Servitù militari, l’Isola occupata: poligoni, esercitazioni e proteste

Oltre 35mila ettari di territorio vincolati alle servitù militari, poligoni per esercitazioni aeree, missilistici, per esercitazioni militari a terra e in mare, aeroporti, basi e comandi disseminati su tutto il territorio.

La Sardegna da oltre sessanta anni paga un prezzo altissimo, in termini terra ‘occupata’, alla difesa nazionale e internazionale. Un tributo che l’Isola consegna allo Stato con ampie zone, incantevoli dal punto di vista naturalistico, completamente o quasi off limit, recintate e presidiate. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti a cominciare dal Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze del Salto di Quirra, che comprende il poligono di Perdasdefogu e il distaccamento di Capo San Lorenzo con il poligono a mare e occupa quasi 13mila ettari di territorio; il poligono di Capo Teulada per le esercitazioni a fuoco a terra che insiste su un territorio di 7.200 ettari e quello di Capo Frasca per le esercitazioni aria-terra e mare-terra con ‘solo’ 1.400 ettari di terra recintata.

Capo Teulada e Perdasdefogu sono i due poligoni più grandi per estensione d’Italia. Contro l’occupazione militare della Sardegna negli anni si sono schierati politici, comitati di cittadini, associazioni antimilitariste con interrogazioni e manifestazioni.

È di pochi giorni fa la notizia del rigetto da parte del Collegio delle misure di prevenzione del Tribunale di Cagliari della richiesta di sorveglianza speciale avanzata dalla Direzione distrettuale antiterrorismo di Cagliari nei confronti dei sardi Roberto Bonadeo e Valentina Maoret, ritenuti i promotori di un’associazione a scopo eversivo, ma anche di Gianluca Berutti, Marco Desogus e Davide Serra. I cinque pochi mesi fa sono stati rinviati a giudizio e sono imputati davanti alla Corte d’Assise di Cagliari assieme ad altre 38 persone accusate di reati minori come danneggiamento e resistenza per i disordini avvenuti durante alcune manifestazioni contro le basi militari a Capo Frasca, Salto di Quirra e Decimomannu tra il 2014 e il 2017.

Ed è sempre di pochi giorni fa la polemica divampata per la manifestazione Island X Prix, la corsa dei suv elettrici che si è tenuta il 23 e il 24 ottobre all’interno del poligono di Capo Teulada, una zona da sempre vietata per i cittadini, ma che improvvisamente si è aperta allo show internazionale a cui hanno preso parte anche alcuni team di piloti di Formula 1 come Lewis Hamilton, Niko Rosberg e Janson Button. Uno spettacolo trasmesso in televisione al quale hanno potuto assistere addetti ai lavori, militari e autorità, ma non i cittadini che da anni convivono con le esercitazioni. Per molti la gara, che aveva anche lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi ambientali, è servita solo per nascondere la polvere sotto il tappeto, visto che per la gara tutte le esercitazioni sono state congelate, ma già poche ore dopo che le auto elettriche avevano lasciato la Sardegna sono riprese.

E proprio per fermare le esercitazioni e continuare a protestare contro le basi militari in Sardegna, lunedì le associazioni come A Foras, la Confederazione Sindacale-Css, Assotziu Consumadoris de Sardigna, Liberi Agricoltori Sardegna hanno preso parte al corteo di protesta che si è tenuto a Teulada.

Uno degli striscioni della manifestazione

“Per anni le popolazioni di Teulada e di Sant’Anna Arresi hanno subito i bombardamenti e le incursioni militari con le promesse di lauti risarcimenti ed indennizzi che sono arrivati sempre molto in ritardo e che certo non compensano la perdita di territorio, le distruzioni di beni archeologici, delle colture, dei pascoli e della pesca – hanno spiegato Giacomo Meloni, Marco Mameli e Riccardo Piras in una nota -. Inoltre, fatto gravissimo, molti abitanti ed anche militari ed operai della base si sono ammalati di tumore e molti sono morti”.

I rappresentanti della Confederazione Sindacale, Assotziu Consumadoris de Sardigna, Liberi Agricoltori Sardegna

Ma non solo. “C’è un dato che dà la misura del disastro – spiegano Meloni, Mameli e Piras – nel tempo la presenza della base militare ha prodotto una drastica diminuzione della popolazione che abitava in questi paesi, risultato evidente che l’economia dei paesi è stata coartata e gli abitanti, resi sempre più poveri, sono stati costretti ad andare via. Oggi noi siamo qui per riaffermare che queste terre, questo mare e queste spiagge meravigliose, occupate abusivamente dal Poligono, devono tornare ad essere libere e nella disponibilità di chi vi abita, che rivendica di poter lavorare e vivere in pace. Vogliamo che Teulada ed i paesi vicini ritornino a splendere e riprendano una economia stabile che consenta il ritorno dei nostri giovani, sparsi per l’Europa e per il mondo. Solo così si riaccende la speranza”.

Durante il corteo di protesta alcuni manifestanti hanno tagliato la recinzione del Poligono e sono entrati. Le forze dell’ordine, con alcune cariche, li hanno respinti un paio di volte. Su quanto accaduto la Digos di Cagliari ha avviato le indagini. È in corso l’analisi dei filmati per identificare i responsabile che, come già accaduto in passato, saranno denunciati. Le tensioni e le manifestazioni di protesta sono comunque il termometro di quanto la popolazione delle zone in cui si trovano basi e poligoni, ma anche tantissimi sardi, siano stanchi delle servitù militari.

Sardinia Post nei prossimi giorni pubblicherà la mappa delle servitù militari in Sardegna, ma anche della aree del Demanio militare e di quelle che sono state restituite alla collettività ma che, in molti casi, sono state abbandonate e non riqualificate: il rovescio di una medaglia dove a perdere è solo il cittadino. (1. Continua)

Manuel Scordo

manuel.scordo@sardiniapost.it 

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