Servitù militari, 12 aree ‘congelate’: ecco le zone in mano alla Difesa

Sette servitù militari e cinque poligoni. Ecco cosa c’è ancora in mano alle Forze armate dopo accordi e intese firmate tra Ministero della Difesa e Regione Sardegna dal 2007 al 2017. Attualmente lo 0,5 per cento del territorio dell’Isola è impegnato dalle servitù militari, quelle aree vicine a strutture militari o obiettivi sensibili in cui viene limitato il diritto di proprietà privata e dove è vietato costruire, installare linee elettriche o piantare alberi, mentre nello 0,9% della Sardegna si estendono i poligoni.


Molto spesso parlando di servitù militari si intende l’intero complesso delle strutture e delle aree in cui sono presenti le Forze armate, quindi sia aree in cui non è possibile entrare o costruire, ma anche quelle interdette solo in alcuni periodi, come ad esempio quello delle esercitazioni, ma che poi ritornano in uso alla collettività. Il quadro attuale, dopo l’accordo firmato nel 2007 dall’allora presidente della Regione, Renato Soru, che prevedeva la dismissione di 43 beni senza condizioni e di altri 6 con alcuni precisi impegni da parte della Regione, e dopo l’intesa sottoscritta nel 2017 dal governatore Francesco Pigliaru, vede impegnati per scopi legati alla difesa nazionale oltre 35mila ettari di Sardegna. Alcuni dei 51 beni previsti dall’accordo del 2007 sono già ritornati in mano alla Regione, ai Comuni o al Demanio, altri invece sono ancora gestiti dalle Forze armate perché gli enti pubblici non hanno i fondi per utilizzarli, o non hanno mostrato alcun interesse per farlo.

Attualmente l’Esercito con i suoi due poligoni a Capo Teulada e S’Ena Ruggia a Macomer copre circa 7.400 ettari di territorio e precisamente 7.200 per Capo Teulada e 200 per S’Ena Ruggia. La ‘fetta’ maggiore di terra la occupano i tre poligoni dell’Aeronautica militare: Perdasdefogu con 12.000 ettari; Capo Frasca con 1.416 e Capo San Lorenzo con ‘soli’ 1.100, per un totale di 14.516 ettari di Sardegna completamente off limit alla popolazione.

La mappa dei poligoni e della servitù militari

Le servitù militari ancora attive, secondo dati che arrivano dalla Difesa, sono sette: tre dell’Esercito, due della Marina Militare e due dell’Aeronautica. In particolare vincolati da servitù per l’Esercito ci sono i 235 ettari dedicati al deposito munizioni “Tuvoi” a Siliqua nel Cagliaritano; i 7.850 ettari dedicati alla Stazione Radiogoniometrica di Siamaggiore in provincia di Oristano e i 3.750 del Terzo Nucleo controllo e ricerca di Pula. Complessivamente sono 11.835 gli ettari vincolati da servitù per l’Esercito. L’Aeronautica Militare vincola 207 ettari con il Ponte Radio di Monte Limbara a Tempio Pausania (70 ettari) e il Deposito Munizioni di Serrenti, nel Cagliaritano con 137 ettari. Infine ultima, ma non per importanza, l’area vincolata a servitù per la Marina Militare con i poco più di 56 ettari del Deposito Munizioni ‘Guardia del Moro‘ all’Isola di Santo Stefano a La Maddalena.

In Italia, secondo dati della Difesa, i poligoni occupano complessivamente oltre 200 chilometri quadrati, la Spagna detiene un record con quasi 900 chilometri quadrati in cui insistono i poligoni, seguita dalla Polonia con circa 700 e da Francia e Germania con circa 600. La Sardegna, nonostante gli accordi, rimane ancora fortemente militarizzata, con delle aree considerate fondamentali.

Come il poligono di Capo Teulada grande 72 chilometri quadrati considerato il più importante sul territorio perché consente addestramento ed esercitazioni a tutto tondo che in altre zone, come il poligono di Monte Romano nel Lazio grande 46 chilometri quadrati o quello di Torre di Nebbia in Puglia che ne occupa 90, sono impossibili. Già nel 2017, l’allora governatore Francesco Pigliaru, chiedendo e poi ottenendo la sospensione delle esercitazioni a fuoco da giugno a settembre e la cessione di alcune aree alla Regione aveva evidenziato quanto il ‘tributo’ pagato dall’Isola alla Difesa fosse ancora alto: “La Sardegna contribuisce per oltre il 60% del totale nazionale, in termini di presenza militare e gravami, con una popolazione pari al 2%”, aveva detto. Ma dal 2017 le cose non cambiate. (2. Continua)

Ma.Sc.

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