Sventato sequestro, moglie ristoratore: “Devono pagare, tutta la vita in galera”

“Queste persone devono rimanere tutta la vita in galera, hanno un cuore di ghiaccio, hanno progettato qualcosa di bestiale, volevano violentarmi dopo aver legato mio marito e sapendo che in casa c’era una bambina di 4 anni che sarebbe rimasta traumatizzata per tutta la vita. Non possono stare in libertà, devono pagare, ci aspettiamo giustizia”. Lo dice, in un’intervista all’Unione Sarda Alina Melis, la moglie di Alberto Melis il titolare di due noti ristoranti di Cagliari, finito nel mirino di una banda di malviventi – arrestati nei giorni scorsi – che era disposta anche ad usare violenza contro la famiglia per costringerlo ad aprire la cassaforte e consegnare denaro e preziosi tenuti sotto chiave. “Abbiamo avuto paura, molta paura. Ma lo choc maggiore è stato quando abbiamo letto le intercettazioni – spiega -. Quando ho saputo che volevano abusare di me davanti a mia figlia e a mio marito è stato terribile. Ho pianto molto, ho pianto tutta la notte”. Gli arrestati sono quattro. Tre i rapinatori: Michele Pili, 41 anni, di Aritzo, Mario Calledda, 38 anni di Sorgono e Angelo Pisano, 46 anni, di Cagliari. Il quarto è Davide Sau, il 32enne fratello di Marco attaccante del Cagliari: secondo gli investigatori, il covo della banda era, infatti, a casa di Sau, nel quartiere popolare di Is Mirrionis.

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Il piano giudiziario. Intanto è stato convalidato l’arresto di Sau. Secondo gli investigatori, la ‘base’ era il suo garage: dove è stato trovato un arsenale di armi e munizioni, ma anche droga e materiale utile per rapine e altre azioni criminali. “Io non c’entro nulla con quella roba”, da detto rispondendo brevemente alle domande del Gip, Gabriella Muscas. Un interrogatorio rapidissimo, durante il quale era presente il difensore di Sau, Pierluigi Pau. Il fratello del calciatore è sospettato,di aver custodito, per conto della banda, una pistola Beretta con 8 proiettili, una pistola Bruni con la canna modificata e un caricatore con 4 proiettili, 37 cartucce calibro 7,65, 52 calibro 9×21 e 8 calibro 380. Davide Sau, che già si trovava ai domiciliari, è rinchiuso nel carcere di Uta per detenzione illegale di materiale esplosivo, armi e munizioni, detenzione e spaccio di droga, in attesa che il Gip sciolga la riserva sulla misura cautelare chiesta dal pm Alessandro Pili.

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