E alla fine i Riformatori sono venuti allo scoperto. E hanno risolto l’ambiguità tra l’essere in maggioranza e chiedere al Capo dello Stato lo scioglimento del Consiglio con la parola magica della politica italiana: verifica. In definitiva, come ha spiegato il vicecapogruppo Franco Meloni, voteranno contro la mozione di sfiducia ma chiederanno appunto una verifica politica dopo il voto di febbraio. I Riformatori pongono un aut-aut agli alleati: in caso di vittoria alle politiche del Pdl, non potranno “accettare l’alleanza con chi vuole spaccare il Paese”, riferendosi alla Lega.
“Facciamo le battaglie quando è utile farle per la Sardegna – ha spiegato – dovremo togliere la fiducia a Cappellacci per consegnare la Sardegna al centrosinistra che non ha dato nessun contributo fattivo e innovativo?”. Piuttosto Meloni sollecita il Governatore e la Giunta su alcuni temi: “noi non siamo scontenti per questioni di governo o sottogoverno, non ci sentiamo soddisfatti, c’é una maggioranza poco coesa, una minoranza che ci impedisce di governare ed è mancato un impulso, una ‘moral suasion’ della Giunta e degli assessori”.
Il consigliere regionale del Pd, Gian Valerio Sanna, ha chiesto “un passo indietro” al governatore citando le dimissioni del Papa, il capogruppo dell’Idv, Adriano Salis, ha spiegato che il centrosinistra non può accettare che in campagna elettorale “parte della maggioranza svolgano due parti in commedia, il ruolo di maggioranza e opposizione contemporaneamente, e che ci si rivolga al Presidente della Repubblica con una procedura extra consiliare a causa di un disegno di legge adottato dalla Giunta”.
