Nuovi scavi a Mont’e Prama, ancora tanti i misteri da svelare

Chi aspettava risposte definitive dagli scavi archeologici sul sito nuragico di Mont’e Prama resterà, per ora, deluso: a venire fuori dalla terra, oltre a migliaia di frammenti di statue, ci sono anche tantissime nuove domande. “Non scaviamo per cercare tesori – ripete come un mantra ormai da due anni Alessandro Usai, archeologo della Soprintendenza della Sardegna responsabile scientifico del cantiere di Cabras – ma per trovare la verità”.

Lo ha ripetuto anche pochi giorni fa nel corso di un affollatissimo incontro dedicato proprio alle nuove indagini su Mont’e Prama ospitato da Itzokor, spazio culturale nel cuore di Castello a Cagliari, a cui ha partecipato anche Antonio Vacca, presidente della cooperativa ‘Trowel’ che sta portando avanti il cantiere grazie a un bando ministeriale che ha finanziato le ultime ricerche.
La verità dunque pare ancora lontana, sommersa com’è da dubbi, ipotesi, incertezze, prospettive diverse: ci sono materiali ceramici, ossei e organici da studiare, ci sono limiti e confini ancora da trovare. Quel che è certo è che Mont’e Prama, con le sue grandi sculture in arenaria e le sue tombe riservate a giovani uomini è ancora un sito unico e straordinario in tutto il Mediterraneo che continua a destare l’interesse del mondo scientifico e degli appassionati di storia e cultura sarda.

Gli scavi sulla collinetta di Cabras sono ripresi nel 2014, ben 35 anni dopo le ultime indagini; le informazioni più recenti arrivano da tre settimane di lavori compiuti tra novembre e dicembre nei terreni privati attorno allo spazio principale, il terreno di proprietà della Confraternita del Rosario dove si è scavato negli anni Settanta e dove sono venute alla luce le famose sculture: nelle zone a sud, a nord e a ovest rispetto all’area centrale sono stati compiuti 9 saggi, cioè piccole trincee esplorative di 1,5 per 5 metri.

“Sono i primi scavi condotti sui terreni privati – sottolinea Usai – per chiedere l’apposizione di un vincolo o l’esproprio di un terreno, infatti, occorre trovare dati archeologici, e il saggio di breve estensione è l’unica indagine che si può fare in tempi rapidi e in economia”. La Soprintendenza e la cooperativa Trowel hanno infatti lavorato per tre settimane con appena 18.500 euro, cifra avanzata dal grande cantiere del 2015 e 2016. E i dati archeologici tanto attesi sono venuti alla luce: una stratigrafia più chiara, nuove tombe, nuovi frammenti di sculture e due grandi modellini di nuraghe, simili a quelli già rinvenuti nello stesso sito e presenti in pochi esemplari nel resto dell’Isola. “Sono stati trovati nei saggi a sud – ricorda Antonio Vacca – uno dei due ha una altezza straordinaria di 160 centimetri, è perfettamente conservato e non ha confronti viste le sue dimensioni; il secondo è altrettanto stupefacente, ha una linea mai vista prima, con le torri coronate da cuspidi e la superficie segnata da sottili incisioni. Non si tratta di scrittura, come ha erroneamente scritto qualcuno, ma sono decorazioni o segni che richiamano elementi strutturali”.

Un altro elemento importante è emerso nel saggio a ovest: il muro nuragico in basalto e arenaria, che inizialmente aveva fatto pensare una struttura coperta, forse un tempio, prosegue oltre il confine del terreno e non sembra fermarsi. “Non è il muro di un edificio visto che mancano indizi di una copertura, credo si tratti della recinzione di un’area a cielo aperto – ipotizza Usai. – Ora bisogna capire cosa racchiudeva e dove si interrompe: per adesso possiamo solo immaginarlo, dato che il muro di 14 metri prosegue dentro un terreno privato che non si può scavare perché attualmente non è sotto vincolo”.

LA PHOTOGALLERY: Mont’e Prama, ecco le ultime immagini dallo scavo archeologico

La necropoli delle tombe a pozzetto, la più grande finora conosciuta dell’età nuragica con un centinaio di sepolture singole, prosegue oltre i confini già noti nella vigna che si trova a nord del terreno della Confraternita del Rosario: gli antropologi che hanno studiato gli scheletri (alcuni ritrovati intatti) ci dicono che qui erano sepolti giovani uomini, forse atleti o soldati. “E le donne, i bambini e gli anziani? Finora non li abbiamo trovati: questo ci fa pensare che forse ci sono altre tombe nei terreni circostanti. L’obiettivo adesso – conclude il direttore scientifico degli scavi – è trovare i confini di Mont’e Prama per chiarire alcuni aspetti ancora oscuri: quest’area non sarà certo infinita”.

Alessandro Usai non si sbilancia, non si lascia andare a considerazioni affrettate ma di una cosa è certo: le tombe e le grandi sculture dei ‘Giganti’ erano vicine e in connessione. Tra gli infiniti dubbi attorno a Mont’e Prama resta ancora da chiarire chi era sepolto qui, e perché queste tombe erano accompagnate da un esercito in pietra di pugilatori, arcieri, guerrieri.

Francesca Mulas

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