Chessa vola in Russia per l’Hermitage. Ma i leghisti sardi montano un caso

Gianni Chessa è in Russia. L’assessore regionale al Turismo è volato nella terra di Putin per prendere contatti col prestigioso museo Hermitage di San Pietroburgo. Chessa è fuori da venerdì. Ma per tutto il fine settimana i leghisti sardi – appesi come quelli lombardi al caso Savoini sulla presunta corruzione internazionale con ipotetico passaggio di 65 milioni al Carroccio – hanno fantasticato non poco sulla missione estera dell’assessore.

Chessa, invece, è andato in Russia per tutt’altri motivi e addirittura a proprie spese, filtra da ambienti vicini all’esponente sardista della Giunta. Il titolare del Turismo sa bene di non poter fare passi falsi. E sino a quando l’eventuale accordo col prestigioso museo non si concretizza, l’assessore non ha alcuna intenzione di mettere nel bilancio della Regione nemmeno un biglietto aereo. Sempre stando a quanto trapela dall’entourage di Chessa, è un senatore russo l’intermediario con l’Hermitage.

L’assessore, come già accaduto in passato, vorrebbe portare in Sardegna alcune opere d’arte esposte nel bellissimo edificio di San Pietroburgo, un palazzo d’inverno, bianco e azzurro, che fu dimora dei Romanov. Tra Regione ed Hermitage esiste già un’intesa firmata nel giugno del 2018: si tratta di un accordo quadro sottoscritto anche dal Comune di Cagliari, dalla Fondazione Sardegna e dal Mibact. A San Pietroburgo andarono l’allora assessora regionale Barbara Argiolas e il sindaco Massimo Zedda. Ovviamente le singole iniziative vanno concordate di volta in volta. Per questo il viaggio di Chessa.

In Russia è andato pure Giorgio Todde, il titolare dei Trasporti nell’Esecutivo guidato da Christian Solinas. Todde è una quota Lega. Ma visto il numero di chiamate partite nel fine settimane dai telefoni delle camicie verdi sarde, tutte alla ricerca di notizie sulla missione di Chessa, nemmeno Todde deve aver lasciato detto ai suoi per quale ragione fosse a San Pietroburgo.

Insomma, non esiste alcun filone sardo sull’inchiesta che vede coinvolto Gianluca Savoini, presidente dell’associazione Lombardia-Russia. L’uomo, insieme ad altri due italiani, avrebbe dovuto acquistare tre milioni di tonnellate di petrolio scontato del 6 per cento, per poi rivenderlo in Italia a prezzo pieno. Nella ricostruzione dei pm, il 4 per cento sarebbe dovuto andare alla Lega e il restante 2 per cento ai funzionari russi intermediari dell’affare.

Indagini a parte, nell’Isola succede dall’inizio della legislatura che Psd’Az e Lega, alleati nel governo della Regione, non perdano occasione per controllarsi a distanza. Ma Chessa ha dimostrato agli amici del Carroccio di avere personali contatti anche fuori dalla Sardegna: a Cagliari, del resto, è stato assessore ai Lavori pubblici dal 2016 al 2018 e prima ha fatto il consigliere comunale. In quegli anni i russi hanno investito nel capoluogo e avuto contatti con la politica: sia per l’ex hotel Mediterraneo rilevato in viale Diaz sia per il palazzo Doglio da convertire in albergo di lusso.

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