Enti locali, tutti a caccia delle Province. L’assessore Sanna punta al testo unico

Un testo unico che rivoluzioni completamente l’assetto degli enti locali in Sardegna. È questa l’idea dell’assessore regionale, Quirico Sanna, che preferisce pensare in grande piuttosto che fissare il dibattito sulla geografia istituzionale dell’Isola soltanto sulle Province. Anche perché “la riforma non dovrà essere soltanto sulla governance – dice Sanna – ma riguarda tutta la struttura e una nuova visione dei rapporti tra Regione, Province e Comuni. Ci piacciono le sfide importanti”. Dunque, le polemiche, più o meno velate, e le fughe in avanti di chi ambisce a portare a casa il risultato dell’ente intermedio per ora non scalfiscono l’esponente della Giunta che comunque assicura che “la Giunta non sarà sorda alle richieste dei territori, come ha sempre sottolineato anche il presidente Solinas“.

Sanna parla del testo unico come “la vera occasione per razionalizzare gli enti, rivedere i poteri della Regione migliorando davvero la nostra autonomia” e magari cercando anche di “semplificare l’aspetto burocratico per le amministrazioni che rappresenta uno dei problemi maggior”. Un lavoro imponente che rallenta i tempi di una riforma che dovrà essere infiocchettata entro giugno dell’anno prossimo, data in cui il governatore ha fissato le elezioni provinciali che, secondo l’obiettivo della riforma, dovrebbero essere riportate a suffragio universale. Il problema, però, è quali Province nasceranno dalla nuova riforma, visto che per ora l’unica novità dovrebbe essere la rinata Gallura, già provincia sino al referendum del 2012, che avrebbe “tutte le caratteristiche per ottenere questo status”, spiega Sanna che non chiude la porta in faccia a nessuno: “Con gli atri territori ci sarà lo stesso percorso di ascolto, tanti chiedono una propria autonomia e noi siamo pronti ad ascoltare tutte le richieste”. Allo stato attuale, lo schema è fermo alla prima ipotesi, ossia cinque Province (Sassari, Oristano, Nuoro, Sud Sardegna e Gallura) e la Città metropolitana di Cagliari.

Ma portare al traguardo una riforma che “non deve essere della sola maggioranza, ma di tutto il Consiglio regionale, potrebbe non essere semplice visto che il ‘fattore territorio’ pesa più del simbolo di partito. Infatti, le fughe in avanti arrivano in maniera eterogenea, spesso sono frutto di alleanze di collegio elettorale, rendendo più complicato anche il controllo del dibattito. Questo significa che non tutti saranno pronti a far passare lo schema ‘cinque più uno’ tentando di ottenere per il proprio territorio l’ente intermedio.

Lo chiede l’Ogliastra, che con un solo rappresentante in Consiglio regionale, Salvatore Corrias, vorrebbe recidere il cordone ombelicale che la lega, dal punto di vista amministrativo, a Nuoro e riprendersi quella autonomia che aveva sino a che il referendum non fatto calare il sipario. Corrias, senza perdere tempo ha presentato una proposta di legge che, senza tanti giri di parole, chiede che l’Ogliastra “abbia una sua autonomia, come tutti i territori che soffrono una condizione di minorità”. Certo, l’ideale sarebbe la Provincia ma “siamo pronti a collaborare a un disegno di riforma degli Enti locali purché risponda alle esigenze di autodeterminazione dei territori”.

Pronta la richiesta anche nel Sulcis, territorio inglobato nella Provincia del Sud Sardegna che non vuole restare indietro nella riorganizzazione. Non esiste maggioranza o opposizione: la questione è territoriale come spiega il consigliere regionale del Psd’Az, Fabio Usai: “Che sia del Sulcis-Iglesiente o del sud ovest, noi chiediamo comunque la Provincia. Quando era attiva stava dando ottimi risultati. Noi da quello vogliamo ripartire”. Usai tra qualche giorno organizzerà un incontro pubblico nel territorio al quale dovrebbe partecipare anche il presidente della Regione, Christian Solinas. “Speriamo di riuscire a mettere la parola fine all’incertezza e capire quale sarà il futuro”. Lo schema attuale dunque non va bene e Usai è pronto a una battaglia istituzionale magari anche attraverso “una delibera di Giunta in ogni Comune o un passaggio al Cal (Consiglio delle autonomie locali). Ma il territorio ha bisogno di un ente intermedio”.

Ma nella maggioranza c’è anche chi è pronto ad accendere il semaforo rosso sull’ipotesi di nuovi enti. La voce contraria arriva dai Rifomatori che nel 2012 furono tra i promotori dell’abolizione. Il consigliere regionale, Michele Cossa, è netto: “Non ci deve essere nessuna nuova Provincia e quelle che ci sono vanno depotenziate a favore dei Comuni che non devono avere la percezione di far parte di territori di serie A o di serie B”. Per Cossa è fondamentale “dare proprio alle amministrazioni maggiori risorse e magari approfondire il ragionamento sulle Unioni di comuni cercando di capire perché non hanno funzionato”.

Matteo Sau

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