Primarie, “renziani della prima ora” ed ex Ds ora sono la corrente più forte

Ecco come sono cambiati gli equilibri nel Pd sardo rispetto alle primarie del 2014: ridimensionati i popolari-riformisti che ora si equivalgono con l’area Sanna.

Nel Pd sardo ora, dopo le primarie, sono i renziani della prima ora e gli ex Ds la corrente più forte: i due gruppi, uniti dal 2014 e che formavano la minoranza interna del partito durante la segreteria di Renato Soru, hanno raccolto 15.002 voti, pari al 36 per cento delle preferenze totali, la maggioranza relativa. Ma questa è anche la componente dem che ha voluto la candidatura del nuovo leader Giuseppe Luigi Cucca, incassando quindi un pieno risultato elettorale. I capicorrente di riferimento sono il consigliere regionale Gavino Manca per i renziani della prima ora, mentre per gli ex Ds ecco il deputato Siro Marrocu e il senatore Ignazio Angioni.

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L’altro verdetto che consegnano le urne è il ridimensionamento dell’area popolare-riformista guidata da Antonello Cabras e Paolo Fadda. I quali hanno deciso di correre le primarie da alleati di Cucca, ma con liste separate. L’obiettivo era quello di prevalere numericamente sui renziani della prima e sugli ex Ds, invece i popolari-riformisti hanno chiuso secondi, a 13.441 voti, pari al 32 per cento. Terzi, a pochissima distanza, i soriani e i lettiani che hanno sostenuto la corsa di Francesco Sanna: fino a stamattina sembravano loro davanti, ma sono scivolati di un gradino con 13.240 preferenze raccolte, pari al 31,8 per cento. Di fatto l’area Cabras-Fadda e quella di Sanna, che nel congresso del 2014 erano unite nel sostegno a Soru con una proporzione di 60 a 40 a favore della prima, adesso si equivalgono.

Nel dettaglio del voto per provincia, i renziani della prima ora ed ex Ds sono risultati i più forti nel Nuorese, in Ogliastra, nell’Oristanese e nel Sassarese. I Cabras-Fadda hanno vinto solo in Gallura, mentre la componente di Sanna ha prevalso nella provincia di Cagliari, nel Sulcis e nel Medio Campidano.

Tutti questi numeri sono contenuti nel report diffuso oggi dal presidente della commissione congressuale, Sebastiano Mazzone. Si tratta di dati ancora ufficiosi, in attesa di un ultimo riconteggio, ma le eventuali variazioni saranno minime, spiegano dal partito.

Lo schema è comunque sufficiente per elaborare con buona approssimazione la prima ipotesi di composizione della nuova Assemblea regionale, cui spetterà poi confermare la vittoria di Cucca. Nel Pd, infatti, tanto a livello regionale quando sul nazionale, l’elezione del segretario non è diretta. Con le primarie si votano i delegati, cioè i grandi elettori, cui spetterà confermare nella prima riunione il verdetto delle urne. Cucca, di fatto, è il nuovo segretario del Pd sardo col 68 per cento di preferenze, sommando quelle ottenute da renziani, ex Ds e popolari-riformisti. Ma per via del correntismo spinto che caratterizza il partito isolano, i democratici ci tengono a differenziarsi per correnti e si contano sulla base delle appartenenze. La stessa decisione dei popolari-riformisti di presentarsi con una lista separata è stata dettata da questa necessità.

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Dentro l’Assemblea da 160, il 36 per cento raccolto da renziani della prima ora ed ex Ds dovrebbe valere a Cucca 58 caselle; 51 a testa, invece, per l’area Cabras-Fadda e quella di Sanna. In questo quadro, visto l’obiettivo dell’unità che il neoleader ha dichiarato già ieri, ai popolari-riformisti potrebbe andare la vicesegreteria, mentre ai soriani e ai lettiani la presidenza. Non solo: sempre in virtù del proposito di Cucca che vuole mettere fine alle divisioni interne, l’esito delle urne, con la sostanziale parità tra l’area di Cabras-Fadda e quella di Sanna, pare creare una condizione favorevole all’avvio del complesso percorso.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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