavoro, della transizione verde e della sovranità energetica, della cultura, della partecipazione democratica. Le hanno messe sul tavolo i membri di Sardegna chiama Sardegna, un movimento – in larga parte composto da giovani e giovanissimi – che nei mesi scorsi ha dato avvio a un processo partecipativo per raccogliere ed elaborare idee per l’Isola: 26 incontri tematici, 13 tavoli territoriali, 5 assemblee plenarie, 3 seminari di approfondimento, oltre un migliaio di adesioni finora raccolte. Domenica il movimento si è riunito ad Abbasanta per lanciare le proposte e provare a far partire un dialogo con le opposizioni. “Non un programma esaustivo – spiegano i portavoce, Danilo Lampis e Nicoletta Pucci, rispettivamente di 30 e 28 anni -, ma punti strategici e misurabili, costruiti e pensati per rispondere alle urgenze della maggioranza delle sarde e dei sardi”.

Nei prossimi mesi le idee saranno presentate nel corso di decine di incontri in tutta la Sardegna per dare a chiunque sia interessato la possibilità di contribuire a costruire “una vera alternativa per il governo dell’Isola”. Con un punto fermo: una visione “realmente trasformativa”, perché – dicono – “non ci faremo cooptare per qualche poltrona”. Al momento non c’è ancora un dialogo strutturato. All’assemblea hanno partecipato – ma solo per ascoltare – esponenti del Pd, dei Progressisti, di Sinistra Futura, di Possibile e del M5s, di Demos, oltre a diverse sigle indipendentiste come Liberu e Irs. “Abbiamo parlato con chi è venuto all’assemblea ma ancora non c’è una interlocuzione avviata – spiega Lampis (docente, scrittore, consigliere comunale a Ortueri) a Sardinia Post -. Ci rivolgiamo a un mondo ampio, dagli autonomisti e indipendentisti alle forze del centrosinistra. Utilizziamo le proposte per verificare se ci sono le possibilità di una convergenza di scopo. Abbiamo lanciato una sfida e vedremo chi e come risponderà. Dopo sei mesi di incontri riteniamo di aver maturato una credibilità tale per essere riconosciuti pienamente come interlocutori”. Dialogo nei palazzi come nella società civile: “Anche l’opposizione non ha fatto abbastanza il suo dovere in Consiglio e ci sono forze escluse da una legge elettorale anti-democratica – dice Lampis -. Non a caso tra i vari punti da discutere insieme insistiamo anche su una riforma della legge elettorale in chiave proporzionale. Ci sembra un elemento basilare per dare rappresentanza alle minoranze e costruire una dialettica politica sana. Vogliamo portare avanti una modalità radicalmente diverse rispetto al passato. No ad ammucchiate dove c’è tutto e il contrario di tutto; allo stesso tempo pensiamo anche che non sia più il tempo di progetti di pura testimonianza. Siamo radicalmente alternativi al governo attuale ma vorremmo superare le cose già viste anche nel campo delle opposizioni. Vogliamo discontinuità nel merito e nel metodo. Altrimenti valuteremo altre strade”.

La base sono le proposte elaborate in questi sei mesi ma anche il giudizio sulla Giunta Solinas. Che è fortemente negativo, su tutti i fronti. “La maggioranza di governo attuale ha accresciuto le diseguaglianze – prosegue Lampis -, fatto arretrare i servizi essenziali e non ha affrontato le istanze sociali e le emergenze nell’Isola. Ha pensato a distribuire poltrone nei diversi enti piuttosto che aprirsi ai dialoghi coi settori in sofferenza”. I punti su cui si cercherà una convergenza sono il lavoro e un nuovo modello economico per l’Isola, puntando ad ammodernare la Sardegna scommettendo sui settori strategici come agroalimentare, zootecnico, digitale, turismo diffuso e sostenibile, cultura, archeologia e ambiente, architettura e costruzioni, manifatturiero, artigianato. Un patto per il buon lavoro per il quale gli incentivi pubblici siano connessi al rispetto dei diritti. Premialità per chi assume nei Comuni sotto i tremila abitanti e in generale piani per provare ad arginare il fenomeno dello spopolamento. Un rinnovamento radicale nel settore della sanità, una legge regionale per il diritto all’abitare – gli affitti stanno aumentando sensibilmente – connessa anche alla limitazione delle locazioni brevi in chiave turistica. E ancora: transizione ecologica e sovranità energetica, con la nascita di una Agenzia sarda dell’energia per fermare la speculazione e pianificare la transizione; riduzione e bonifica delle servitù militari; progetti di custodia del territorio per valorizzazione della multifunzionalità in agricoltura e pastorizia. E ancora democrazia e partecipazione. Anche giovanile. Non è un caso se al movimento si sono avvicinati giovani e giovanissimi, spesso considerati parecchio distanti dalla politica.

“Abbiamo raccolto una forte istanza di cambiamento dalle giovani generazioni, che sono state allontanate ed escluse dalle forme della partecipazione politica – dice il co-portavoce -. La politica è chiusa in se stessa e noi abbiamo detto dall’inizio: non siamo qui per fare una lista per le elezioni ma per costruire una nuova forma di fare politica funzionale alla partecipazione. Poi bisogna dire che le persone che si sono avvicinate al movimento e partecipano sono di generazioni diverse. Siamo molto attenti all’inclusività, al coinvolgimento. Anche attraverso nuove modalità: negli incontri territoriali mettiamo l’orecchio a terra, non puntiamo su discorsi cattedratici ma sull’ascolto e sul dialogo. I giovani partecipano perché siamo contro gli approcci paternalisti alla discussione politica”. Ora i passi successivi sono ulteriori incontri territoriali per raccontare le proposte e dialogare con le persone interessate, coi mondi produttivi, del lavoro, sociali. “Vogliamo far conoscere le proposte e confrontarci con i diretti interessati e continuare ad ascoltare. Attivare interlocuzioni con le forze organizzate che vogliono discutere di un programma e di una proposta di rottura rispetto al passato”. 

Andrea Tramonte

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